Milano

Il Covid si abbatte sulle piccole aziende. L'imprenditore: "Serve liquidità"

di Paola Bulbarelli

Giuseppe Asti dell'azienda lombarda Tagliabue Spa solleva la questione di come le pmi possono ripartire dopo lo stop imposto dall'emergenza sanitaria

Il Covid si abbatte sulle piccole aziende. L'imprenditore: "Serve liquidità"

Imprese in difficotà, il Covid 19 ne ha messe in ginocchio parecchie. Anche quelle storiche come la Tagliabue spa, fondata a Paderno Dugnano, hinterland milanse, da Guerrino Tagliabue nei primi del '900 come  piccola azienda artigianale, passata poi a Enrico negli anni ‘30 e diventata un'azienda da 400 dipendenti grazie al nipote Giuseppe Asti entrato nel 1972. Oggi alla guida, oltre a Giuseppe, fa parte  anche la quarta generazione con i figli Alessandro (presidente) e Luca (direttore amministrativo). 

"Ci occupiamo d'impiantistica legata alle costruzioni, soprattutto a quelle pubbliche e manutenzioni e gestioni delle reti dell'acquedotto e metanodotto - spiega Giuseppe Asti ad Affari Italiani - siamo una società competitiva in diversi settori, dall’installazione di reti per i sottoservizi, alla gestione multiutility. Cinque divisioni che si occupano di acqua, aria, gas, nuove energie, ingegneria. Operiamo in tutta la Lombardia, Milano compresa e anche in altre regioni del nord e in Sardegna".

Come affrontate questo difficile momento?

"Abbiamo grosse difficoltà come tutti perchè la situazione  non è delle migliori. Stiamo soffrendo come un'alta percentuale delle aziende imprenditoriali private  sia per il lavoro per ora bloccato ma soprattutto per le questioni  finanziarie legate ai mancati pagamenti da parte dei privati  e delle pubbliche amministrazioni. Le agevolazioni che dovevano arrivare, tanto detto e tanto fatto, a oggi non si vede nulla. La nostra è un'azienda che supera i minimi di fatturato per cui non rientriamo nella fascia dei 25 mila euro di bunus previsti. Siamo una media azienda e dobbiamo, per forza di cose, aspettare che le banche e lo Stato si mettano daccordo su quel famoso prestito di cui hanno parlato ma che, per ora, non si capisce chi lo debba fare ed erogare". 

Siete chiusi in questo momento?

"Abbiamo iniziato qualche giorno fa con circa 60 dipendenti e in quelli scorsi con una forza di 20 persone per le manutenzioni straordinarie perchè se ci sono perdite d'acqua o di gas bisogna obbligatoriamente intervenire. Questo è il nostro core business e abbiamo dovuto adeguare una struttura minima per gestire queste emergenze soprattutto a Milano".

Per voi il 4 maggio, significherà miglioramenti?

"Credo che qualcosa cambierà in senso operativo ma noi arriviamo in seconda battuta. Nelle costruzioni l'impiantista è previsto dopo che l'opera muraria ha fatto il suo corso, quindi arriviamo sempre successivamente. E anche sulle lavorazioni di metanodotti o acquedotti arriviamo nel momento in cui ci sono delle riparazioni così ler quanto riguarda le reti stradali,  non possiamo andare in una via a scavare e a mettere giù i tubi. Occorre tutta una fase preparatoria. Ma non possiamo fare nulla e quindi la nostra ripartenza il giorno 4 non è fattibile ma avverrà nelle settimane successive".

Cosa chiede al governo?

"Bene hanno fatto a stanziare la cassa integrazione,  bene altre cose ma ahimè le imprese oggi hanno bisogno di liquidità e non si può aspettare molto e tanto meno, come si legge sui media, luglio, agosto, settembre perchè ce n'è bisogno ora per pagare fornitori e dipendenti. Se non si lavora, e sono ormai due mesi di sosta totale, non si riesce a onorare gli impegni. Senza incassi, qualcuno ci deve aiutare, non a fondo perso, ma dandoci la possibilità di accedere ai quei finanziamenti promessi ma che nessuno sa se e come avverranno". 

 


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