Milano

Ho fatto un sogno: una donna di sinistra sindaco di Milano

C’è un modo di esercitare l’autorità, il potere, il carisma, diverso in una donna. Un modo di cui la città di Milano ha bisogno

Di Pier Vito Antoniazzi

Ho fatto un sogno: una donna di sinistra sindaco di Milano

Quest’anno sono cento anni dalla morte di Anna Kuliscioff, “la dottora dei poveri”, una donna dalla straordinaria passione politica, intelligenza, generosità. Ed io ho fatto un sogno, mi sono immaginato una donna  come lei, solidale e riformista,  sindaco di Milano.

C’è un modo di esercitare l’autorità, il potere, il carisma, diverso in una donna. Un modo di cui la città ha bisogno. Un modo di ascoltare le parti, di dialogare, e poi mettersi all’opera concreta per inventare soluzioni ai problemi. Un modo empatico che parte dalla cordialità, dalla semplicità, dalla determinazione nel cercare il bene comune.

Certo deve avere esperienza nella conduzione di equipe, questa esperienza deve avere un riconoscimento, deve costituire un profilo autorevole. Le donne che ricoprono oggi in Italia il ruolo di sindaco in uno dei 109 comuni capoluogo sono l'8,4%. E’ ora di cambiare come è successo per i rettori delle Università di cui nel 2020 solo 7 erano donne ed ora sono 17 in Italia.

Lo so che i tempi sono precoci per pensarci. Lo so che la politica pensa ad altro (primarie o no? Candidato politico o civile?). Credo però che ci sia una grande domanda ed una offerta più limitata (al di là delle aspirazioni di molti). Una domanda di nuovo e di credibile, una domanda che tiene insieme civismo, cultura solidale, bisogno di innovazione e riforme.

Lo so che riformista è un termine “consumato” dagli anni, dagli abusi e da anni di massimalismo. Ma se Milano ha avuto lo sviluppo che ha avuto, se è stata “capitale morale” del Paese, molto lo deve anche al socialismo riformista della Kuliscioff, di Turati e di sindaci di inizio secolo come Caldara che crearono i servizi e le aziende municipali e persino il primo centro di Psicoanalisi comunale.

Il traumatico periodo del Covid ha posto all’attenzione di tutti la interdipendenza e la necessità di una cultura della cura. Ma una socità frammentata, piena di diseguaglianze, addirittura in guerra, fa dimenticare la necessità di costruire legami, di far crescere insieme la comunità, di dare a tutti speranza di un futuro migliore. Su questo terreno da sempre si muovono le donne che danno origine alla vita e spesso la custodiscono e sostengono.

Occorre riprendere quella tradizione milanese di attenzione ai problemi sociali, di inclusività concreta che parte dal lavoro e dall’accesso alla cultura ma anche dalla casa e dalle nuove domande della popolazione. Ho l’impressione che una donna potrebbe consentire un salto di qualità, un respiro nuovo di futuro. Ma per ora è solo un sogno.

Pier Vito Antoniazzi
Coordinatore Demos Milano







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