Milano

"Il nostro progetto di centrodestra urbano: così vinceremo a Brescia"

di Nicolò Rubeis

La sfida è riconquistare la 'Leonessa d'Italia', governata negli ultimi dieci anni dal centrosinistra con Emilio Del Bono

"Il nostro progetto di centrodestra urbano: così vinceremo a Brescia"

Il leghista Fabio Rolfi nell'ultima legislatura è stato l'assessore all'Agricoltura della Regione Lombardia. Oggi è il candidato sindaco del centrodestra a Brescia. La sfida è riconquistare la 'Leonessa d'Italia', governata negli ultimi dieci anni dal centrosinistra con Emilio Del Bono, che adesso siede sui banchi dell'opposizione in Consiglio regionale senza essersi dimesso dalla carica di primo cittadino. "È una questione di stile", commenta Rolfi che in caso di vittoria avrà in giunta anche figure esterne ai partiti. "Il nostro è un progetto di centrodestra urbano che vuole essere un modello per tornare a vincere nelle grandi città", assicura in un'intervista ad Affaritaliani.it Milano.

Rolfi, lei è già stato vicesindaco a Brescia. Dopo dieci anni di Del Bono che città trova?

La mia non è una campagna elettorale contro, voglio offrire una proposta alternativa ai bresciani. In questi dieci anni la città è stata semplicemente amministrata. Io voglio farla tornare a crescere e aiutarla a ritrovare l'orgoglio di essere un riferimento nazionale in molteplici ambiti economici e sociali. Per questo ho scelto il claim 'Brescia più di prima'.

Dopo l'elezione in Consiglio Del Bono doveva dimettersi?

Lui non si dimette solo per consentire al suo vicesindaco Laura Castelletti, candidata della sinistra, di indossare la fascia tricolore nelle ultime settimane prima delle elezioni e beneficiare degli effetti mediatici e di immagine che questo comporta. Credo che le istituzioni meritino un'altra considerazione. Io per candidarmi sindaco ho rinunciato alla rielezione in Regione e a un posto in giunta.

Anche a Brescia si parla di costruire un nuovo stadio per la squadra della città. La sua posizione?

Non è più il tempo degli stadi comunali. A Brescia serve uno stadio moderno, multifunzionale, costruito da privati e che diventi polo attrattore di eventi. Il ruolo di un sindaco è quello di creare le condizioni affinché tutto ciò si realizzi. È chiaro che la questione non si risolve dall'oggi al domani, ma la città ha già sprecato troppe occasioni ed è ora che qualcuno inizi a pensarci sul serio e ad agire.

Come si vince a Brescia?

Unità dei partiti di centrodestra, apertura al mondo civico e dialogo anche con quelle espressioni della società che in passato non guardavano a noi. Molte comunità di stranieri, per esempio, si sono avvicinate al nostro percorso e alcuni loro esponenti saranno nelle nostre liste. Persone che vivono a Brescia da decenni, che vogliono partecipare attivamente alla vita della città e che si sono sentite usate dalla sinistra per scopi esclusivamente elettorali.

I primi dossier che vorrebbe affrontare?

I primi temi sono sicurezza e ambiente: polizotti a piedi nei quartieri, riapertura anche in forma mobile dei distaccamenti di polizia locale chiusi dalla sinistra, bonifica della Caffaro, forestazione urbana. E poi un utilizzo diverso dei dividendi A2a, che quest'anno sfondano i 70 milioni di euro per Brescia, affinché vengano redistribuiti ai cittadini per abbassare le bollette e avere servizi gratuiti.

Brescia è la prima provincia agricola della Lombardia. Oggi l'emergenza per il settore è la siccità. Come si interviene?

Infrastrutture, nuove idee e innovazione. Non c'è altra ricetta. Un piano invasi per dotare i territori di infrastrutture di accumulo idrico, depurazione delle acque reflue e innovazione sia in ambito meccanico che genetico. L'agricoltura è a un punto di svolta e la Lombardia deve essere la protagonista principale.

Un consiglio al suo successore in Regione, l'assessore Alessandro Beduschi?

Non lo conosco personalmente e mi rendo disponibile in caso di necessità. L'unico suggerimento che posso dare all'assessore Beduschi è quello di affrontare questi anni con grande passione verso il mondo agricolo. È un settore complicato da gestire perché molto tecnico, ma che ti ruba il cuore. L'esperienza di questi cinque anni mi ha cambiato come uomo e come politico.

Cosa ne pensa della nuova giunta di Attilio Fontana? Fratelli d'Italia ha subito alzato la voce. Dinamiche fisiologiche?

Fontana è persona saggia ed equilibrata. Ha dimostrato fermezza durante il periodo nero del Covid, figuriamoci se non sa gestire un po' di dibattito interno alla coalizione. I miei colleghi confermati in giunta sono amministratori capaci e affidabili.

Come sta la sua Lega? Tornare a parlare di temi più vicini al Nord, come l'autonomia, ha contribuito al risultato delle regionali?

La Lega non ha mai abbandonato la questione settentrionale. Ci sono periodi in cui il consenso elettorale sale e altri in cui scende, anche a causa di scelte difficili ma necessarie come il sostegno al governo Draghi. Ma noi abbiamo amministratori molto amati e un leader che per la seconda volta sta dimostrando come la Lega di governo sia attrattiva anche sotto il profilo elettorale. Due componenti fondamentali per un movimento come il nostro.








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