I Hate Milano

di Mister Milano

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I Hate Milano
Se ami Milano, la critichi. Vademecum per leccaculi che vogliono smettere

Su un bel murales un gruppo di fascisti cancella la scritta “Bella Ciao” e con tutta calma, alla faccia di nuclei speciali e Ispettori Callaghan specializzati nella caccia ai writers, hanno il tempo di scrivere un’odiosa scritta.

Il giorno prima, a due passi dal Duomo e dalla camionette di militari cari al Sindaco, un gruppo di delinquenti entra in un McDonald's, molesta la gente seduta a mangiare e poi spedisce in fin di vita il buttafuori.

Il giorno ancora prima, un culturista pregiudicato pesta a sangue un tassista e gli mangia il lobo di un orecchio; viene arrestato non grazie ai militari cari al Sindaco ma grazie al senso civico dei passanti che chiamano la polizia.

Il giorno ancora prima, una trasmissione TV documenta, per l’ennesima volta, come a Rogoredo ci sia un parco dove si spaccia a cielo aperto: lo sanno tutti, eppure anche qui di militari cari al Sindaco gran pochi.

La stessa trasmissione TV, un mese fa, ha mostrato come durante il servizio notturno molti mezzi pubblici, tra cui la mitica 90, siano completamente in mano alla criminalità, al punto che gli autisti hanno paura ad effettuare il servizio. Nel corso dello stesso filone di servizi, un excursus sulla situazione notturna di via Valtellina, dove una gang, da mesi, rapina i malcapitati che escono dalla discoteca “Alcatraz”. Anche qui, nonostante le denunce, la situazione continua serena.

Il tutto segue il ben noto episodio del blitz alla Stazione Centrale dove però – purtroppo per il Sindaco, per i suoi militari e per l’Assessore alla Sicurezza - tutto è tornato come allora da un pezzo. Anzi: di Stazioni Centrali, di piazze dove i migranti sono abbandonati a loro stessi, ne spuntano in continuazione, e stiamo solo aspettando che, per la legge dei grandi numeri, tra le tante persone per bene spunti il pirla che crea il casino per fornire un altro, memorabile assist alla Lega di Salvini.

E come dimenticare, l’anno scorso, il racket dell’aeroporto di Linate con il pizzo fatto pagare ai barboni per dormirci dentro organizzato dai rom?  E della Boccassini che dice che a Milano “la corruzione è ovunque” citando le infinite infiltrazioni dell’italianissima ‘ndrangheta?

Mentre i media main-stream si concentrano su due topi avvistati nella Roma di Virginia, è ora di ammettere che anche la Milano di Beppe ha qualche problema. Si può discutere sulla responsabilità, sullo scarto tra le promesse elettorali (tipo quel “periferie, periferie, periferie” che oggi suona come una barzelletta che non fa ridere) e soprattutto sui rimedi che si intende mettere in campo, dal momento che come mostrato dalla fredda cronaca, quanto fatto finora non è stato sufficiente.

Ma bisogna avere ben presente che criticare la situazione attuale non è un atto di destra o di sinistra: è, semplicemente, un atto dovuto verso la propria città che, sommersa dalla bava dei tanti leccaculo a caccia di un contratto, ora si trova nella melma fino al collo.

Negli ultimi anni, con Milano laboratorio del turborenzismo, criticarla è stato impossibile, e i pochi eroi che hanno tentato l’impresa venivano aggrediti con manganelli a forma di fantomatiche classifiche di plastica sulla “qualità della vita”. Oggi, quelle stesse classifiche di plastica, vedono Milano perdere posizioni, eppure i bastonatori di ieri non sono neppure sfiorati dal dubbio.

Intendiamoci: classifiche del genere non avevano alcun valore prima e non ce l’hanno ora (dire, nel 2017, che la vera libidine è abitare ad Aosta o a Belluno vuol dire vincere un biglietto per un ricovero gratuito al più vicino TSO) ma il fatto che Milano perda terreno è sintomo di un fenomeno assai più preoccupante.

L’ordine di scuderia è cambiato. Contro-ordine, compagni: Renzi non è piu un Dio, è uno stronzo, e Milano non è più un simbolo da difendere a costo di usare gli scudi umani dei giornalisti, ma una città come le altre. (Prova ne è, e ci sia concessa la lunga digressione, la questione della cosiddetta “movida”: ai tempi di De Corato, quando l’idea da vendere era la militarizzazione, uscivano ogni giorno reportage di guerra dal fronte di Porta Ticinese, raccontata come una Sodoma abbandonata da Domine Iddio; ai tempi di Expo , quando bisognava attirare i turisti e l’idea da vendere era “Milano città viva” articoli del genere hanno smesso di uscire, e di scempi come quello dei vetri in Darsena la notte non se ne è occupato nessuno, nonostante le denunce dei residenti, fino al giorno in cui ne ha scritto questo giornale, poi ripreso da tutti, ma come al solito non citato da nessuno, a cominciare dai Solferino Boys..

Insomma: a livello nazionale, come si è visto con le elezioni siciliane, spirano venti pre-2011 e ci si regola di conseguenza.

Per il bene della città, dunque, è ora di ricominciare a ragionare sui problemi concreti, in modo laico, ammettendo – per una volta – le proprie responsabilità. Quell’estetica post-paninara del “va tutto alla grandissima, è tutto supertop!!” che ha caratterizzato il periodo post Expo, deve essere una buona volta messa in soffitta.

Dopo la Milano da Bere dei socialisti, vennero vent’anni di Milano da vomitare dei post-fascisti. Se si continua, come una massa di gonzi, a ripetere “Yes Milano”, tappandosi gli occhi facendo finta di non vedere, il risveglio sarà traumatico.

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