Milano
Il suolo dimenticato: limitare il consumo per garantire un futuro
Il cambiamento climatico è sotto i riflettori di tutti, pochi sembrano invece interessarsi del suolo sotto i nostri piedi. E dei danni che gli stiamo arrecando
Il suolo dimenticato: limitare il consumo per garantire un futuro
Che cosa sta succedendo al clima, molti si pongono la domanda. Il clima è impazzito, si sta rivoltando contro di noi. Abbiamo avuto nelle aree del Nord dell’Italia temperature che hanno raggiunto i quaranta gradi, tali valori non accadevano a memoria di uomo. Il clima è bugiardo ci illude dandoci un’estate precoce ma fa sciogliere i ghiacciai delle nostre montagne con una velocità impressionante, fra trenta anni non avremo più ghiaccio con problemi infiniti di mancanza d’acqua e carenza di energia idroelettrica. Il clima è vile, ci colpisce con chicchi di grandine che hanno la dimensione di una pallina da tennis. Scatena temporali che allagano in poche ore città e fanno straripare i fiumi arrecando danni al territorio e alla popolazione. Un clima pazzo, strano, vile e mentitore, se dovessi fare un parallelismo avrei nella mente qualche politico.
Fortunatamente questo o questi passeranno, spero presto, mentre il pazzo clima lo avremo ancora per molto tempo. La colpa è solo nostra, anche quella di aver scelto qualche politico strano, abbiamo e stiamo abusando troppo dell’utilizzo dei combustibili fossili, per la loro diminuzione nel consumo tanti, troppi parlano ma poco si fa. Occorre cambiare rotta oggi, domani potrebbe essere troppo tardi. Il clima pazzo è un grave problema che vediamo e tocchiamo con mano ogni giorno, altri problemi poco visibili ma importanti si pongono con forza, uno di questi vede la perdita di suolo. Il suolo è un mondo poco conosciuto e non interessa perché noi non siamo abituati ad abbassare gli occhi, noi calpestiamo il suolo tutti i giorni, lo maltrattiamo senza sapere il danno che arrechiamo.
Il suolo è da molti inteso e (purtroppo) trattato come se fosse un sasso, una roccia, un pezzo di metallo, di plastica, di vetro, qualche cosa senza vita. Il suolo è vivo, occorre ricordare che la maggiore biodiversità la troviamo nel suolo. Una manciata di suolo ha più batteri che gli abitanti della Terra oltre ad un numero altissimo di organismi vegetali e animali. Il suolo riveste un valore ambientale, sociale, culturale ed economico per tutta la collettività e per la vita stessa. Valori che sono quotidianamente persi dall'inarrestabile cieca attività dell’uomo e dai fattori naturali da noi causati. Il suolo è fonte di vita con la produzione di fibre alimentari, è supporto per la crescita delle piante, filtro per l’acqua e gli inquinanti e grazie alla presenza della biodiversità degrada gli inquinanti organici. Possiamo capire quindi quanto il suolo sia sensibile, occorre ricordare un aspetto molto importante, creare un centimetro di suolo alle nostre latitudini occorrono duecento, trecento anni. Tale aspetto ci deve fare riflettere e far cambiare il nostro atteggiamento.
Noi utilizziamo prevalentemente il suolo per l’agricoltura, l’industria, il trasporto, per il divertimento e lo sport, per il residenziale e per l’aspetto storico-culturale. Quindi noi perdiamo suolo ogni giorno, lo perdiamo in due modi: perdita visibile per la costruzione di abitazioni, edifici, strade e grandi manufatti. Perdiamo suolo anche in modo invisibile dovuto alle contaminazioni, basti pensare quanti siti contaminati abbiamo in Italia, aree che non possono essere utilizzate, perdiamo suolo per la mancanza di sostanza organica per un’agricoltura intensiva e monocolturale. Una importante parte dei nostri suoli è soggetta alla desertificazione, alla salinizzazione e alla erosione pervalentemente dovuta agli eventi sempre più frequenti di intensa piovosità. Tutto questo si traduce in un’anomala perdita di suolo che non ritornerà più. Guardiamo la Lombardia, una delle regioni più urbanizzate d'Europa, ogni anno si perdeva suolo per quasi 5.000 ettari (immaginiamo un quadrato di 7 km x 7 km) oggi per la crisi economica la perdita è leggermente inferiore.
Le cause sono cementificazione ed asfalto dove il suolo è perso per sempre. Tale aspetto evidenzia che in circa venticinque anni si è persa la superficie della provincia di Varese. Tra altri venticinque anni avremo due provincie perse, mi domando se è corretto questo tipo di comportamento. Appare evidente che serva una politica che abbia a cuore il suolo, una politica che imponga il riutilizzo delle tante aree dismesse e limiti drasticamente il consumo del suolo. Noi abbiamo un dovere verso i giovani e le generazioni future, non dobbiamo laciare debiti ma dare a loro la possibilità di sognare.
Roberto Cenci
Esperto ambientale e consigliere Regionale M5S