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Milano, i renziani confermano la spaccatura con l'ex premier. E Zingaretti...

I renziani di Milano confermano la spaccatura con Renzi. E guardano a Zingaretti, ma senza fretta

Milano,  i renziani confermano la spaccatura con l'ex premier. E per Zingaretti...

Dopo il voto contrario in assemblea i renziani di Milano confermano la spaccatura con Renzi. E guardano a Zingaretti, ma senza fretta. Intanto gli orlandiani sono su Martina. E Area Dem fa incetta di aderenti... RUMORS DI AFFARITALIANI.IT MILANO


di Fabio Massa

Che cosa succede ai renziani di Milano? Semplicemente, come scriveva Affaritaliani.it Milano in tempi non sospetti, per molti di loro non si addice più l'etichetta di "renziani". Sotto la Madonnina di renziani non ce ne è più, e se ce ne è, sono molti molti molti meno di prima. La dimostrazione plastica è sul voto dell'assemblea del Partito Democratico dell'Ergife. Il segretario renziano di Milano Pietro Bussolati vota contro. Lia Quartapelle, da sempre espressione dello 02Pd renziano, vota contro. Santo Minniti, presidente del municipio, vota contro. Sono tanti. Quasi tutti. Sì, c'è anche chi vota a favore, come Lisa Noja. Ma per il resto, la maggioranza vota proprio come l'opposizione interna a Renzi. E non per una protesta organizzata, ma perché semplicemente non c'era proprio stata alcuna organizzazione sulla mozione. Era stata annunciata e votata senza alcuna consultazione preventiva. E Milano ha votato quel che ha votato. A voler fare del latinorum, in tenebra veritas. La votazione al buio racconta la verità: i renziani meneghini votano proprio come gli orlandiani, per dirne una. Quindi, si torna all'inizio. Ci sono ancora i renziani a Milano? Anche no. Le correnti si muovono, si schiacciano su Maurizio Martina. Certo, in alcuni casi turandosi il naso. In molti altri preferendo alle falangi di Matteo Mauri la mobilità e duttilità di Franco Mirabelli e degli Area Dem di Franceschini. In altri ancora, come gli orlandiani, con una fiducia a tempo finché non emergerà qualche cosa d'altro. La politica ha l'horror vacui, ma fin quando non ci sarà qualcosa di alternativo a Renzi e Martina, bene Martina. Purché Martina riapra una gestione collegiale del partito, e senta i territori. Leadership di Majorino? In tanti la aspettano ma per adesso si attende (ancora). Pure l'iniziativa organizzata presso Radio Popolare, con il sindaco a proporre i saggi, ha visto Majorino fare un rapido intervento introduttivo e nulla più. Niente di somigliante a una leadership.

Ma torniamo ai riformisti che credettero in Renzi. Loro, che cosa fanno? L'opinione predominante è che bisogna stare alla finestra, e aspettare. Renzi propone un fantoccio? Non ci stanno. Scende in campo Zingaretti con forza? E' un'opportunità, ma solo laddove il governatore del Lazio voglia costruire una sorta di partito federale nel quale si riconosca la specificità del Modello Milano, ad oggi ridenominato "Isola Milano", non nel senso di quartiere, ma nel senso di unico posto nel nord dove la sinistra governa e tiene. Calenda? Per adesso, più che tweet, non ha fatto. Eppure era una possibilità e qualcuno ci aveva pure sperato. Per adesso il mantra è: prendere tempo, e non schierarsi. E non accodarsi dietro a un leader, rinforzare il gruppo, tanto che stanno organizzando una due giorni nella quale invitare tutti ma proprio tutti, Martina compreso, a parlare. Per ripartire. Per capire che cosa fare. In fondo la verità vera è che se ci fosse un congresso subito, sarebbe proprio la maggioranza interna al partito, gli ex renziani di Milano, a trovarsi in difficoltà.

fabio.massa@affaritaliani.it

 







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