I Hate Milano
Cinque considerazioni di I Hate Milano dopo la vittoria di Sala
Sala, Salvini, Renzi, le primarie: cinque considerazioni sul ballottaggio e sul nuovo sindaco
Cinque considerazioni di I Hate Milano dopo la vittoria di Sala
- Il candidato creato nel laboratorio renziano più d’avanguardia in Italia, quello progettato fin dalla scorsa estate per sfondare al centro, prendere i voti di imbruttiti e ciellini un tempo fedeli al dogma berlusconiano, finisce salvato ai calci di rigore dalla chiamata alle armi dei Compagni, che con lo spirito di Leonidas alle Termopili scendono in campo in massa per salvare quel che resta del Regno Arancione.
Restano sul campo di battaglia i cadaveri di 100mila voti persi rispetto a Pisapia, e la sensazione che con qualunque altro candidato sarebbe stato tutto molto, molto più facile. Più che salvare Renzi, Milano a giudizio di chi scrive mette la parola fine alla strategia dell’uomo solo al comando, della sinistra che fa la destra, del Partito della Nazione. Vedremo se i manovratori avranno l’umilta’ di riconoscerlo o meno. Lo capiremo presto.
- Le primarie in Italia si confermano uno strumento di utilita’ molto dubbia. Se Sala ha vinto le primarie, ed e’ quindi il legittimo candidato sindaco di centro-sinistra, perché in queste due settimane si e’ assistito a un gigantesco casting per assoldarne dei tutor in grado di legittimarlo - da Colombo, alla Bonino, a Linus, a Majorino sconfitto alle primarie e preso a pernacchie per settimane dalla dirigenza PD? Non dovrebbero essere le primarie stesse l’unico e definitivo strumento di legittimazione? E se tali non sono - come non sono state - allora a che cosa servono? A dare uno svago alla comunità di sinistra over 50 nei grigi giorni dell’inverno meneghino?
- La destra vota i candidati grillini, ma Milano dimostra come l’equazione non sia reciproca, per i grillini destra e sinistra pari sono. Ergo se passa l’Italicum, Di Maio potrebbe essere il nuovo Presidente del Consiglio. Un’altro elemento per cui il puparo di Rignano sull’Arno dovrebbe cominciare a preoccuparsi sul serio.
- Matteo Salvini non esiste. La Lega perde Varese, perde nelle roccaforti storiche e a Milano la sensazione e’ che per Stefano Parisi alla fine sia stata un peso. Non ci fosse stato il felpato, nella famosa foto che circolava su Facebook, ma solo Lupi e la Gelmini, forse il risultato sarebbe stato diverso. Povero Matteo: voleva essere il Le Pen italiano e si trova ad essere il Mariotto Segni del Terzo Millennio.
- Stefano Parisi ha ricordato Ibrahimovic nella Svezia, e non solo per le magliette color giallo. Un fuoriclasse in una squadra di improponibili. Pensando a cinque anni fa, a tutte le promesse e i sogni che quella piazza esprimeva, viene da sorridere a pensare che cinque anni dopo, nei giorni febbrili pre-ballottaggio, il principale argomento pro-Sala sia stata la foto dei leader (o presunti tali) di destra in posa dietro a Parisi. Un argomento validissimo, per carità. Ma che, pensando di nuovo alla piazza arancione di Pisapia, lascia dentro un gusto amaro. Molto amaro.