Jessica Faoro, chiesto ergastolo con isolamento per il tranviere che la uccise
La pm Cristiana Roveda ha chiesto l'ergastolo con le aggravanti e l'isolamento diurno per Alessandro Garlaschi
Ragazza uccisa: pm chiede ergastolo con isolamento per tranviere
La pm Cristiana Roveda ha chiesto l'ergastolo con le aggravanti e l'isolamento diurno per Alessandro Garlaschi, il tranviere 39enne che ha ucciso con 85 coltellate la 19enne Jessica Valentina Faoro, lo scorso 7 febbraio a Milano. L'uomo e' imputato nel processo con rito abbreviato per omicidio volontario pluriaggravato e vilipendio di cadavere. Nell'aula a porte chiuse del tribunale milanese in questo momento stanno parlando le parti civili, tra cui c'e' anche il Comune di Milano.
Le amiche della comunità di Jessica davanti al tribunale
Hanno passato anni duri insieme nella comunita' per minorenni dove sono cresciute, e oggi sono venute davanti al tribunale di Milano per "smettere di essere invisibili" e per chiedere "giustizia": sono le amiche di Jessica Valentina Faoro, la 19enne uccisa a Milano lo scorso febbraio dal tranviere Alessandro Garlaschi, che la ospitava a casa sua e che le ha tolto la vita con 85 coltellate. E oggi e' il giorno di un'udienza importante nel rito abbreviato a carico del 39enne, perche' la pm Cristiana Roveda chiedera' con tutta probabilita' la pena massima con le aggravanti per il presunto colpevole. L'udienza e' a porte chiuse, ma sono presenti la madre, il padre e il fratello della vittima, mentre fuori, assieme alle ragazze ci sono la zia Maria e la bisnonna Cristina. "Era arrabbiata con quello che aveva passato nella vita" racconta Morena, cresciuta assieme a Jessica nella comunita' di Voghera, cercando di spiegare quella ribellione e quella voglia di indipendenza che ha portato la 19enne ad affidarsi a Garlaschi, cercando un tetto in cambio di un aiuto domestico.
Ma l'aiuto domestico non bastava e l'uomo e' presto passato alle avances e richieste sessuali: al rifiuto della ragazza, la reazione violenta ha portato all'assassinio della giovane Jessica. "La comunita' e' come una prigione - spiega un'altra giovane, Elena - quando esci non capisci quello che ti succede. Quando non hai mai ricevuto affetto, basta una carezza per scambiare un gesto in una forma di sentimento paterno". Quel gesto, nel caso per Jessica era stato l'ospitalita' e l'acquisto delle lenti a contatto da parte di Garlaschi. Una volta compiuti i 18anni, Jessica era uscita dalla comunita' e non aveva un posto dove andare, avendo rifiutato anche l'aiuto del padre: "e' stata abbandonata come lo siamo tutte noi", incalza Celeste, siamo "invisibili". Traumi affettivi vengono raccontati dalle ragazze: "In comunita' non potevamo nemmeno abbracciarci, perche' venivamo sgridate o considerate 'lesbiche'; siamo state separate dai nostri fratelli: traumi da cui non ci siamo mai riprese". Nel caso di Jessica un distacco ancora piu' grave, quello con il bambino che aveva avuto dopo una gravidanza a 14 anni: "Ci vorrebbero percorsi psicologici e di sostegno anche dopo la maggiore eta'" spiega Manola Sambo, presidente dell'associazione Crisalide, che segue ora queste ragazze.
La madre di Jessica chiede 500mila euro
La madre di Jessica Valentina Faoro ha chiesto - tramite il suo avvocato Eliana Capizzi - al giudice per le udienza preliminare un risarcimento di 500mila euro, in quanto parte civile nel processo abbreviato a carico del tranviere 39enne, che ucciso sua figlia con 85 coltellate e poi ha tentato di bruciare il corpo. Il fratello di Jessica, Andrea, anche lui come la sorella affidato fino al compimento dei 18 anni ai servizi sociali, e parte civile nel processo, ha chiesto una provvisionale di 200mila euro. Si e' invece rimesso alla valutazione del giudice per il risarcimento, il padre, che durante l'udienza avrebbe lamentato le mancanze dei servizi sociali nei confronti della ragazza, rimasta sola e senza una casa dopo i 18 anni, rifiutando l'aiuto dei genitori. Diecimila euro invece la cifra richiesta per danno d'immagine dal Comune di Milano, che si era costituto parte civile nel processo; somma che verra' destinata al contrasto alla violenza sulle donne, come anticipato dall'avvocato Maria Rosa Sala. La prossima udienza per la replica delle parti e' stata fissata dal giudice Alessandra Cecchelli per il prossimo 14 dicembre.
La difesa di Garlaschi chiede l'assoluzione per incapacità di intendere e volere
La difesa di Alessandro Garlaschi ha chiesto l'assoluzione per l'imputato. Secondo l'avvocato Francesca Santini, nella commissione del reato manca l'elemento soggettivo del dolo: al momento in cui ha inferto le coltellate sul corpo della ragazza, che aveva trovato ospitalita' presso di lui in cambio di aiuto domestico, l'uomo non era capace di intendere e di volere. In subordine la difesa ha inoltre chiesto che venga riconosciuto il vizio parziale di mente (l'uomo sarebbe affetto da disturbo del se' passivo depressivo) e l'esclusione dell'aggravante della recidiva per stalking, visto che Garlaschi era stato anni prima denunciato da una collega di ATM per atti persecutori. In conclusione l'avvocato ha chiesto al giudice di condannarlo alla pena minima edittale di 30 anni. Il 40 enne oggi non si e' presentato in aula, in seguito ad una crisi avuta ieri; stando a quanto riferito, ha completamente rimosso il gesto che ha compiuto e non capisce la gravita' della situazione in cui si trova, ovvero che rischia l'ergastolo. Nel corso del processo ha anche inviato 5 lettere alle parti in cui pero', stando a quanto riferito dall'avvocato della madre, Eliana Capizzi, "non ha mostrato alcun segno di pentimento". "Qui troppe persone sapevano e non hanno fatto nulla" ha commentato la legale di Garlaschi, in uscita dall'udienza, ricordando che la ragazza non era stata piu' seguita dai servizi sociali al compimento dei 18 anni di eta', che aveva avuto delle gravidanze di cui una conclusa con l'allontanamento del bambino, e che aveva gia' chiesto aiuto, nelle sere precedenti all'omicidio, per gli atteggiamenti morbosi che Garlaschi le mostrava
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