Milano

Il Pd Milano e le Sardine. Storia di un amore difficile

Giuseppe Benedini

Sardine a Milano in piazza il primo dicembre. Il centrosinistra è dalla loro parte, ma il movimento ci tiene a rimanere civico e senza una bandiera politica

Il Pd Milano e le Sardine. Storia di un amore difficile

L’Emilia Romagna non basta più. Banchi di “sardine” sbucano ovunque. I pesciolini, poco azzurri ma molto rossi, si raggruppano su Facebook organizzandosi per scendere in piazza in silenziosa protesta contro Matteo Salvini. Un movimento senza bandiere, ma che nasce con una finalità, quella di danneggiare la campagna elettorale del Carroccio in Emilia, necessariamente schierata con i partiti che sfideranno la Lega alle prossime regionali. Troppo difficile in politica distinguere il messaggio dal suo portatore, inevitabile dunque che la battaglia del movimento venisse confusa con la campagna elettorale di Bonaccini, sfidante tra le file Pd della Lega in Emilia Romagna, ultimo bastione del centrosinistra contro l’avanzata populista in Italia. Lo stesso fondatore delle “sardine”, il 32enne Mattia Santori, qualche giorno fa aveva chiesto una mano dall’esterno (“Forse abbiamo bisogno che qualcuno da fuori ci aiuti”): ed eccolo, il sostegno è arrivato lesto e imbracciando le bandiere di partito, quelle bandiere che Mattia aveva chiesto di lasciare a casa durante le manifestazioni delle sue “sardine”. I sostenitori lo avevano ascoltato, le bandiere le avevano lasciate a casa, ma la maschera dell’apartitismo ormai è pronta a cadere. Dopo le migliaia di Bologna e Modena, ora le “sardine” sono pronte a scendere in piazza anche a Firenze (30 novembre), con il leader Bernard Dika rappresentate dei giovani renziani inseritissimo nel meccanismo del Pd, e a Milano (1 dicembre) dove l’appoggio dei partiti non è ufficiale, ma poco ci manca, visto che Pietro Bussolati, consigliere regionale in Lombardia per il Partito Democratico, e Silvia Roggiani, segretaria Pd nella città della Madonnina, con un bacino di potenziali attivisti di svariate decine di migliaia di persone, tra iscritti alle liste e votanti alle ultime primarie, hanno apertamente dato il proprio appoggio all’iniziativa dei giovani bolognesi che dei partiti non vogliono far parte, ma che ci tengono a far sapere che Salvini, e il suo di partito, in Emilia non sono la scelta giusta, anzi. “Penso tutto il bene possibile di questo movimento che vuole che l'Emilia Romagna non vada alla Lega, perché penso tutto il male possibile della Lega, di Salvini e dei suoi politici che quando amministrano lo fanno male – sostiene Bussolati con Affaritaliani.it Milano - . Scendere in piazza? Tutta la vita, ma gli organizzatori lo fanno per passione civica, non vogliono avere i colori di un partito e dobbiamo rispettare questa loro scelta”. Via lo stendardo del Partito Democratico, quindi, ma tonanti i versi di “Bella Ciao”, come a Bologna in Piazza Grande, non proprio un inno da Forza Italia. “Il movimento delle Sardine si colloca nell'alveo del centrosinistra ma chiede di essere autonomo – dice ad Affari Silvia Roggiani -. Sono molto contenta che in tutta Italia stia nascendo una spinta civica che vuole affermare la contrarietà ai metodi e ai modi di Salvini. Sicuramente saremo in piazza, ma non con il cappello del Pd perché è giusto rispettare la volontà del movimento”.  Sul fatto che questa però sia una scelta "felice" è tutto da vedere. Secondo rumors raccolti da Affari pare che su Milano gli esponenti siano principalmente ex Sel, che però si vedrebbero la piazza riempita dalla macchina organizzativa del Pd, che conta su una newsletter con oltre 10mila iscritti e oltre 25mila contatti delle varie primarie. Insomma, se - obtorto collo - il Pd sarà costretto andrà in piazza. Ma non per fare un favore a leader che di spontaneistico hanno assai poco...








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