Milano

Imane Fadil: dodici medici Humanitas indagati per la morte della modella

La modella, testimone del processo Ruby contro Berlusconi, è deceduta il primo marzo del 2019. Inizialmente si era pensato ad avvelenamento

Imane Fadil: dodici medici Humanitas indagati per la morte della modella

Dodici medici dell'Humanitas sono indagati dalla Procura di Milano per la morte di Imane Fadil, la supertestimone del processo Ruby contro Silvio Berlusconi. L'indagine, affidata al pm Luca Gaglio del dipartimento dell'Aggiunto Tiziana Siciliano, nasce dal respingimento della richiesta di archiviazione siglato dalla gip Alessandra Cecchelli nelle scorse settimane. La giudice infatti aveva fissato "un termine di sei mesi" per il compimento di ulteriori indagini sulla morte della modella finalizzate, in particolare, "a determinare se sia ravvisabile un nesso eziologico tra la condotta dei sanitari e la morte di Fadil".

La modella marocchina e' morta a 34 anni nella clinica Humanitas di Milano il primo marzo del 2019 per un'aplasia midollare associata a un'epatite acuta, un'entita' clinica estremamente rara e grave. La prima ipotesi, poi esclusa era stata di avvelenamento.

Omicidio colposo, questa l'accusa per cui sono indagati 12 medici dell'Humanitas di Milano, per la morte di Imane Fadil, la testimone chiave del processo Ruby. I professionisti della clinica di Rozzano (alle porte di Milano) hanno curato la modella, che era stata colpita da un'aplasia midollare ed e' morta in pochi giorni nel marzo 2019. Le nuove indagini - di cui e' incaricato il pm Luca Gaglio del dipartimento dell'aggiunto Tiziana Siciliano - puntano a capire se ci siano state "colpe mediche" nella gestione della malattia. Escluso l'avvelenamento, di cui si era parlato in una prima fase, vista la morte repentina, si e' scoperto che la ragazza era stata stroncata dalla malattia del midollo associata ad un'epatite acuta. La richiesta di archiviazione della Procura era stata respinta dalla gip Alessandra Cecchelli, che aveva disposto nuove indagini entro sei mesi. Ora dunque e' aperta una nuova pista investigativa. Ad opporsi all'archiviazione era stata anche la famiglia della ragazza, tramite il legale, Mirko Mazzali, che aveva evidenziato proprio le possibili colpe mediche. "Appaiono fondate le considerazioni svolte dalla difese della parte offesa - scriveva la gip - con riferimento alla necessita' di ulteriori approfondimenti attraverso specifica valutazione peritale per capire se fosse prevedibile ed evitabile l'emorragia gastroesofagea che ha determinato la morte di Imane Fadil, oltre che se fosse possibile un accertamento della diagnosi della malattia e infine se tale tempestivita' poteva evitare il decesso apprestando le cure del caso".

Fadil: Humanitas, convinti medici non abbiano responsabilita' 

"Humanitas esprime ferma convinzione dell'assenza di responsabilita' a carico dei professionisti che si sono prodigati nelle cure di Imane Fadil, esprimendo un'altissima competenza professionale e appropriatezza delle cure". Lo scrive l'ospedale Humanitas di Rozzano in una nota, dopo la notizia che 11 avvisi di garanzia sono arrivati a medici della clinica per la morte della modella e teste chiave del processo Ruby. "A seguito delle decisioni del gip, gli avvisi di garanzia ora emessi dalla Procura consentiranno ai sanitari coinvolti di meglio dimostrare la linearita' dei loro atti, anche grazie al contributo di propri consulenti tecnici", sottolinea la struttura. "Da subito l'Istituto ha collaborato alle indagini e ha fornito tutti i chiarimenti necessari all'Istruttoria, al punto che i pm avevano chiesto l'archiviazione del caso non ravvisando alcuna colpa medica", conclude la nota. 








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