Milano

Inchiesta Bosconavigli: stimati danni da 5,5milioni per il Comune di Milano

L'inchiesta sul progetto Bosconavigli dell'archistar Stefano Boeri svela un buco da oltre 5,5 milioni nelle casse del Comune di Milano, con accuse di monetizzazioni irregolari e convenzioni urbanistiche sospette

Inchiesta Bosconavigli: stimati danni da 5,5 milioni per il Comune di Milano

Un'inchiesta della Procura di Milano ha rivelato che il progetto Bosconavigli, ideato dall'architetto Stefano Boeri, avrebbe causato un danno economico di oltre 5,5 milioni di euro al Comune di Milano. Secondo i consulenti tecnici della Procura, il giurista Alberto Roccella e l'architetto Maurizio Bracchi, la mancata "monetizzazione" corretta delle aree destinate a servizi pubblici avrebbe sottratto ingenti somme alle casse comunali. In particolare, i costruttori avrebbero pagato solo 2,28milioni di euro per monetizzare 5.255 metri quadrati di terreno, con un costo di 434,91 euro al metro quadrato, una cifra ritenuta inadeguata per una zona di pregio vicino al Naviglio Grande. Il valore reale stimato dai tecnici sarebbe stato molto superiore, arrivando a oltre 7,8milioni di euro.

Convenzioni urbanistiche sotto la lente della Procura

Le indagini, condotte dai pm Paolo Filippini e Mauro Clerici, si concentrano anche sulle modalità con cui è stata stabilita questa monetizzazione. Nel mirino c'è una convenzione urbanistica siglata il 28 aprile 2022 tra Marco Nolli, presidente del CdA di Milano 5.0, e il dirigente comunale Andrea Viaroli, senza l'approvazione del consiglio comunale. Il caso Bosconavigli si inserisce in un contesto più ampio, che vede la Procura di Milano impegnata in almeno 14 inchieste sull'urbanistica degli ultimi dieci anni, tra cui i sequestri delle torri Lac di via Cancano e del progetto 'Giardino Segreto' di via Lepontina.

Cosa contestano i consulenti

 

Come riporta Ansa, secondo la consulenza "la determinazione della misura della monetizzazione non costituisce una vicenda puramente patrimoniale tra il Comune e l'operatore che intraprende l'iniziativa edilizia. Si tratta per contro (...), di vicenda pienamente urbanistica che interessa la collettività" per via di un possibile "peggioramento della qualità urbana". E poi, "l'importo della monetizzazione, con riduzione del 25% rispetto al valore venale, avvantaggiava l'operatore privato" e veniva effettuata senza tener conto della normativa. Per i due tecnici nominati dalla Procura, un giurista e un architetto, il titolo edilizio per l'intervento Bosconavigli, ossia il permesso di costruire convenzionato, è "illegittimo", si legge nelle conclusioni, in quanto è "stato rilasciato in mancanza di apposito piano particolareggiato esteso alla intera zona" contenente "la disposizione planivolumetrica degli edifici previsti" per via dell'altezza del complesso residenziale, 90 appartamenti su un'area di oltre 8 mila metri quadrati, che "eccede largamente quella degli edifici preesistenti e circostanti": ha un'altezza di quasi 41 metri.

Ulteriori profili di illegittimità "consistono nella duplice violazione" della norma edilizia laddove richiede "per l'utilizzo del permesso di costruire convenzionato nell'ambito del tessuto urbano consolidato (...) il presupposto di un piano attuativo conforme al Pgt" e comunque, "esclude" la sua "applicabilità (...) nel caso di interventi su lotti liberi". A ciò si aggiungono le irregolarità sulla "procedura seguita per la convenzione, la quale non è stata approvata dalla Giunta comunale".








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