I Hate Milano
Scienziati come veline mancate. Anche i virologi (alcuni) hanno colpa
Le colpe dei virologi (alcuni) che volevano fare le veline nel caso Coronavirus
Coronavirus, scienziati come veline mancate
"Accoronati", la nuova rubrica di Affaritaliani.it Milano. Di Francesco Francio Mazza
Uno dei presupposti principali della società liberale, così come l’abbiamo conosciuta fino allo scoppiare della pandemia, era la fiducia nella Scienza e negli scienziati.
Il coronavirus ci ha messo davanti a una realtà durissima da accettare: all'ombra della scienza è nata una specie di pseudoscienza, patologicamente afflitta da narcisismo e da una vorace voglia di apparire.
Se la scienza ha sempre avuto a che fare con il dubbio, con l'ipotesi speculativa da confermare solo dopo milioni di ore di test in laboratorio, la pseudoscienza si nutre di slogan, di sorrisini a favore di camera, di duetti con il conduttore televisivo Alessandro Cattelan.
La scienza è sempre stata un mondo inaccessibile all'uomo della strada, perchà fatta di termini specifici, di gergo tecnico chiaro solo a persone del settore; la pseudo-scienza invece si serve di un linguaggio iper-semplificato, quasi bambinesco, in modo da risultare accessibile proprio a tutti - perfino a Cattelan.
Gli scienziati sono persone serie, che non si curano minimamente di essere simpatici, né fotogenici: pensate a quanto risulta odioso Burioni o a quanto Galli se ne è sempre fregato del rischio di “risultare allarmista”. Gli pseudoscienziati, al contrario, sono veline e velinoni mancati, interessati esclusivamente a piacere e a piacersi, che ammaliano la platea con i concetti che la stessa platea vuole sentirsi dire, senza curarsi delle conseguenze.
Se oggi, in Italia, ci sono il 30% dei morti di coronavirus a livello mondiale lo dobbiamo a loro, agli pseudoscienziati e alle pseudoscienziate che nei giorni decisivi del contagio, quando gli scienziati veri invitavano al dubbio, hanno convinto governanti ed opinione pubblica che non c’era problema esclusivamente per compiacerli.
Sono stati gli sciagurati consigli degli pseudoscienziati, infatti a convincere le persone ad uscire di casa, i Sindaci a #riapriretutto, i giornali a scrivere gli editoriali in cui il problema veniva minimizzato, quando saremmo ancora stati in tempo per contenerlo.
Di nuovo: non lo hanno fatto sulla base di calcoli scientifici sbagliati o per assenza di elementi che avvisassero il contrario, come adesso – terrorizzati dall'ipotesi di una grande Norimberga – si affrettano a sostenere. I modelli matematici c'erano già, e con essi le immagini delle fosse comune in Iran o delle strade deserte in Cina.
Se lo hanno fatto è stato solo per la ricerca del consenso facilissimo, per la bulimica voglia di apparire, di piacere, di leggere il proprio nome sui giornali o nelle pagine dei siti web.
Oggi, davanti al baratro in cui siamo precipitati, queste persone provano a giustificarsi, trovando per altro sponda in quei giornali che ne hanno ospitato gli interventi, che a loro volta temono la chiamata in correità.
Purtroppo per loro, non ci sono giustificazioni.
Quando questa emergenza sarà finita, bisognerà estirpare come erbaccia la pseudoscienza e gli pseudoscienziati, e instituire un Authority affinché quello di cui siamo stati testimoni non accada mai più.
In un Paese celebre per la sua memoria corta, sarà la sfida più importante, perché uno stato liberale deve tornare - assolutamente – a potersi fidare della scienza e di chi la rappresenta.