Milano

La cancellazione del murale di Dax? Una scelta politica che non viene fatta

Nuovamente cancellato in Darsena il murale dedicato a Dax, militante di estrema sinistra ucciso da neofascisti. Ma ora si apra una riflessione in città

di Fabio Massa
Ieri il Nuir, ovvero il Nucleo Intervento Rapido ha cancellato con bidoni di vernice il murales dedicato a Dax, Davide Cesare, un militante di estrema sinistra assassinato da neo-fascisti anni fa. Già così, la questione fa sorridere: il murales era là da mesi, e di intervento rapido non ce ne era bisogno. C'era bisogno, invece, di una riflessione e di una scelta politica. Non artistica, si badi bene, perché il murales dedicato a Davide Cesare era indubbiamente un'opera d'arte creata da artisti, non ultimo (anzi, forse primo) da quell'Ivan Tresoldi che viene chiamato da comuni di mezza Italia ad abbellire i muri con le sue opere. Tuttavia quel pezzo d'arte è stato cancellato. Il sindaco, che evidentemente non era stato informato dalla vicesindaco, che ha la delega alla Polizia Locale, dell'intervento del Nuir, ha subito dichiarato che bisogna trovare uno spazio definitivo per il murales. Perché, e anche questo è un fatto, quel murales in quel luogo era illegale. Irregolare. Tanto che è l'ennesima volta che viene eliminato. Fin qui, i fatti privi di opinioni.

La scelta però, a questo punto si fa politica. Se infatti la politica intende dedicare un muro a Dax, lo fa per una motivazione. Ancora non si è avuta una decisione su una strada o un giardino a Bettino Craxi, a Milano. Proprio perché la discussione politica è più difficile, quando si parla di memoria. Il sindaco, quando dice di aver deciso che il murales sia definitivo, forse "salta" un passaggio importante. Che è il seguente: Davide Cesare è stato un modello e un esempio da seguire? Che sia un mito, non vi è dubbio. Ragazzo di sinistra, ucciso da neofascisti che avevano ribattezzato il loro cane Rommel, condannati dal Tribunale. Sempre in prima linea in mille contestazioni. Eppure, questo non basta. Altrimenti anche Nicolò Savarino, il vigile ucciso da un rom, avrebbe qualcosa di più che una targa con una fotina, in zona Bovisa, senza altro più che il nome e il numero di matricola (almeno la data di nascita e di morte, e il fatto che serviva nella Polizia Locale). Non basta perché autorizzare il murales per Dax ("odia ancora") è un atto politico. Tanto per la cronaca, Dax prima di convertirsi alla sinistra estrema, era un militante di estrema destra, negli anni delle superiori: ma anche questo non basta, Bombacci fondò il Pci e morì col Duce. Le vite, come le opinioni, sono mutevoli.

Ancora: la protesta di Dax non è quasi mai stata semplicemente pacifica, pacata. Ma al contrario accesissima, antagonista. Attenzione: sono piccole notazioni che vogliono suggerire di aprire un dibattito, di raccogliere altre testimonianze, magari molto positive o magari negative. Di costruire una biografia a quello che adesso è solo un simbolo. Perché è legittimo decidere che la morte di Dax è un esempio di antifascismo (davvero lo è?) che si vuole tramandare nella memoria. E' legittimo che Milano dedichi ai suoi modelli gli spazi che vuole. Ed è legittimo che Dax abbia il suo murales. Però quest'ultimo atto non passa da una dichiarazione, ma da una riflessione pubblica. Da una presa di coscienza di quel che è stato Dax, in vita, andando oltre la morte - tremenda e ingiusta - per le coltellate subite da neofascisti condannati per questo dal tribunale. Altrimenti Dax sarà un feticcio, e la scelta politica una mera pezza per tenere calma una parte della sinistra. Dunque il sindaco, e Mirko Mazzali delegato alle periferie, e Anita Pirovano consigliera comunale, portino il dibattito a Palazzo Marino. Aprano alla condivisione la scelta. E poi la prendano, sicuri in piena coscienza di aver fatto tutto l'iter che il modello Milano impone.

PS. Prima di darmi del fascista, considerato che io Davide Cesare l'ho pure conosciuto, e ho conosciuto chi l'ha frequentato prima della sua svolta a sinistra, si badi bene: non ho una posizione preconcetta sul murales. Non sono di quelli: "Dax non se lo merita". Semplicemente mi chiedo se è giusto "imporlo" alla città oppure coinvolgerla nella scelta. Magari, appunto coinvolgendola, anche la vita e la morte di Dax saranno più noti a tutti.

fabio.massa@affaritaliani.it







A2A
ZX