I Hate Milano

Coronavirus, il rasoio di Occam e la follia di voler riaprire subito

Tutti i partiti vogliono intestarsi “politicamente” il merito di aver riaperto. Ma a che prezzo?

Coronavirus, il rasoio di Occam e la follia di voler riaprire subito

"Accoronati", la  nuova rubrica di Affaritaliani.it Milano. Di Francesco Francio Mazza

Il rasoio di Occam è un principio metodologico, alla base del pensiero scientifico moderno, secondo cui se diverse ipotesi si propongono di risolvere un problema, quella da mettere in pratica è sempre la più semplice .
Quando l’epidemia è scoppiata in Europa, e si era stabilito che il virus fosse lo stesso che aveva messo in ginocchio la Cina, il rasoio di Occam avrebbe consigliato di prendere la cosa dannatamente sul serio, e chiudere tutto da subito.
Il Governo in effetti questo principio lo aveva applicato – vedasi zone rosse di Codogno e Vo: purtroppo la boria di sindaci, giornalisti, politici e virologi del menga ha vanificato tutto.
Visto che ormai, nonostante 500 morti al giorno, si parla solo di riapertura, proviamo ad applicare il rasoio di Occam alla situazione attuale.
L’Italia è stata colpita dal virus alla stregua della Cina: infatti le curve sullo sviluppo dei contagi sono praticamente identiche (almeno all’inizio: la curva cinese migliora molto più rapidamente di quella italiana).
In Cina il lockdown è durato 76 giorni, al termine dei quali si è tornati a una parvenza di normalità, pur con obbligo per tutti di indossare le mascherine e tracciamento digitale dei contagi.
Il rasoio di Occam, dunque, suggerirebbe di far durare la quarantena 76 giorni anche da noi, con una riapertura nella seconda metà di maggio, come in effetti alcuni esperti suggeriscono in queste ore.
Diciamo che, per comprensibili ragioni economiche, si voglia esplorare l’ipotesi di una riapertura anticipata: dobbiamo necessariamente cercare altri esempi nel mondo in cui diverse misure di contenimento siano riuscite, con successo, a contenere il virus.
Alla luce dei dati ufficiali i Paesi che possono essere presi in considerazione sono Corea del Sud, Islanda, Vietnam ed Emirati Arabi uniti.
E’ chiaro che qui il rasoio di Occam va un po’ a farsi benedire, perché in questi Paesi le curve sono meno aggressive di quella italiana.
Ma forziamo pure la mano – anzi, il rasoio – e guardiamo a questo tipo di esperienze. In ognuno di questi Paesi la ricetta è stata la stessa: tamponi a tappeto (enorme il numero di quelli islandesi, la nazione che meglio di tutti ha reagito all’epidemia, avvantaggiata ovviamente dal fatto di essere un’isola) e tracciamento digitale dei contagi.
Ora rapportiamo questa lezione, allo stato delle cose in Italia, dove la “fase 2” dovrebbe iniziare tra 7 giorni. Da noi:

Non si ha un’idea precisa sul numero dei contagi. Anzi: il professor Galli afferma che i contagi reali siano dieci volte superiori a quello ufficiale (anche perché, se non fosse così, dovremmo concludere che in Lombardia è presenta un virus killer, con tassi di mortalità molto più alti che nel resto del mondo).

Come rivelato dall’inviato delle Iene, il virus può restare attivo ben oltre i 15 giorni – ovvero il periodo di isolamento a cui sono state sottoposte le persone positive.

Non si sa se, una volta contratto il virus, le persone possano infettarsi di nuovo.

Benché se ne parli da un mese, ad una settimana dalla “fase 2” non esiste una app per tracciare i contagi.

Come rivelato da Marco Lillo, che si è fatto il test da solo risultando positivo, i test vengono fatti solo a chi ha la febbre alta. Nessuno sa quanti siano i contagiati con sintomi lievi.

Nessuno ha la più pallida idea di quanti siano gli asintomatici.

Continuano a mancare le mascherine.

Alla luce di tutto questo, applichiamo il rasoio di Occam per scegliere quale, tra le due ipotesi “riaprire subito” o “riaprire dopo” – laddove per “riaprire dopo” si intende riaprire quando tutti i contagiati saranno iscritti a un app, si saprà con più certezza il numero degli asintomatici, ci saranno mascherine per tutti, eccetera - sia la più indicata ad evitare una seconda ondata di contagi.
Converrete che la scelta appare abbastanza semplice. E allora perché tutti i politici dell’arco costituzionale parlano solo di riapertura (mentre in Francia, per esempio, il lockdown è stato prolungato oltre l’inizio di maggio senza colpo ferire)?
Semplice: per intestarsi “politicamente” il merito di aver riaperto.
Con le aziende a rischio fallimento o già fallite e la gente alle corde, ognuno vuole presentarsi come il Salvatore della Patria, colui che ha forzato la mano per salvare il Paese dal fallimento.
Peccato che un errore ora ci porterebbe dritti in una situazione difficilmente immaginabile.
C’è qualcuno che vuole davvero rischiare, dopo il precedente del #milanoriparte?