Il presidente di BPM SPA Ambrosoli: "Il Patto Civico non morirà"
di Fabio Massa
Consigliere Umberto Ambrosoli, sta per diventare presidente della BPM SPA. Perché non ha annunciato le sue dimissioni dal consiglio regionale fin da quando venne avanzata l’ipotesi, questa estate?
Guardi, io parlo delle questioni quando sono concrete, non quando sono ipotesi. Ora questa non è più una ipotesi ma è una cosa destinata a realizzarsi. Per la precisione, dal primo gennaio 2017. Mi faccia anche dire un’altra cosa…
Prego.
L’iter sulle incompatibilità prevede che io dal primo gennaio debba dimettermi. Da là scatta una procedura che siamo abituati a veder durare anche tre mesi. Io mi dimetto due mesi prima, senza problemi. E mi dimetto non perché non mi piaccia lavorare in consiglio regionale, ma proprio perché tutto quello che ho sempre detto e sostenuto sul conflitto di interesse ha un valore. E anche l’apparenza di conflitti di interesse è importante da spazzare via.
Continuerò a fare politica in via diretta o in via indiretta, con o senza ruoli?
Io non avrò ruoli in organismi politici e mi dedicherò in termini esclusivi alla realtà della BPM SPA, responsabilità che so avere rilievo pubblico.
Dopo Lucia Castellano e Paolo Micheli, lascia anche lei. Il Patto Civico sopravviverà?
A me sembra che il Patto Civico, inteso non come un partito, forma dalla quale anzi l’abbiamo difeso, ma come civismo consapevole e impegnato, non solo sopravvive, ma si sia rafforzato. La politica non organizzata ha sempre più esempi di successo. Un esempio è proprio il comune di Segrate (dove sindaco è Paolo Micheli, ndr), dove il sindaco è del Patto Civico sostenuto da una coalizione guidata dal Pd. Anche in altri comuni è così successo. E pure nella città metropolitana di Milano, le forze civiche sono presenti, con Michela Palestra tra gli altri.
Quindi, il Patto Civico si è rafforzato.
Oggi ci troviamo davanti a delle forze civiche che in tutta la Regione governano in una coalizione di centrosinistra, svolgono una funzione di allargamento. Sono diventate interlocutori stabili della compagine di centrosinistra in tutte le città capoluogo. E sono lieto che pure nel centrodestra c’è finalmente qualcuno che guarda alle forze non organizzate con interesse. Ad esempio, Stefano Parisi.
Da consigliere la dovremo chiamare banchiere.
Non so se il presidente del consiglio di amministrazione di una banca sia propriamente un banchiere. I banchieri sono quelli che gestiscono, i presidenti non esecutivi svolgono un ruolo diverso.
Sono giorni importanti per lei. E’ stato aperto recentemente l’archivio Sindona, un banchiere. Che cosa avrebbe detto suo papà Giorgio a vederla presidente di una banca?
Non ne ho la più pallida idea. Nelle cose della mia vita ho scelto in base ai miei interessi e ho cercato sempre di analizzare quanto esso fossero condizionati da esempi che ho ricevuto. Però devo dire che nella ipotesi di presidenza alla BPM, ora concreta, mi ha colpito una cosa. Mi ritrovo nella stessa età di mio padre, ovviamente in condizioni di straordinaria diversità, in un mondo per il quale quando mi sono laureato non nutrivo attenzione. Per mio padre fu la stessa cosa, a pensarci bene. In gioventù ha fatto di tutto per evitare un mondo nel quale alla fine si è trovato pienamente. Vorrei anche dire che però si tratta di un percorso…
In che senso?
Io sono un avvocato penalista. Ho fatto molti processi nei quali erano coinvolte banche. Poi, nel 2009 il Presidente del Tribunale di Bergamo mi ha nominato rappresentante comune degli obbligazionisti di una banca lombarda, l’anno successivo la Banca d’Italia mi ha nominato nella amministrazione straordinaria di una Bcc (Banca Credito Cooperativo, ndr) e poi ancora l’anno dopo ci sono stati altri incarichi. Però devo dire che quando mi hanno proposto di fare il presidente, per me è stata una sorpresa, anche se alla fine la vita aveva preparato un percorso.
Come interpreterà il suo ruolo di presidente?
La presidenza del consiglio di amministrazione è un ruolo di garanzia e non di gestione. Ed è un ruolo molto diverso nella Banca Popolare di Milano che nascerà il primo gennaio 2017, rispetto a quella che abbiamo conosciuto fino ad oggi. Quella che abbiamo conosciuto fino ad oggi, con la moltitudine di soci, aveva dinamiche di governance molto complesse e particolari figlie del sistema "una testa un voto". Quella della quale vado a fare il presidente, è una banca con un unico socio. E’ molto differente.
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