I Hate Milano

di Mister Milano

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Coronavirus: fase 2 e il metodo “alla cazzo”. Cronache di ordinarie italianità
Vittorio Colao (foto Lapresse)

La fase 2 e il metodo “alla cazzo”. Cronache di ordinarie italianità

"Accoronati", la nuova rubrica di Affaritaliani.it Milano. Di Francesco Francio Mazza


In questo periodo di smarrimento, dove le certezze crollano una dopo l’altra, in un certo senso fa piacere che almeno una delle Grandi Leggi dell’Universo resta valida: se in Italia si può fare casino su qualcosa, quel casino certamente avverrà, e al massimo grado.

Ci sono Paesi che hanno riaperto puntando tutto sui tamponi, altri che sono arrivati per primi sul tracciamento digitale dei contagi, altri ancora che insistono con il lock down duro e puro.

Noi in Italia ci affidiamo al metodo di cui siamo esperti a livello planetario: il metodo “alla cazzo”, dove ognuno fa come gli pare e non si capisce niente di niente.

La Lombardia resta chiusa, il Veneto riapre, la Liguria apre ma solo un po’: è tutto un proseguire a casaccio, un fiorire di contraddizioni basate sul vuoto, senza una guida, una leadership, una visione del futuro.
Sembra un bar di paese in cui si litiga per una mano di briscola: e invece sono le massime Istituzioni del Paese con la P maiuscola, e la posta in gioco è la più grande tragedia dell’ultimo secolo.

Il povero Mattarella aveva anche provato a metterci una pezza, convincendo una persona per bene come Colao a mettersi a disposizione: ma Contecasalino, come già con il Supercommissario Fantasma Domenico Arcuri - scelto solo per la sua proverbiale capacità a non lasciare tracce di se stesso - è riuscito a metterlo in un angolo a tempo di record, ancora una volta per evitare che qualcuno gli rubi la scena e i like su Facebook.

E così, l’uomo che doveva essere solo al comando, si ritrova a far parte dell’ennesima “task force” di 17 persone (diciassette) di cui nessuno conosce compiti, limiti, raggio d’azione (si sa solo che il Corriere ha tentato di imbastire una polemica sul mancato rispetto delle quote rosa: Dio solo sa quanto sarebbe grigia la vita se non ci fosse il Corriere a rallegrarla).

Nel frattempo i morti continuano a galoppare, Milano non cala, Rezza dice che siamo ancora in piena fase 1  quando sui giornali si parla di distanze da rispettare sotto l’ombrellone: è chiaro che nessuno ha più idea di cosa stia succedendo, si procede in un clima di semianarchia dove è vero tutto e il contrario di tutto.
Non si è capito a che punto sia la tracciatura dei contagi, non si è capito se chi si è ammalato si potrà ammalare di nuovo. Non si è capito perché il dato sui decessi in Lombardia continua a essere un unicum a livello mondiale. Non si è capito se il virus sparirà in estate (la Capua dice di no, buon segno). Non si e è capito se il test sierologico è affidabile o meno. Non si è capito cosa accadrà con le 660 mila richieste per rimandare le rate dei mutui, non si è capito cosa accadrà con le tasse da pagare a maggio, non si è capito cosa accadrà con il Mes.

L’unica certezza rivelata ad un Paese in ginocchio è che “le vacanze estive non sono a rischio” e allora viene proprio da uscire sul balcone e farci un applauso, a noi cittadini, perché siamo davvero delle persone responsabili e per bene se ancora, nonostante la classe dirigente peggiore d’Europa, continuiamo a non perdere la calma.

L’unico lock down che funziona è quello totale. Alternative non ne esistono, ma da domani il lock down in Italia finisce e si entra in una fase nuova.

Quello che accadrà tra un mese sarà interamente sulle spalle di chi ha reso possibile tutto questo.

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