Milano
Coronavirus, Hotel Michelangelo: 150 i ricoverati in due settimane
La Onlus Medici Volontari Italiani in prima linea in occasione dell'emergenza coronavirus che ha colpito in particolare la Lombardia
Coronavirus, Hotel Michelangelo: 150 i ricoverati in due settimane
In poco più di due settimane dall’entrata in funzione del servizio il 30 marzo, hanno superato la soglia di 150 le persone ospitate all’hotel Michelangelo, in piazza Luigi di Savoia, che il Comune di Milano ha trasformato nella prima struttura privata di accoglienza destinata a ospitare persone in quarantena da coronavirus. L’iniziativa è stata realizzata con la collaborazione della proprietà dell’immobile, delle autorità sanitarie e della prefettura. Il Comune ha chiesto alla Onlus Medici Volontari Italiani di assicurare una sorveglianza medica costante dei ricoverati, indispensabile per monitorare il regolare decorso della quarantena e certificare la guarigione finale. In questo momento sono presenti dodici medici di MVI, impegnati in due turni giornalieri.
“Abbiamo risposto con entusiasmo all’appello del Comune” dice Faustino Boioli, presidente di Medici Volontari Italiani. “Siamo orgogliosi di poter dare una mano in questa emergenza, che ci ha costretto a sospendere la nostra attività abituale. Noi curiamo gratuitamente gli emarginati non tutelati dal servizio sanitario nazionale, attraverso il nostro poliambulatorio in via Padova e, di sera, con un’unità medica mobile per le strade della città. Ma abbiamo dovuto chiudere temporaneamente entrambi i servizi. Al Michelangelo lavoriamo con un gruppo di paramedici di straordinaria professionalità e generosità. Con loro ci occupiamo di pazienti non facili. Si tratta in gran parte di pazienti dimessi dagli ospedali e in parte ancora positivi, nonché di soggetti sottoposti a quarantena obbligatoria che non dispongono di alloggi idonei all’isolamento: persone che risiedono in strutture collettive, senza dimora, membri delle forze dell’ordine fuori sede, e così via. Sono pazienti fragili non solo fisicamente (reduci da un’infezione virale molto debilitante e spesso interessati da altre patologie) ma anche psicologicamente, in considerazione dell’isolamento assoluto in cui vengono tenuti e della privazione di contatti con parenti e amici, che potrebbero essere di conforto. Questi pazienti richiedono una sorveglianza continua”.
“Inoltre - aggiunge Francesco Ceratti, direttore sanitario di MVI - poiché il Michelangelo non era dotato, comprensibilmente, di un armadio farmaceutico, stiamo usando la nostra dotazione di farmaci. Abbiamo trasformato la nostra unità medica mobile in farmacia e la teniamo parcheggiata davanti all’hotel”.