Milano
In Borsa, ma con il cuore nei territori. La strategia di Acsm-Agam. Intervista
Paolo Busnelli, presidente Acsm-Agam, ha raccontato ad Affaritaliani.it Milano strategie, prospettive e criticità dell'azienda
In Borsa, ma con il cuore nei territori. La strategia di Acsm-Agam. Intervista
In Borsa, certo. Ma prima in città. A rispondere alle necessità dei cittadini. Acsm-Agam è una quotata anomala. Risponde al mercato, "ma soprattutto a ciò che gli abitanti dei territori richiedono. E le richieste sono di innovazione, di sviluppo, ma anche di servizi che vengono attuati in modo efficiente", spiega il presidente, Paolo Busnelli. Che in un'intervista ad Affaritaliani.it Milano delinea il futuro della società e spiega: "Acsm-Agam nel 2025? Sempre a contatto con il territorio"
Iniziamo da bilancio, prospettive e punti di criticità. Fatturati e ricavi aumentano in maniera marcata. Ciò avviene perché è stato allargato il perimetro dei servizi offerti?
Non solo. Al gruppo si aggiunge l’attività delle Smart Cities. Il mondo smart city è utile per la comunità, però è un mondo in cui è necessario chiarire che cosa si intende per Smart.
Le amministrazioni comunali quando sono in campagna elettorale sventolano la bandiera dei servizi smart: come le stazioni che rilevano i dati dell’inquinamento dell’aria, e altri strumenti. La fase in cui si passa dallo strumento a supporto delle politiche elettorali al “faccio qualcosa e lo implemento” è quella che stiamo attuando. Se pensi a come fare i servizi smart, bandi di gara, ci sono delle tempistiche tecniche abbastanza lunghe. Tra campagna elettorale e tempi reali c’è più lentezza.
Noi siamo pancia a terra per implementare ciò che l’azienda può fornire come servizi smart perché ci rendiamo conto che la comunità ne ha bisogno, al di là del business: però le coordinate non sono ancora completamente definite.
In che senso?
Nel senso che oggi abbiamo un’idea di quanto possa dare in termini di marginalità l’implementazione di un certo tipo di servizio, ma bisogna valutare anche qual è il beneficio per la collettività, per il territorio: e talvolta è più grande di quanto uno pensi. Non c’è solo il fatturato, ma la soddisfazione di bisogni. Basti pensare ai sistemi smart di assistenza agli anziani. Oggi ognuno di noi ha un problema con un genitore, una zia…
È il business del terzo millennio quello dei seniores?
Sì. La tecnologia smart consentirà per esempio di avere dei servizi che andranno a monitorare di tutto, perfino l’eventuale caduta dell’anziano in casa.
In Regione Lombardia hanno premiato dei ragazzi che hanno inventato una soletta intelligente che si mette nelle scarpe: se l’anziano cade la soletta lo capisce e fa partire la chiamata per i soccorsi.
Ottima idea. Ci sono delle aziende private, quotate in borsa, che dotano il loro top management di devices smart che possono monitorare aggressioni, cadute… Quel che voglio dire è che il servizio smart non è solo vedere la marginalità per l’azienda, ma anche quale valore aggiunto dà al territorio che l’azienda sta presidiando. Per cui qual è il limite dello smart oggi? Il limite è la fantasia, oltre che l’investimento. Perché è vero che se tu Comune fai una gara sull’illuminazione pubblica riesci a monitorare qual è il risparmio che ottieni utilizzando le lampade a Led piuttosto che le tradizionali lampade. Allora tu dici ho un saving del 60/65%. Se invece aggiungi un servizio smart su quel lampione lì non è qualcosa che ti farà guadagnare, ma che aumenterà la qualità della vita, o farà risparmiare tempo.
Non è solo un efficientamento, è un servizio in più, insomma.
È un valore aggiunto, per il quale ai comuni serve avere disponibilità economica.
Com’è il rapporto con le due amministrazioni di Monza e di Como?
Buono. Il rapporto è con le amministrazioni di tutti i comuni che sono soci: quindi non dimentichiamo che ci sono anche Sondrio, Lecco e Varese. Il rapporto è improntato ovunque a una logica di collaborazione. La cosa di cui vado particolarmente fiero è che il rapporto esula completamente da scelte politiche. Questa è un’azienda in cui sono rappresentate amministrazioni governate dal centro destra, dal centro sinistra, e dove il fattore collante, catalizzante, è quello dell’azienda. Non c’è una rincorsa alla governance perché tanto è già tutto scritto: non è che posso prendere più spazi perché ho vinto le elezioni o perché le vincerò. No: è tutto scritto. È un’azienda in cui le diverse bandiere politiche collaborano in modo estremamente fattivo e sereno, si trovano in un comitato che si chiama comitato dei territori, e il comitato è coinvolto in una serie di decisioni importanti che servono a garantire un imprimatur su certe scelte che l’azienda fa per il futuro.
E poi avete A2A. Il rapporto con A2A è fondamentale.
È un rapporto molto sereno, è il nostro socio tecnico e mai scelta fu più intelligente se non quella di decidere di evitare di continuare noi stessi come piccole realtà locali a cercare di reinventare l’acqua calda. Cioè se sul mondo delle smart cities A2A ha delle competenze importanti, è inutile che noi cerchiamo di rincorrere, e di reinventare la ruota. Non facciamo nient’altro che chiedere al nostro partner industriale quale è la sua esperienza su quel campo specifico. Questo alimenta un rapporto corretto pulito e molto efficace.
Avete sperimentato una duplicazione tra voi e A2A, e quindi ci sono stati efficientamenti in azienda, dopo l’ingresso di A2a? Ci sono state duplicazioni tali per cui avete dovuto eliminare dei rami d’azienda per evitare sovrapposizioni?
Io faccio il manager in azienda da trent’anni. Oggi incidentalmente faccio il presidente di questa ma ho fatto il manager e continuerò a farlo, anche in multinazionali, e ho vissuto diverse acquisizioni. Non mi sono mai imbattuto in nessuna acquisizione che non abbia generato tagli di posti di lavoro. Ma qui non ci sono stati.
Perché?
Perché è stata una redistribuzione di ruoli sulla base di un progetto più grande che è quello di Acsm-Agam.
L’ingresso di A2A ha generato una perdita di identità territoriale?
No. Io son monzese da generazioni, i monzesi sono molto fieri di alcune loro presenze sul territorio, l’autodromo, Agam, Candy, la Singer di una volta, vanno fieri di Colmar, di una serie di aziende che il monzese collega al territorio. Non abbiamo misurato nessun tipo di impatto anche perché abbiamo continuato a fare lo stesso lavoro che facevamo prima. Questa cosa la capisci di più quando cambi nomi, cambi assetto e sali di livello. Noi continuiamo a giocare dove abbiamo sempre giocato, sullo stesso campo, per cui il monzese continua a vederci qua.
Leggendo i numeri mi colpisce l’indebitamento che sale a causa dei maggiori investimenti. Che investimenti avete fatto di così rilevante? Quelli sull’innovazione?
Sicuramente, e per la ristrutturazione del nostro termovalorizzatore di Como per poterlo rendere sempre più efficiente e green, anche se siamo già super abbondantemente dentro nei parametri più restrittivi. Tra gli investimenti c’è anche l’ampliamento della rete del teleriscaldamento a Monza, che è stata ampliata in modo significativo
Che cosa ne pensa dell’economia circolare e sostenibile?
Noi non lo vediamo come un business ma come un fenomeno culturale, una mission che ci siamo impegnati a portare avanti nei piani ufficiali e nelle attività quotidiane.
Con la chiusura del bilancio 2018, presentato ad aprile, abbiamo presentato il primo bilancio di sostenibilità ed è stato un momento veramente fantastico per l’azienda. Non intendo per i vertici, ma tutti: per capire a che punto siamo in questo enorme progetto mondiale, quanto lo abbiamo metabolizzato: è stato un momento di introspezione.
Come vede nel 2025 Acsm Agam nel contesto globale?
Io so già per certo che il mio mandato triennale sarà scaduto, e non posso essere rieletto. Vorrei che fosse ancora un’azienda a contatto con il territorio, che riesce ad avere il polso diretto di quello che succede nei territori che presidia. Lo può fare anche se diventa più grande, io non escludo che cresca ancora. Quando è partito il nuovo perimetro, quindi nel 2018, ricordo che il professor Valotti, presidente A2a diede una suggestione molto bella: abbiamo costruito questo progetto, la tavola è imbandita. Chi ritiene di avere le caratteristiche per potersi sedere è benvenuto. È un’azienda molto laica, aperta a collaborazioni e integrazioni con altre aziende. In questo momento non ne abbiamo in previsione ma non vuol dire che non possa succedere in futuro.
fabio.massa@affaritaliani.it