Milano

I mondi di Chagall, il maestro yiddish sospeso tra Russia e Francia. FOTO

di Gian Piero Rabuffi

Al Mudec di Milano la mostra dedicata all'opera di grafica di Chagall mette in evidenza i motivi, le ispirazioni e le culture che hanno plasmato il suo lavoro

I mondi di Chagall, il maestro yiddish sospeso tra Russia e Francia

Se pensiamo a Marc Chagall, una delle immagini che per prime ci vengono alla mente per la loro vividezza e popolarità è sicuramente quella degli amanti in volo. Ancor meglio, l'iconica scena della "Passeggiata", con l'amata Bella che fluttua leggera nell'aria e Marc che la tiene per mano, più pesante di lei e ancora con i piedi al suolo, ma che sembra sul punto di spiccare a sua volta il volo con la propria compagna sui tetti di Vitebsk. Inno all'amore e alla gioia della vita che non cessa di sedurre per il modo in cui risuona toccando corde universali attraverso un linguaggio fiabesco, semplice ma profondo al tempo stesso. Un mistero comprensibile, lo ha definito Giovanni Arpino. E così è per le numerose, grandi e celebrate opere dell'artista.

Chagall: la mostra al Mudec di Milano

Ma occasioni come la mostra dedicata a Chagall dal Mudec di Milano, visitabile sino al 31 luglio, consentono di arricchire tale giudizio, gettando luce sulla complessità delle ispirazioni, dei motivi, delle forze che sottostanno alla visione del pittore. L'esposizione, con lavori provenienti dalla collezione dell'Israel Museum di Gerusalemme, è una variegata rassegna di puntesecche, acqueforti, gouaches, inchiostri di china. La produzione che potremmo dunque definire "minore" di Chagall. Ma che si rivela assai feconda di elementi di assoluto interesse nella comprensione globale della sua poetica. Spesso depurata dell'elemento cromatico, in queste opere la sua fantasia, così come il suo spirito e la sagacia, emergono con ancora più acuminata chiarezza. Soprattutto, riescono ad affiorare in superficie con ancora maggiore suggestione stimoli provenienti dalla peculiare cultura di Chagall, così centrale nel definire l'identità di uomo e artista.

B69.0192Marc Chagall: "Gli innamorati"
 

Torniamo dunque ai due amanti in volo, soggetto che l'artista elabora anche per illustrare nel 1922 la sua autobiografia "La mia vita". Non appare secondario evidenziare l'influenza che  certamente hanno saputo esercitare certe immagini e modi di dire della tradizione yiddish. Erano infatti comuni espressioni  come "luft yidn", ovvero "ebrei d'aria", oppure "luft-mentschen", "gente d'aria". La prima si ricollega al fatto che sotto l'impero russo gli ebrei non potevano acquistare terre, trovandosi costretti a svolgere altre mansioni come i venditori ambulanti. La seconda si riferisce con affettuosa ironia alle interminabili discussioni degli studenti della scuola talmudica sui passaggi della Bibbia, tanto appassionanti quanto poco pratiche nella concreta quotidianità. Spunti che per Chagall, così intimamente legato alle proprie radici culturali, sono come l'aria che respira. Immagini e suggestioni che naturalmente poi l'artista trasfigura attraverso le lenti della propria personalità solare e innamorata della vita. Ma che si innestano solidamente come nota di fondo che fornisce ulteriore spessore ed estende il bouquet di sapori delle sue opere.

Chagall, Marc, David, 1956 B90 0312Marc Chagall: "Davide"
 

Chagall e il forte legame con la tradizione yiddish

E' Moishe Segal, vero nome dell'artista, il ragazzo dello shtetl di Vitebsk, che continua ad ispirare i lavori di Marc Chagall, anche quando si trasferirà a Parigi o a New York. L'intenso dialogo con la tradizione yiddish è esplorato e documentato nella mostra milanese, che propone, in particolare, le opere di grafica per le illustrazioni a corredo della già citata autobiografia dell'artista, ma anche altre stampe che Chagall eseguì. Quelle che accompagnano ad esempio il libro della moglie Bella, "Come fiamma che brucia", interamente incentrate sulle celebrazioni delle festività ebraiche.

Ed ancora l'impegnativa commessa pervenutagli dal mercante ed editore francese Ambroise Vollard per illustrare la Bibbia. Chagall per l'occasione realizza ben centocinque acqueforti, profondendo grandi sforzi ed entusiasmo nel progetto. Dal ciclo dedicato alla Bibbia, inaugurato nei primi anni Trenta,  traspaiono la sua grande dimestichezza con storie e soggetti dell'antico Testamento e la sua abilità nel reinterpretare tali vicende con tocco del tutto personale. Le acqueforti costituiscono peraltro la necessaria premessa ai monumentali progetti che lo vedono impegnato negli anni Cinquanta. Quello attorno alla Bibbia è stato il terzo e ultimo lavoro su commissione richiesto da Vollard.

Chagall, Marc, Grandfathers House (No. 12) From the series my life, 1923, 50 03 2244Marc Chagall: "La casa del nonno"
 

Chagall e l'influenza della cultura russa e francese

Non meno significativi gli altri due. Il primo incentrato sulle "Anime morte" di Gogol, opera congeniale a Chagall per il modo in cui tocca tutte le sfumature della vita, dal tragico al comico all'assurdo. Il secondo dedicato ad illustrare le "Favole" di La Fontaine. Ed anche in questo caso evidenti sono le affinità allo spirito di Chagall. L'amore che l'artista prova per gli animali si assomma all'empatia per gli esseri umani stessi, i cui tratti, i pregi e difetti nei racconti del francese sono rappresentati e personificati proprio dalla creature dei campi. E poi c'è naturalmente il gusto per il colpo di scena, la chiusura arguta, la verità spiazzante, da raccontare attraverso le lenti di una immaginazione eccentrica e fervida. Eredità ebraica, radici russe, tradizione francese: attraverso la propria arte Marc Chagall ha dimostrato la sua capacità di appartenere pienamente a più mondi, riuscendo con la propria ispirazione non solo a creare ponti tra ognuno di essi, ma ad elevare suggestivamente le loro peculiarità, evidenziandone i valori più universali.

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