I Hate Milano
Il ciondolo della signora Gismondo. Ma perché le diamo ancora retta?
Coronavirus, se la scienza continua a essere rappresentata in questo modo finisce che nessuno crederà più a nulla
Coronavirus, il ciondolo della signora Gismondo. Ma perché le diamo ancora retta?
"Accoronati", la nuova rubrica di Affaritaliani.it Milano. Di Francesco Francio Mazza
Davvero state intervistando di nuovo la Gismondo?
Non si comincia mai un articolo con una domanda, d’accordo, ma questa volta non si può fare altrimenti, nel momento in cui la Signora - quella che “il coronavirus”? Un raffreddore, ne farò un ciondolo, mi darete tutti ragione” - continua a comparire sui giornali con la qualifica di “esperta”.
Nel week-end infatti era di nuovo li, a dire che forse-magari-chissà il virus in Lombardia è mutato, diventando una specie di supervirus unico al mondo.
Sulla base di quale prova scientifica? Nessuna, come al solito.
Proprio come sulla base di nessuna prova scientifica la Sciagurata dava addosso al Governo che aveva approvato la zona rossa a Codogno oppure, non più tardi di una settimana fa, con i reparti già strapieni, i medici massacrati, le bare, sosteneva serafica che, alla fine, la percentuale dei morti sarebbe stata quella di una influenza.
Perché la Gismondo è così. Quanto l’opinione pubblica cerca una risposta, lei è la prima a fornirne una: e se si tratta di una cialtronata, che problema c’è? Tanto la settimana dopo ci sarà sempre un altro giornalista pronto a intervistarla di nuovo.
Per non parlare del suo lessico, come al solito fanciullesco, più adatto a una massaia alle prese con la spesa al mercato rionale che a una scienziata che, in teoria, dovrebbe dirigere uno dei baluardi nella lotta al mostro che ci sta sterminando.
L’altra volta c'erano “i suoi angeli” (ovvero i suoi colleghi, si suppone scienziati anche loro, e qui in un paese normale si porrebbe un problema grande come una Chiesa) a cui lei “correva a portare la colazione”. Questa volta, nel lanciare l’appello sul supervirus, ci sono “i pezzetti” del virus di cui ogni scienziato dovrebbe occuparsi.
Torniamo quindi alla domanda di partenza: ma davvero le state dando ancora credito? Davvero credete che intervistandola stiate facendo informazione?
Il professor Galli, in settimana, ha parlato di “cosiddetti esperti che forse esperti non erano”, colpevoli di aver preso “una topica colossale”. Non era abbastanza chiaro a chi si stava riferendo?
E allora perché continuate a legittimare una persona che, in queste settimane di follia, ha trovato anche il coraggio per offendersi, poverina, perché Burioni l’aveva chiamata “Signora”? Ora che è arrivata anche la diffida dell’associazione “Patto trasversale per la scienza” la finirete di dare credito alle affermazioni di una persona sciaguratamente irresponsabile?
Perché il problema è esattamente questo (oltre che etico: quanta gente, sulla scorta della famosa intervista sul ciondolo, è uscita di casa sbattendosene dei consigli e ora è ammalata, o peggio, morta?).
Se la scienza continua a essere rappresentata, sui media, in questo modo, finisce che nessuno crederà più a nulla, e a quel punto tra un sito di bufale e uno serio non ci sarà più alcuna differenza.
Per un pugno di click in più oggi, cari Professionisti dell’Informazione, rischiate la definitiva delegittimazione domani.
A voi la scelta.