Milano

Il Pd di Milano e l’incubo di Sala

Il sindaco di Milano spara a reti unificate contro il Pd. Che tergiversa sul Salva Milano flirtando con la sua frangia più a sinistra. Intanto la città si fa superare da Roma. Commento

di Fabio Massa

Il Pd di Milano e l’incubo di Sala

Che cosa farà il Pd di Milano, stretto tra mille interrogativi? Seguirà la sua frangia più a sinistra, che da sempre essendo manettara - tra un girotondo e l'altro - flirta con la magistratura, oppure quella vasta parte del partito che è organo dirigente del Comune di Milano e quindi by definition più legata all'operatività (non chiamiamolo riformismo perché sennò magari si offendono)?

Sala contro la sua maggioranza, che vuole rinviare il Salva Milano


Beppe Sala spara a reti unificate sul suo partito di maggioranza, sulla questione Salva-Milano, supportato dal suo amico-competitor Manfredi, del quale forse avrebbe voluto la carica di presidente Anci se proprio quell'area - chiamiamola col suo nome: area Schlein - non si fosse messa di traverso. Beppe Sala sa che il Pd non vuole votare, vuole rinviare, e che questo offre il destro a Fratelli d'Italia di attuare una tattica assai fina del presidente del Senato Ignazio La Russa, che apre di fatto la campagna elettorale e pure una tornata di nomine. E oltre non diciamo. Beppe Sala sa che il Pd nicchia perché non ci è riuscito Renzi a spezzare la connessione con quella sinistra là, non chiamatela radical, ma come va chiamata (post-comunista). Figurarsi se può riuscirci lui a ormai fine mandato, e senza una chiara idea del futuro perché a Roma non c'è gente con cui può parlare, anche se all'inizio probabilmente si era illuso di poterlo fare.

Roma vola, Milano nel pantano. Servirebbe che il Pd prendesse una posizione forte...

E anzi rimane appeso a quel Salva-Milano che sì, è una questione importante perché riguarda la sua legacy: che cosa lascia alla città se non la tira fuori da questo pantano? Un futuro pieno di incertezze, con i grandi fondi e le banche che ormai non amano più la Madonnina ma preferiscono altri lidi, nella tempesta perfetta di insicurezza giudiziaria e curva di rendimenti vicina ai massimi, e dunque potenzialmente con guadagni inferiori ad altre città che invece sono in ascesa. Leggasi Roma, dove il governo investe in modo massiccio da anni, anche prima della Meloni ma soprattutto con la Meloni, e che è in forma sempre più splendida e smagliante, vera capitale dell'impero. In tutto questo Milano affoga tra richieste di arresti per Boeri e altre eccellenze, goduria assurda per i rinvii a giudizio dell'urbanistica, tempi biblici di una giustizia i cui costi non vengono calcolati, oltre ai canonici Tar, Consiglio di Stato e Corte dei Conti che rappresentano i tre spauracchi per chiunque abbia a che fare con la gestione pubblica. Bel momentino, piacerebbe svegliarci, se il Pd agevolasse una parola un po' più forte di un sussurro.

 







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