Milano

Coronavirus, perquisizione alla Don Gnocchi. Rsa Lucchi: "Accuse infondate"

Continuano i controlli nelle Rsa lombarde a seguito dei numerosi decessi di anziani che si sono verificati da inizio emergenza coronavirus

In corso perquisizione alla Don Gnocchi. Rsa Lucchi: "Accuse infondate"

Si sono svolte  le perquisizioni della Guardia di finanza all'Istituto Palazzolo Fondazione Don Carlo Gnocchi di Milano nell'ambito dell'inchiesta della procura milanese sulla gestione delle Rsa in merito ai decessi di centinaia di anziani da inizio emergenza coronavirus. I finanzieri stanno perquisendo anche la sede di Ampast, la cooperativa sociale i cui infermieri e operatori sanitari lavorano alla Don Gnocchi. Da un esposto di 18 dipendenti e collaboratori della Ampast e' nata l'inchiesta della Procura. Di ieri la notizia che sono stati sospesi dal lavoro su decisione della Fondazione per avere divulgato anche a livello mediatico i presunti illeciti, consistiti, a loro dire, anche nel non avere potuto indossare le mascherine "per non spaventare l'utenza". Le perquisizioni sono in corso in tutte le sedi della Fondazione Don Gnocchi: Palazzolo e Girola a Milano citta' e Centro Santa Maria Castello a Pessano con Bornago, in provincia. Gli indagati sono il dg Antonino Dennis Troisi, il direttore sanitario Federica Tartarone e Federico Giunco, direttore dei servizi sociosanitari oltre al presidente della Ampast, Papa Wall Ndiaye.

Sempre in merito alla delicata questione delle Rsa lombarde, la Fondazione Benefattori Cremaschi, che gestisce le RSA C. Lucchi, di Crema, replica alle asserzioni di una sua operatrice sociosanitaria circolate in questi giorni sulla stampa. Secondo la presidente, Bianca Baruelli, e il Direttore generale, Gian Paolo Foina, le accuse sono infondate e "rivelano esclusivamente ignoranza e arroganza". Secondo i vertici della Fondazione il personale sarebbe sempre stato conforme, in qualita' e quantita', agli standard prescritti da Regione Lombardia, le visite dei familiari sospese fin dal 23 febbraio e i tamponi eseguiti fin dal 13 marzo, non appena resi disponibili da ATS Val Padana. "Non corrisponde assolutamente al vero - si legge in una nota - l'affermazione secondo cui la donna sarebbe 'una dei 5 dipendenti, piu' un medico, che si prendono cura di 200 ospiti'". Al contrario, chiariscono, "il personale ordinariamente occupato presso la residenza socio assistenziale e' di 171 unita'", e in ogni caso - anche nonostante le malattie del mese di marzo - "ha garantito ampiamente gli standard gestionali fissati da Regione Lombardia per ogni paziente ospitato". "Sostenere pubblicamente che in un certo periodo la dipendente piu' alta in grado e' stata la caposala - proseguono - e' un'affermazione gravissima, per la quale la Fondazione si tutelera' nelle piu' opportune sedi".

Inchiesta rsa Lombardia: ritardi nelle misure di sicurezza avrebbero favorito il contagio

Sempre l'operatrice, aveva poi riferito che le visite dei familiari agli anziani ricoverati sarebbero stati sospese solo attorno al 6-7 marzo, "con cio' lasciando intendere che questo colpevole ritardo ha favorito il diffondersi del contagio nella struttura". "Che anche questa sia un'esternazione totalmente infondata - a spiegarlo sono sempre Baruelli e Foina - lo dimostra la circolare del 24 febbraio, nella quale la Direzione generale ha scritto testuali parole: 'La Fondazione Benefattori Cremaschi, al fine di tutelare gli ospiti/degenti, preferisce vietare l'ingresso ai familiari e ai visitatori fino a nuova comunicazione'". La residenza socio sanitaria prende le distanze anche in merito alla gestione dei cosiddetti "tamponi", che secondo la donna non sarebbero mai stati fatti al personale.

Sul punto, presidente e direttore generale della "Benefattori Cremaschi" chiariscono che questo screening e' stato effettuato "ciclicamente a operatori e ospiti fin dal 13 marzo", e anche qui "secondo le disponibilita' e modalita' di ATS Val Padana". E per dare un'idea delle risorse che l' Ente ha finalizzato alla prevenzione del contagio, invitano ad osservare in contabilita' la voce "DPI" (Dispositivi di protezione individuale). "Ebbene: dall'inizio dell'emergenza, sono stati spesi in mascherine, camici, calzari visiere e occhiali protettivi oltre 100mila euro". Una somma ingente, sottolineano i dirigenti della RSA, "non certo destinata all'acquisto di mascherine antipolvere, come asserito dalla dipendente che - rimanendo nell'ombra - ha messo in circolo affermazioni tanto gravi quanto inveritiere".

C'e' poi il problema dei decessi, una delle piaghe piu' tristi di questa pandemia. Anche qui, presidente e direttore generale della struttura cremasca evidenziano come i numeri diffusi dalla dipendente siano "quantomeno imprecisi: il numero di 78 morti al 10 aprile, infatti, non si e' registrato dal 5 marzo, bensi' dal 1 gennaio". Baruelli e Foina lo ripetono: "Le nostre allegazioni sono documentalmente provate, ci tuteleremo nelle piu' opportune sedi contro chi getta discredito gratuito contro la Fondazione". Quindi, l'amara conclusione: "In un periodo cosi' tragico per la storia dell'umanita', dove tutti dovremmo aiutarci per contenere i danni di questa pandemia, desta amarezza e stupore assistere a simili strumentalizzazioni. Comportamenti inspiegabili, se non in presenza di fini totalmente eccentrici rispetto a quelli che talune persone tentano di far credere".

Coronavirus, il legale del Don Gnocchi: "Si chiarirà la trasparenza della condotta"

"Torno ora dall'istituto Palazzolo, dove ho assistito all'attivita' della polizia giudiziaria ed ho potuto apprezzare da vicino l'organizzazione degli uomini e delle donne della Fondazione nel mettere a disposizione tempestivamente e con la massima collaborazione la grande mole di documentazione richiesta". Lo ha dichiarato l'avvocato Stefano Toniolo, che assiste la Fondazione Don Gnocchi nell'ambito dell'indagine avviata dalla Procura di Milano sulle morti nelle Rsa. "Sono certo che la minuziosa ricostruzione dei fatti che la Magistratura svolgera' sul materiale acquisito contribuira' a confermare la linearita' e la trasparenza dei comportamenti degli indagati e della Fondazione e chiarira' anche le ricostruzioni frammentarie e incomplete che si sono susseguite in questi giorni", ha concluso il legale.







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