Milano

In memoria di Forza Italia a Milano: se la città torna al conformismo

Forza Italia a Milano è specchio dei nostri (disgraziati) tempi: manca leadership e la gente è spaesata. In mezzo, un corpo intermedio che prova a crederci

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Oggi torno a parlare di Forza Italia. Sarà che mi piacciono gli ultimi (non si sa mai che tornino ad essere i primi, peraltro), ma Forza Italia a Milano penso che sia lo specchio dei nostri disgraziatissimi tempi. Solo dieci anni fa, gli azzurri erano il potere. Inseriti ovunque, capaci di parlare con chiunque. Avevano tutti i livelli. Il leader, ovviamente. E poi le catene di comando. Ingranaggi che giravano vorticosi. Poi qualcosa si è inceppato. Il leader si è stancato, ma anche sotto c'è stato uno scollamento. Ieri dicevo che a Milano Forza Italia è in stato comatoso. Ma quello che non ho detto, e che vorrei dire oggi, è che questo stato comatoso ha quella tristezza della senilità delle idee. E che ha come vittime una generazione di politici che ancora ci credono, che ancora credono ai moderati, alle idee liberali. Il problema è che questo corpo intermedio, questo mondo di mezzo, è l'unica parte vitale. Gente che ancora si sbatte a far mozioni a Palazzo Marino, a fare opposizione. Sotto, la gente non c'è più. Sopra, i vertici si fanno i cazzi loro. Ecco, questo è lo specchio dell'Italia. Dove la classe dirigente non dirige, dove la gente è spaesata. E in mezzo c'è chi lotta, come può, con poche idee e tanta buona volontà. Oggi Milano è in grande spolvero, l'economia gira. Gira il grano. Ma sull'elaborazione politica siamo all'anno zero. Stiamo tornando indietro, rapidamente, bruciandoci nel conformismo. E alla fine ci accorgeremo che magari altre città, le ultime, ci avranno superato perché invece di rimirarsi, si saranno rilanciate prima sulle idee e poi sulle persone.







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