Milano
Inchiesta ultrà, Lucci: “Mai arricchito con la Curva Sud”
L'ex capoultrà rossonero: "Con Milan e forze dell'ordine rapporti virtuosi". Nel frattempo Ingroia, legale dei familiari di Bellocco: “Mancano le aggravanti per l’ergastolo di Beretta”

Inchiesta ultrà, Lucci: “Mai arricchito con la Curva Sud”
“Non mi sono mai arricchito con la Curva Sud di Milano” e con la società del Milan e le forze dell’ordine “ci sono sempre stati rapporti virtuosi”. Così si è difeso Luca Lucci, storico capo ultras rossonero, comparso oggi in aula nell’ambito del processo abbreviato per l’inchiesta “Doppia Curva”, che lo vede imputato per associazione per delinquere e tentato omicidio aggravato. Lucci è detenuto in custodia cautelare dal 30 settembre 2024.
Durante l’interrogatorio davanti alla giudice per l’udienza preliminare Rossana Mongiardo, Lucci — assistito dagli avvocati Jacopo Cappetta e Alessandro Diddi — ha descritto il suo percorso nella curva “da vero appassionato” e ha respinto le accuse di leadership imposta con la violenza, come invece ipotizzato dai pm Paolo Storari, Sara Ombra e Leonardo Lesti.
Secondo Lucci, i proventi della Curva Sud proverrebbero da attività lecite come merchandising e biglietteria: “Nessuno percepiva uno stipendio, i soldi servivano per finanziare trasferte e coreografie, una delle quali è arrivata a costare anche 27mila euro”, ha affermato. Il processo proseguirà il 15 aprile, con la seconda parte dell’interrogatorio.
Omicidio Bellocco, Ingroia attacca la Procura: “Contestazione troppo debole per Beretta”
Nella stessa inchiesta si inserisce anche il processo per l’omicidio di Antonio Bellocco, ucciso con una ventina di coltellate il 4 settembre 2024 a Cernusco sul Naviglio. Per il delitto è imputato Andrea Beretta, ex leader ultras dell’Inter. Dopo l’udienza preliminare celebrata nell’aula bunker di San Vittore, l’ex pm e oggi avvocato Antonio Ingroia, legale della vedova Bellocco, ha criticato duramente l’operato della Procura: “È stata usata la mano leggera nei confronti di Beretta, con una contestazione inadeguata e priva delle aggravanti che portano all’ergastolo, come la premeditazione, i motivi abietti e la crudeltà”. Ingroia ha inoltre sottolineato: “I collaboratori di giustizia, se ne hanno diritto, possono usufruire di attenuanti sulla pena, ma ciò non giustifica l’omessa contestazione delle aggravanti. Non si può patteggiare il capo d’imputazione”.
La madre di Bellocco non informata: il procedimento slitta
Alla posizione di Ingroia si è unito anche l’avvocato Giacomo Iaria, che con i colleghi Stefano Turetti e Antonella Modaffari assiste la madre di Antonio Bellocco, Aurora Spanò (detenuta al 41 bis), e il fratello Domenico. “Contestiamo l’assoluta insufficienza del capo d’imputazione. Le aggravanti per motivi abietti, futili e per crudeltà emergono con chiarezza dalla condotta delittuosa, dalla pervicacia e dalla violenza dell’omicidio”, ha dichiarato Iaria. Giovedì 27 marzo il collegio difensivo ha segnalato alla giudice l’omessa notifica del procedimento alla madre di Bellocco e ad altri familiari. Il processo è stato rinviato al 15 aprile, data in cui sarà depositata la domanda di costituzione di parte civile da parte dei familiari per entrare ufficialmente nel procedimento per omicidio.