Milano

iWeek: gas, idrogeno e guerra fredda, il crocevia del Mediterraneo

di Chiara Brasca

Terza edizione dell'Intelligence week a Milano: il Mediterraneo non è più solo l'autostrada dei gasdotti, ma anche un'area ricca di rinnovabili

iWeek: gas, idrogeno e guerra fredda, il crocevia del Mediterraneo

La scorsa settimana alle Stelline di Milano si è tenuta la III Edizione dell’Intelligence Week, una produzione iWeek, joint venture di Vento & Associati e Dune, che ha portato alla luce una tematica di estrema rilevanza nell’attuale e futuro assetto geopolitico e geoeconomico mondiale: la transizione energetica, con particolare interesse per una dimensione subregionale, quella del Mediterraneo allargato. I decisori politici ed economici si trovano oggi a fronteggiare innumerevoli problematiche legate che riguardano l’umanità: dal cambiamento climatico alla lotta per il controllo, estrazione, trasporto e stoccaggio delle fonti energetiche. Le operazioni dei decision makers in tale periodo di riassetto degli equilibri geostrategici internazionali si basano su due direttrici: in primo luogo fare intelligence, anche corporate; in secondo luogo, utilizzare tali informazioni, invero abbondanti, per trarne conoscenza e quindi produrre strategie efficaci, al fine di garantire una sostanziale autonomia ed efficienza energetica. Il Mediterraneo, in particolare, è diventato non solo l’autostrada dei gasdotti, quindi luogo di attrazione per i Paesi di tutto il mondo, ma anche area ricca di fonti rinnovabili. In tal senso il Nordafrica sta rafforzando sullo scacchiere internazionale la sua posizione di principale fornitore, anche con riferimento al solare e all’idrogeno verde.

L’importanza del Mediterraneo e di una rete di nuovi gasdotti, in una logica “punto a punto”

Fabio Tambone  Gas, Idrogeno e Guerra Fredda
Fabio Tambone

Il Talk intitolato “Gas, idrogeno e guerra fredda: il crocevia del Mediterraneo e l'energia di Stato”, condotto da Cheo Condina, giornalista del Sole 24Ore, si è aperta con la relazione introduttiva di Fabio Tambone, director of External International Affairs di ARERA: “Prima della guerra il gas era percepito come una risorsa in discesa – ricordiamo la grande discussione che c’è stata in Parlamento Europeo fino all’adozione nel marzo 2022 dell'atto delegato sulla tassonomia – mentre oggi vediamo il gas come una risorsa assolutamente necessaria. Ed il Mediterraneo diventerà sempre di più un importante centro di interessi”. Tambone ha poi spiegato che ARERA fa parte del board del East Mediterranean Gas Forum (EMGF), organizzazione regionale che nasce dall’iniziativa di portare in Europa l’estrazione di gas che proveniente dalle acque di Egitto, Israele e Cipro.

“Non si sa se questo gasdotto si farà – ha aggiunto il rappresentante di ARERA – ma l’esercizio apprezzabile di questo tavolo è che ci sono dei regolatori delle autorità e delle imprese che vogliono trovare meccanismi di collaborazione e cooperazione regionale per far funzionare il mercato: in sostanza, quando si fa una nuova infrastruttura deve essere anzitutto sostenibile e bisogna già pensare al modo in cui questa verrà utilizzata”.

Umberto Quadrino  Gas, Idrogeno e Guerra Fredda
Umberto Quadrino

Per quanto concerne strettamente il ruolo del gas nel futuro, Umberto Quadrino, Presidente di Tages, ha affermato: “Guardando gli obiettivi europei si dice che nel 2050 dovremmo arrivare al Net Zero, quindi essere neutrali sulle emissioni, non aver più bisogno di combustibili fossili e le rinnovabili dovrebbero costituire oltre il 50% del totale della generazione elettrica. In una visione più realistica, del gas ce ne sarà bisogno per i prossimi 50 anni: alcuni paesi si renderanno, prima di altri, più autonomi rispetto alla necessità di gas e mi auguro che l’Italia rientri questi. Il vantaggio di avere le rinnovabili rispetto ai combustibili fossili non è solo ecologico, ma è anche economico e strategico: non si deve più importare da paesi come la Russia, l’Algeria, l’Egitto e l’Azerbaigian, che presentano problematiche di carattere strategico o geopolitico. Tuttavia, guardando il contesto geopolitico internazionale, ci accorgiamo che c’è un enorme bisogno di energia e se vogliamo ridurre l’utilizzo di carbone, allora il gas è la soluzione”.

Anche Quadrino si è soffermato sul Mediterraneo che “offre la possibilità di costruire, in maniera più massiccia rispetto al passato, una rete di gasdotti punto a punto: abbiamo collegamenti con la Libia, con l’Algeria, con l’Azerbaigian tramite la Turchia e verranno stabiliti collegamenti con Israele e Cipro verso l’Europa. Le connessioni punto a punto, però, hanno un difetto: creano una dipendenza biunivoca tra chi riceve e chi fornisce e se il collegamento entra in crisi, si ripercuote sull’intera fornitura. Oltre i collegamenti punto a punto, molto importanti saranno gli impianti di liquefazione e rigassificazione del gas che personalmente li vedo come il futuro di medio termine per il gas. Ci sono intere zone geografiche che non possiedono il gas e se vogliono utilizzarlo non hanno altra strada che approvvigionarsi di LNG (Gas Naturale Liquefatto). L’utilizzo spinto dell’LNG può portare, a medio termine, ad avere finalmente un mercato mondiale del gas, simile a quello del petrolio”.

Tra LNG e East-Med: la luce rossa di Turchia ed il Leviathan israeliano quale portatore di pace

Nicola Monti  Gas, Idrogeno e Guerra Fredda 2
Nicola Monti

Il tema dell’LNG e della necessità di avere un mercato il più possibile differenziato è stato affrontato anche da Nicola Monti, Ceo di Edison, il quale sostiene che: “Un mercato solido  ha punti di accesso sia con gas liquido, sia più vincolati attraverso i gasdotti, che sebbene non permettano di diversificare il flusso e spostarlo in un altro paese, essendo strutture rigide, garantiscono, però, la disponibilità di volume dal paese produttore al paese consumatore, salvo problemi geopolitici come quelli relativi al conflitto russo-ucraino. L’Italia ha la fortuna di avere una posizione geografica che permette di diversificare le fonti sia attraverso i gasdotti, sia per mezzo del gas liquido. Dobbiamo, quindi, continuare ad investire nell’LNG: le due navi di rigassificazione che ha acquistato Snam e che sta adattando per essere operative a partire dal prossimo anno , aprono alla  disponibilità di nuove fonti”.

Ma c’è anche un altro progetto che è fondamentale per Edison: “dobbiamo anche avere collegamenti che garantiscano fisicamente l’afflusso di gas e uno di questi è il gasdotto East-Med, che noi sviluppiamo da diversi anni e ha una valenza strategica unica: permette un collegamento diretto tra paesi occidentali, ossia tra riserve certificate, - quelle del bacino di levante in acque israeliane-, consentendo di non dipendere da paesi di transito, che spesso costituiscono degli elementi di debolezza su una catena rigida come quella dei gasdotti. Tuttavia, questo progetto presenta delle complicazioni geopolitiche: da un lato, appena si arriva a Cipro si accende una luce da parte della Turchia; dall’altro quest’ultima si propone come hub del gas nel Mediterraneo – anche se ha già un flusso importante che arriva dall’Azerbaigian, Iran e Russia -, un ruolo che ha una valenza di natura geopolitica. Nonostante ciò, credo che l’interesse degli Stati europei sia l’opposto, ossia svincolarsi dai paesi di transito, specialmente quelli inclini all’instabilità”.

Barbara Pontecorvo  Gas, Idrogeno e Guerra Fredda
Barbara Ponetecorvo

Su questi temi è intervenuta Barbara Pontecorvo, Partner Deloitte Legal e Responsabile Desk Israele, che ha sviluppato un focus importante su Israele, nuovo player nel crescente mercato del gas:  “Le recenti scoperte di gas nel Mediterraneo orientale hanno determinato un riassetto degli equilibri geopolitici e strategici del tutto inaspettati. Se pensiamo che Israele è poco più grande dell’Emilia-Romagna e che ha una popolazione di 10 milioni di abitanti, oltre che essere uno Stato poverissimo di risorse naturali, è sorprendente la posizione che ha acquisito negli ultimi anni. Due sono le risorse di gas per Israele: uno è il sito operativo dal 2013 di Tamar; l’altro è il Leviathan, operativo dal 2019. Sono due bacini che determinano un approvvigionamento di gas non troppo ampio; tuttavia, a quest’ultimi si aggiunge una nuova fonte di gas, determinata dall’accordo recente con il Libano, rappresentata dal bacino di Karish, operativo dal 2021. Tali scoperte hanno permesso ad Israele di diventare, al contrario di prima, il fornitore dei propri vicini, siglando un accordo con l’Egitto e la Giordania. L’attuale riserva offshore di gas di Israele si stima essere pari a circa 900 miliardi di metri cubi; ciò rende il paese autosufficiente sia per le proprie forniture esterne all’intera regione, sia per l’export nei confronti dell’Europa, la quale vede Israele come possibile partner strategico”.

Emanuele Fiano   Gas, Idrogeno e Guerra Fredda 2
Emanuele Fiano

Su questi passaggi fondamentali che interessano il Mediterraneo allargato, poi, si è soffermato anche Emanuele Fiano, già deputato del Pd, il quale ha evidenziato un nesso fondamentale tra Mediterraneo, energia e stabilità: “Mai come in questo tempo possiamo osservare come l’energia sia diventata l’elemento di scambio del quadro geopolitico internazionale, in particolare dell’area mediterranea. L’accordo di confinamento tra Israele e il Libano nel Mediterraneo è stato formidabile se pensiamo che ha ricevuto l’approvazione anche di Hezbollah, un nemico giurato dello stato di Israele, oltre dichiarata organizzazione terroristica da parte dell’Unione Europea. Questo ci dice che l’energia nel Mediterraneo può divenire un fattore assoluto dell’interrelazione geopolitica, anche tra nemici. Bisogna ritrovare nel Mediterraneo la possibilità, per ognuno degli attori principali, di ottenere la propria indipendenza energetica e tutto ciò che va verso la pianificazione, la correlazione e l’incontro è positivo, anche sotto il punto di vista della stabilità dell’area”.

Claudia Fornaro  Gas, Idrogeno e Guerra Fredda
Claudia Fornaro

Prezioso anche il contributo di Claudia Fornaro, managing director e Co-head Energy di Mediobanca, la quale ha chiuso il tavolo scientifico affermando che: “Al di là del contesto particolarmente complesso, l’esigenza di deployment dei fondi infrastrutturali si sta tramutando ancora in investimenti e gli investitori stanno guardando con interesse l’Italia e il bacino del Mediterraneo. Per quanto riguarda gli investimenti sugli assets (risorse) italiani, ci sono alcuni rischi che vanno analizzati: la sindrome nimby e il tema della lungaggine dei processi regolativi. Tuttavia, nell’ambito delle infrastrutture del gas, sia la regolazione, sia le autorità nazionali e locali hanno dimostrato di reagire velocemente e l’Italia, quando vuole, delibera velocemente grazie all’expertise degli operatori e delle istituzioni in tali settori”.

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“Appare chiaro, da questo Talk, come i recenti eventi sullo scacchiere geopolitico determinino un positivo riavvicinamento del blocco europeo, anche in materia di sicurezza energetica, in due direzioni: da un lato verso gli Stati Uniti; dall’altro guardando il Mediterraneo allargato, ed in particolare verso Israele” ha ricordato Andrea Vento, Ceo di iWeek. “Inoltre gli effetti della rincorsa all’approvvigionamento energetico – ha ricordato – non sono materia da sottovalutare, poiché potrebbero diventare arma a doppio taglio: da un certo punto di vista, si configurano come fattore di stabilità dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo, poiché costretti a trovare nuove modalità di accordo e dialogo; dall’altro, adottando una visone più pessimistica, un riassetto inatteso dei pesi e contrappesi dell’area mediterranea, potrebbe causare lo scoppio di nuovi conflitti e l’emergere di attori - statali e non - caratterizzati da attitudini prevaricatrici”.







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