Milano

In Lombardia 230mila Neet: strategie per recuperare chi ha perso fiducia

Dibattito sui Neet a Direzione Nord, l'assessore Bolognini: "Il tema dei giovani è un capisaldo del PNRR, necessario un loro coinvolgimento"

In Lombardia 230mila Neet: strategie per recuperare chi ha perso fiducia

Sono 2,1 milioni i giovani tra i 15 e i 29 anni in Italia che non studiano, non lavorano e non sono impegnati in percorsi di formazione. Sono i cosiddetti “NEET”, acronimo che sta per “Not in Education, Employment or Training”. Rappresentano il 21,3% dei maschi in questa fascia di età e il 25,4% delle donne, tassi di circa 10 punti superiori alla media UE. Anche se il fenomeno riguarda soprattutto il Sud (con il 32,6%), il Nord non ne è esente (16,8%). In Lombardia si stima ammontino a 230 mila. Progetti per politiche giovanili più inclusive

È stato questo il tema dell’incontro ‘NEET, PROGETTI PER POLITICHE GIOVANILI PIÙ INCLUSIVE’ nell’ambito dell’edizione invernale di Direzione Nord, l’evento fondato dal presidente degli Amici delle Stelline Fabio Massa, organizzato da True-News.it e Inrete, in collaborazione con Fondazione The Bridge.

L’incontro ha visto la partecipazione di Stefano Bolognini, Assessore allo Sviluppo Città metropolitana, Giovani e Comunicazione Regione Lombardia; Benedetta Angiari, referente del Progetto NEETwork di Fondazione Cariplo; Nicola Corti, Segretario Generale Fondazione Allianz UMANA MENTE;  Francesca Patellani, Responsabile Corporate Citizenship di Accenture e Vice-Presidente di Fondazione Italiana Accenture.

Bolognini (Regione Lombardia): “Necessario unire strumenti di pubblico, privato e privato sociale”

“Il tema dei giovani è considerato un capisaldo del PNRR. Ma lo è in modo indiretto: delle sei missioni, nessuna è esplicitamente dedicata i giovani”, ha affermato Stefano Bolognini. “Come Regione Lombardia abbiamo cercato di ribaltare questa strategia mettendo a punto politiche dedicate. Per esempio con Garanzia Giovani abbiamo investito 13,5 milioni, da tempo sosteniamo progetti territoriali, per esempio per il contrasto della dispersione scolastica. E nella nuova legge regionale saranno presenti interventi in questo ambito ambito. Tuttavia, per rafforzare le politiche giovanili, è necessario unire gli strumenti che già il pubblico mette in atto con quelle del privato e del privato sociale”Il progetto NEETWork di Fondazione Cariplo

Anche se raramente finiscono sotto i riflettori cominciano a essere numerose le iniziative promosse da privati finalizzate al ‘recupero’ dei NEET.

Fondazione Cariplo, per esempio, dal dal 2016 ha avviato il progetto NEETwork, rivolto alla fascia più fragile dei NEET a cui viene offerto un tirocinio retribuito. “Il progetto non ha l’ambizione di contrastare il fenomeno ma è laboratorio di conoscenza che mettiamo a disposizione degli stakeholder che lavorano su questa tematica”, ha precisato Benedetta Angiari, referente del Progetto NEETwork di Fondazione Cariplo. L’esperienza in cinque anni ha consentito di mettere insieme 23 mila nominativi di giovani potenzialmente idonei; ha cercato un tentativo di contatto con 10 mila di essi; 2.000 hanno risposto mostrando interesse iniziale e 230 hanno iniziato il tirocinio. “Abbiamo riscontato tassi di ricaduta importanti”, ha aggiunto Angiari. “Ci siamo resi conto che sono ragazzi sfiduciati nei confronti delle istituzioni, difficilmente reperibili, spesso mancano della consapevolezza dell’importanza di intraprendere un percorso che li inserisca in maniera stabile nel mercato del lavoro preferendo lavori saltuari. Tuttavia, quando si riesce ad agganciare i ragazzi e si costruisce con loro relazioni di fiducia, scatta la motivazione e il desiderio di mettersi in gioco”.

Corti (Allianz UMANA MENTE): “A San Felice il progetto Impariamo dall’eccellenza”

Altra esperienza rivolta ai NEET è quella raccontata da Nicola Corti, Segretario Generale Fondazione Allianz UMANA MENTE. “Siamo da anni anni impegnati in progetti a sostegno delle fasce debole dei giovani. Uno che ci sta particolarmente a cuore è Impariamo dall’eccellenza, un progetto che mira a integrare ragazzi rimasti al di fuori dal mondo del lavoro nel campo dell’hôtellerie”. Il progetto è partito con con una singola struttura a San Felice nel Chianti e oggi sono oltre 50 gli alberghi e ristoranti che si sono trasformati in aziende formative che coinvolgono i giovani. I candidati vengono sottoposti a un attento percorso di selezione che culmina in un tirocinio retribuito di tre mesi tra giugno e settembre: l’87% di loro trova un lavoro. “Abbiamo sentito chiamare questi ragazzi NEET, svogliati, perfino sdraiati. La verità è che quando vengono presi seriamente e guardati in faccia da veri maestri che fanno capire il loro valore, le cose cambiano.

I dieci anni del progetto Palestre Digitali di Fondazione Accenture

A gennaio compirà dieci anni il progetto Palestre Digitali di Fondazione Accenture: “è nato da un intuizione che voleva trovare una soluzione al problema dei laureati in materie umanistiche che facevano fatica a trovare un lavoro”, racconta Francesca Patellani, Vice Presidente Fondazione Accenture. “Abbiamo capito che avevano un bagaglio importantissimo ma avrebbero avuto maggiori chance sul mercato del lavoro acquisendo competenze aggiuntive in ambito digitale. Così abbiamo avviato un percorso formativo di 200 ore che desse skills in tema di digital marketing: al termine di questo percorso il 70% ha trovato lavoro. Ogni anno ci pervengono circa 400 curriculum e ne scegliamo 50-60”.

Fondazione Vodafone e il progetto LV8

Si chiama invece LV8 il progetto di Fondazione Vodafone che punta a fornire competenze di base spendibili sul mercato del lavoro a giovani attraverso il gioco. Una app in cui la sfida è costruire un’azienda e che, di livello in livello, porta i giocatori ad acquisire nuove capacità, dallo scrivere una mail di lavoro, al progettare una strategia di promozione sui social, fino alla realizzazione di un portale in WordPress. “Abbiamo più di 5.000 ragazzi che hanno cominciato a giocare”, illustra Adriana Versino, Consigliere Delegato Fondazione Vodafone. “Anche se non finiscono il gioco, i partecipanti possono acquisire badge, certificati elettronici su blockchain, collegati al framwork europeo del DigiComp. Quello che vediamo è che grazie a questo percorso, si abbassano le barriere all’apprendimento e quando questi ragazzi fanno percorsi di selezione, hanno maggiori probabilità di superarle”.







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