Milano

Infermiera killer, la pg: "Uccise con lucida volontà"

Laura Taroni, infermiera killer di Saronno, uccise con "lucida volontà": a dirlo è la pg di Milano nella sua requisitoria. Sentenza venerdì

Infermiera killer, la pg: "Uccise con lucida volontà"

Uccise con "lucida volonta'" Laura Taroni, l'infermiera, che insieme al medico e amante, Leonardo Cazzaniga, nel 2013 provoco' la morte del marito Massimo Guerra e della madre, Maria Rita Clerici, all'ospedale di Saronno, tramite l'avvelenamento da farmaci. A dirlo e' stata la pg di Milano, Nunzia Ciaravolo, nella sua requisitoria davanti alla Corte d'Assise d'Appello di Milano (presieduta da Valeria De Risi) nel processo bis, che si e' aperto dopo che la Cassazione ha rigettato le motivazioni a cui mancavano 13 pagine della sentenza di luglio. Secondo l'accusa l'infermiera 'killer', gia' condannata a 30 anni in abbreviato, "e' una persona sana", come ha dimostrato anche la perizia discussa in aula in una delle scorse udienze e condotta dallo psichiatra torinese Franco Freilone. In lei la procuratrice generale vede un "dolo diretto e intenzionale", nell'assassinio del marito e della madre, perseguito con "perseveranza fino ad ottenere il suo scopo, anche cambiando strategia".

Il riferimento e' al fatto che - a detta dell'accusa - "Taroni ha fatto morire il marito in casa e non in ospedale proprio per non dare nell'occhio, e temendo che qualcuno potesse scoprire quali farmaci gli venivano dato". Al marito Massimo Guerra, infatti, fu diagnosticata una "ipoglicemia iatrogena", ossia provocata dall'uso sbagliato di medicina "di cui non aveva necessita'". Taroni cerco' di "costruire la patologia", ossia il diabete, anche parlandone con altri e sostenendo che l'uomo "non stava bene", anche a causa del suo peso. Il tutto per eliminare gli ostacoli alla storia d'amore con Cazzaniga. La pg ha poi citato anche un'intercettazione in cui Taroni parla con una cugina facendo riferimento ai presunti abusi sessuali subiti dal marito, usati per 'giustificare' quello che avrebbe fatto: "A volte bisogna difendersi da soli", avrebbe detto. Tutti elementi che hanno portato l'accusa a chiedere di confermare la condanna a 30 anni. Contemporaneamente e' stata chiesta la conferma della condanna per favoreggiamento per omessa denuncia dell'infermiere Claudio Burgio (reato per cui sarebbe gia' intervenuta la prescrizione, tramutata in una multa da 440 euro), che faceva parte della commissione che doveva vigilare sull'operato del viceprimario del pronto soccorso di Saronno. Una commissione che, a detta dell'accusa, si e' comportata in modo "pilatesco", pur di "coprire la dirigenza amministrativa che invece era sicuramente a conoscenza del 'protocollo Cazzaniga'": "Chi ha fatto parte di quella commissione ha i morti sulla coscienza", ha sottolineato la pg. Estranei solo i due infermieri che hanno denunciato e hanno consentito di aprire il caso. A sua volta il medico e' imputato nel processo d'Appello che si aprira' sempre a Milano, il 23 febbraio, per 12 omicidi. Sempre la pg Ciaravolo ha chiesto l'assoluzione per falso ideologico del medico che aveva firmato dei referti attestanti la malattia di Guerra per consentirle un vantaggio assicurativo dopo la morte. Nel corso dell'udienza, nel pomeriggio, la parola e' poi passata agli avvocati delle parti civili

La sentenza attesa il 12 febbraio

E' prevista nell'udienza di domani la replica delle difese di Laura Taroni, l'infermiera 'killer' accusata di aver ucciso la madre e il marito con dosi eccessive di farmaci, assieme al marito e amante Leonardo Cazzaniga, ex viceprimario del pronto soccorso di Saronno. La presidente della Corte d'Assise d'Appello di Milano, Valeria De Risi, ha infatti interrotto l'udienza di oggi dopo aver ascoltato gli avvocati di parte civile (in particolare la legale che rappresenta i due figli dell'infermiera, affidati ad un amministratore di sostegno). Domani dunque parleranno gli avvocati Monica Alberti e Cataldo Intrieri, a sostegno dell'imputata. La sentenza e' invece prevista per venerdi' 12 febbraio dopo la camera di consiglio. Si tratta, in questo caso del processo bis, dopo che la conferma della condanna a 30 anni, pronunciata in primo grado con rito abbreviato a Busto Arsizio, era gia' stata confermata a luglio anche in Appello a Milano. Tuttavia la Cassazione ha rimandato al secondo grado, in quanto nelle motivazioni della sentenza mancavano 13 pagine.Biopiattaforma a Sesto, Cap acquista la maggioranza di Core








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