I Hate Milano
Il “compagno” Beppe Sala attaccato sui muri di Milano. I Hate Milano
L’effige di Giuseppe Sala rielaborata con le sembianza dell’icona del comandante Che Guevara.
E’ questa l’immagine che nel week-end si è diffusa come un virus sui cosiddetti “muri liberati”, quelli messi a disposizione del comune per gli urban artists della città.
In molti hanno azzardato ipotesi: un tentativo virale ideato dalla SEC o dai giovani schierati a sostegno di Tornello-Che-Gira?
Oppure un atto compiuto dal segretario Bussolati in crisi di nostalgia per i tempi in cui volava in Chiapas dal subcomandante Marco (correva l’anno 2000), e di notte, in stato di sonnambulismo, si è messo ad attacchinare?
Secondo noi, è opera dello stesso Mister Expo.
Pensate che vita, quella del Beppe. Uomo del popolo (come si evince che dall’intervista rilasciata a Fabio Massa di Affaritaliani.it, quando dice che lui adora “passeggiare in Brera per vedere la borghesia (sic!) mescolata ad altre classi sociali”. Roba che la Contessa di Pietrangeli, al confronto, pare Rosa Luxemburg), per anni è stato costretto a vivere sotto mentite spoglie.
Pensatelo, davanti al board Nomura Bank, a soffrire per non poter prendere una chitarra, uno spinello e cantare Guccini.
E che dire di quando, dopo essere stato uomo di punta di Letizia Moratti, chiamato a dirigere Expo la salutò con uno struggente “Bella Ciao”? E quelle notti trascorse da solo nel sito Expo in costruzione, a sognare la rivoluzione proletaria canticchiando sotto la luna:
“Compagni da Lanza e da Largo Cairoli
prendete la calce e impugnate il tornello…”
Si, non c’è dubbio. Tornello-Che-Gira è talmente felice di poter finalmente gridare il suo essere di sinistra che ha cominciato addirittura a scrivendo sui muri.
E allora dai, come durante le occupazioni, scendiamo in Unicredit, a Banca Intesa, a Generali, e insieme ai fan del Beppe cantiamo:
“De tu querida presencia
Comandante, Beppe Sala…”
P.S. In realtà, pare che le immagini siano opere dello Street Artist milanese Alien Attack. Peccato: ci avevamo creduto davvero.
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