Milano

Hines e Snaitech giocano forte. I player tra San Siro e Ippodromo

di Francesco Floris per Affaritaliani.it Milano

C'è grande fermento in zona San Siro, tra la riqualificazione dell'area e il rilancio dell'Ippodromo. Hines e Snaitech sono in prima linea

Hines e Snaitech giocano forte. I player tra San Siro e Ippodromo

Giocatori di calcio, giocatori sui cavalli e big player dell'immobiliare. La partita per il nuovo San Siro non è nemmeno a fine primo tempo ma tanti si scaldano in campo. Così procede la tattica fra Milan, Inter e Comune di Milano. La giunta Sala è inchiodata alla richiesta di rifunzionalizzazione del Meazza. Che per tanti milanesi – parere della Sopraintendenza ai beni culturali a parte – è ben più di un monumento. E in epoca di dibattiti sull'iconoclastia ci sono due diversi fronti che vogliono salvare la “Scala del Calcio”: giunta e maggioranza di centro sinistra da una parte; attivisti con corredo di architetti e urbanisti dall'altra, che da mesi si materializzano alle serate di presentazione dei progetti per mostrare le “loro” cifre sulla ristrutturazione dello stadio, rispetto alla costruzione ex novo: metà dei costi (1,2 miliardi vs 624 milioni) fra comparto stadio, multifunzionale, sicurezza e spese accessorie; metà delle superfici divise in Grande Struttura di Vendita (GSV) ma anche terziario, alberghiero e intrattenimento; invariate le opere di urbanizzazione calcolate in 80 milioni. Se questo sembra libro dei sogni, la richiesta di Palazzo Marino è invece di mantenere una traccia storica del Meazza e di destinare la struttura a funzioni sportive e di intrattenimento per la cittadinanza. I club presentano due soluzioni. Costo aggiuntivo 74 milioni di euro – sostengono. Ma sopratutto la loro mossa serve a far pesare i rapporti di forza rispetto agli indici di edificabilità. Così se rifunzionalizzare il Meazza e continuare a pagare il canone di concessione – due milioni annui per 90 anni, altra richiesta del Comune – porterebbe a un aumento dei costi di progetto, rossoneri e nerazzurri vogliono recuperare metri quadrati per garantire la sostenibilità economico-finanziaria. Complessivamente parlano di 180mila mq per rispettare l'indice di edificabilità di 0,35 stabilito dalla delibera di giunta, a cui hanno inizialmente chiesto una deroga per raddoppiarlo. Fra le indicazioni di Palazzo Marino e i desiderata delle squadre, di proprietà del Fondo Elliot e della holding cinese di Zhang Jindong, ballano 88.350 mq aggiuntivi. C'è chi la legge come una trattativa pura. Chi come una normale analisi costi-benefici da parte di Milan e Inter. Chi infine come un ricatto per porre le condizioni obbligate che porterebbero all'abbattimento del Meazza, come da piano originale annunciato a giugno 2019. Dietro l'angolo la minaccia di volare a Sesto. Nell'ex area Falck. Dove però l'intero progetto sconterebbe numerose criticità, economico-finanziarie ma anche di natura emotiva per i tifosi, rispetto al quartiere San Siro nel cuore della città e servito da due linee della metropolitana. Sesto San Giovanni: extrema ratio o bluff? Si vedrà.

Gli attori di questo match entrano ed escono dal campo. Così il ramo italiano del colosso immobiliare statunitense Hines guidato da Mario Abbadessa – manager 36enne fresco di una partecipazione a Porta a Porta il 18 giugno – guarda con attenzione alla vicenda stadio. Il 30 aprile Hines ha completato a San Siro l'acquisizione dell'ex Trotto e il complesso ex Training Center da Snaitech, leader italiano del gioco, attraverso il fondo immobiliare Invictus, gestito da Prelios Sgr. Operazione assistita dall'avvocato Guido Alberto Inzaghi e dallo studio Belvedere Inzaghi&Partners – lo stesso che risulta in alcuni verbali del Collegio di Vigilanza sugli scali ferroviari milanesi in rappresentanza di Coima Sgr di Manfredi Catella. Uno dei migliori studi, quindi nulla di strano, pura coincidenza.

Il piano preliminare di Hines sul Trotto prevede per l'area, 150mila mq e che non ospita eventi sportivi dal 2013, un uso misto a gestione residenziale. Con un parco di 30mila mq. Punta a realizzare 400 appartamenti – ha detto al Corriere della Sera Abbadessa già a giugno 2019, a seguito del preliminare d'acquisto – da dare in affitto ad anziani e famiglie in un quartiere dotato di baby-sitter ogni 30 alloggi. Hines non ha chiesto “sconti”, per ora, al Comune di Milano. Cosa avverrà sull'area non è ancora oggetto di una discussione definitiva. Ma il gigante americano dell'immobiliare per il momento non chiede deroghe al Piano di governo del territorio su volumetrie e diritti edificatori. L'area dell'ex Trotto è stata “stralciata” e tecnicamente è un “sub ambito” di San Siro. Che vive di luce propria e per il quale il Pgt non indica le funzioni rinviandole alla fase attuativa. Cosa c'entra con lo stadio? Se il Meazza non viene demolito – come da annuncio originario di Milan e Inter – il progetto residenziale di Hines e i suoi 400 appartamenti si troverebbero esattamente a ridosso della Scala del Calcio, sovrastati dall'ex stadio. Così, guardando alla trattativa seduti in panchina, anche gli americani hanno bisogno che i club raggiungano il loro scopo. Se tutto naufraga e si vola a Sesto, poco male. Perché sempre Hines è il principale investitore e partner strategico della nuova compagine azionaria di MilanoSesto.

Chi per ora guarda dagli spalti è Snaitech. La società big del gioco d'azzardo e delle scommesse è proprietaria del Quartiere Ippico di San Siro dal 1996: un milione e mezzo di metri quadrati di verde, piste di allenamento e scuderie inseriti nel perimetro del Parco Sud di Milano. Che ne fanno uno dei più importanti proprietari fondiari del nord ovest milanese, con terreni a un tiro di schioppo dal nuovo maxi progetto San Siro e che possono fare gola a molti. Mentre cede l'ex Trotto a Hines, Snaitech tenta di entrare in gioco. Depositando un ricorso al Consiglio di Stato contro Ministero dei beni culturali, Regione Lombardia e Comune di Milano per far rimuovere il vincolo monumentale presente dal 2004 sull'Ippodromo “San Siro” e il Centro di Allenamento del Galoppo “Trenno”. Nelle 34 pagine redatte dallo studio legale BonelliErede si legge che “le scelte urbanistiche del Comune di Milano” hanno portato ad uno “stravolgimento delle condizioni ambientali per le quali originariamente il sito era stato scelto per la realizzazione di un comprensorio dedicato ai cavalli”. E per Snaitech il “vincolo culturale di mera destinazione” finisce per trasformarsi “in una rilettura nostalgica del passato”. Che “pretende di far rivivere all’interno di queste strutture un’attività sportiva che non può più essere esercitata al suo interno”. Nostalgia canaglia – dice la canzone. Così già da anni, all'Ippodromo, più dei cavalli si esibiscono band e gruppi all'interno di festival musicali. Solo per rimanere ad alcuni dei live 2020 – in larga parte saltati o rinviati causa Covid – la programmazione prevede(va): Green Day il 16 giugno; Post Malone il 17; Brunori sas il 25; gli Effeil 65 e gli Aqua il 4 luglio; The Script il 10; The Killers il 12 e via dicendo. Un calendario che per il consigliere comunale Enrico Fedrighini mostra come “Snaitech sembri più interessata a organizzare grandi concerti o altre operazioni, quelle sì in grado di devastare gli impianti” e a creare un artificiale e progressivo degrado delle aree per destinarle a nuovi usi o cederle. Perché – sostiene – “la società ha comprato l'Ippodromo nel 1996 e da allora non è stato edificato un centimetro cubo di città attorto al quartiere ippico. La proprietà si dimentica di dire che nel frattempo l'amministrazione comunale di Milano ha aperto una fermata della metropolitana che si chiama San Siro/Ippodromo della linea M5 e che, quindi, non vi è stato alcun accerchiamento urbanistico ma addirittura l'aggiunta di servizi di interesse pubblico anche a beneficio di Snaitech”.

A inizio giugno esce la notizia del ricorso al Consiglio di Stato. L'assessore all'urbanistica milanese, Pierfrancesco Maran, annuncia in consiglio che il Comune si costituirà in giudizio. Il giorno dopo Snaitech minaccia la chiusura degli impianti per problemi sindacali e contrattuali. L'ultimatum viene fissato per il 20 giugno. Data in cui deve essere firmato il contratto di prestazione dei servizi con gli allevatori dei cavalli. Una manciata di giorni più tardi ritira però il ricorso presentato al massimo organo della giustizia amministrativa. Sabato 20 giugno proprietà e allenatori ippici si incontrano. Il rischio è la chiusura della pista di allenamento. Pericolo che non si concretizza e gli avvocati delle rispettive parti tornano a trattare sui contratti. Palla in tribuna. In attesa della prossima azione sul campo di gioco.







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