Milano

Il mondo immersivo di Banksy alla Stazione Centrale di Milano. FOTO

di Federico Ughi

Ben centotrenta riproduzioni di opere dello street artist più famoso al mondo in mostra a Milano. Banksy ha convinto tutti. E questo è il suo problema

Il mondo immersivo di Banksy alla Stazione Centrale di Milano

C'è un celebre dialogo della serie televisiva The Young Pope di Paolo Sorrentino in cui il Pio XIII interpretato da Jude Law parla con la sua interlocutrice di quelli che ritiene essere gli autori più importanti degli ultimi venti anni nei loro rispettivi campi. "Non il più bravo. La bravura è degli arroganti… L’autore che ha destato una curiosità così morbosa da diventare il più importante…". Ed elenca per la letteratura Salinger, per il cinema Kubrick, per la musica elettronica i Daft Punk, per la canzone italiana Mina. Per l'arte contemporanea Banksy. Cosa accomuna tutti questi personaggi? "Nessuno di loro si fa vedere. Nessuno di loro si lascia fotografare".

E' questa la strategia vincente dello street artist di Bristol, che lo ha portato a coltivare con estrema cura l'anonimato in un'epoca in cui siamo al contrario tutti impegnati in una parossistica corsa a realizzare la profezia del 1968 di Andy Warhol, secondo il quale "ognuno avrà il suo quarto d'ora di celebrità"? Difficile dirlo, perchè se di Banksy non conosciamo il volto, la sua opera e il suo nome costituiscono oggi una presenza decisamente pervasiva e virale nel tessuto della nostra società. Le sue iconiche immagini riprodotte nei più svariati contesti, dai wallpaper di laptop e smartphone ai muri di appartamenti, locali e persino uffici, sino alle stampe decorative su tazze e infiniti altri oggetti quotidiani.

Banksy: la mostra non autorizzata alla Stazione Centrale di Milano

A moltiplicarsi sono anche le mostre, coerentemente non autorizzate in modo ufficiale dallo stesso artista. Quella milanese nella insolita (ma efficace) cornice della Galleria dei Mosaici della stazione Centrale continuerà ad essere visitabile sino a fine maggio, dopo un primo prolungamento da fine febbraio, e dopo che la stessa esibizione - ora arricchita con ulteriori trenta opere - era stata già originariamente presentata al Teatro Nuovo. C'è dunque grande richiesta per lo street artist e "The World of Banksy - The immersive experience" è sicuramente in grado di soddisfare tale domanda con i centotrenta lavori presenti - riproduzioni dei murales originali, copie conformi realizzate da giovani street artisti e studenti d’arte -, comprensivi di video e installazioni come la riproduzione di una stanza del Walled off Hotel di Betlemme con tanto di vista sul muro che attraversa la martoriata città.

Ci sono poi naturalmente molti dei "cavalli di battaglia" di Banksy, le invenzioni ironiche e dissacranti alle quali l'artista affida il suo caustico messaggio contro il consumismo, le guerre, le discriminazioni, il conformismo, l'autoritarismo. Immagini iconiche come Flower Thrower e Girl with Balloon, i caratteristici ratti, London maid, Kissing coppers, Laugh now, Le radeau de la Méduse.

Banksy, una "minaccia di livello accettabile"?

Dopo venticinque anni in cui ha cementato con talento e perseveranza il proprio mito come artista-attivista in lotta con le convenzioni, Banksy si avvicina a doversi preoccupare di un paradosso: ci ha ormai convinti tutti. Il suo immaginario è divenuto parte di un immaginario collettivo. Le sue cause sono quelle che ognuno di noi si sentirebbe di abbracciare (non costa del resto particolare sforzo schierarsi genericamente contro la violenza, lo sfruttamento, l'ingiustizia). E' come con certi influencer o opinionisti: sappiamo già che saremo d'accordo con loro prima ancora che proferiscano parola. "Siete una minaccia di livello accettabile", è il titolo del volume che ripercorre la sua attività dal 2006 ad oggi. La condanna peggiore per una figura nella sua posizione. In tale contesto, l'anonimato - oltre che continuare a costituire una pre-condizione necessaria ad operare - diviene dunque forse per lo street artist anche un prezioso rifugio. L'ultima barriera in grado di difendere Bansky dalla sua stessa inarrestabile popolarità.

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