Milano

La politica cinese e le soprintendenze. Il Meazza è una vicenda più grande

Il Meazza tra politiche internazionali e logiche ministeriali. L'analisi (e qualche spunto)

di Fabio Massa

Dalle parti dello stadio del Liverpool sorge la statua di Bill Shankly, che sul calcio disse una frase che ben si attaglia alla vicenda del Meazza: "Alcuni pensano che il calcio sia una questione di vita o di morte. Non sono d’accordo. Posso assicurarvi che è molto, molto di più". E così, quella che sembra solo una questione urbanistica, o di business, nasconde in effetti al suo interno mille vicende più piccoli, e a volte anche più grandi.

ETEROGENESI DEI FINI/ Il Milan lo possiede il fondo Elliott, sul quale proprio oggi il Financial Times scrive l'opinione di un dirigente che vuole rimanere anonimo: "Penso sia veramente difficile ribaltare il Milan e venderlo per un miliardo di dollari". Elliott vuole vendere il prima possibile, e questo è chiaro. Per farlo non pensa alla vittoria sul campo. Non è il suo mestiere, tanto che il FT si chiede proprio se il "temuto fondo" abbia trovato la formula per vincere. Ma lo stadio, per Elliott, è il modo di vincere. Si badi bene: non la sua realizzazione, ma l'autorizzazione al progetto. Dopodiché potrà vendere sulla carta un club con in pancia il progetto approvato dello stadio. E se arrivassero lungaggini? Allora Milanosesto potrebbe davvero essere un'alternativa, con lo spostamento fuori dal capoluogo. Anche in quel caso, con un progetto su carta, dallo sviluppo lungo che prevedibilmente non riguarderà il fondo speculativo statunitense. Ovvio però che per adesso c'è unitarietà con l'Inter sul fatto di voler demolire il Meazza per fare là l'operazione immobiliare. Ma si tratta di eterogenesi dei fini.

LA VIA DELLA SETA/ L'idea di Suning, la società della famiglia Zhang, è assai diversa. Niente speculazione ma una strategia su tutta Europa, appoggiata ovviamente dal governo della Repubblica Popolare Cinese. E' una strategia collettiva di posizionamento non solo in Italia. E l'Inter è una parte di questa grande strategia. Nessuna necessità di vendere, ma anzi - come diceva qualche tempo fa SkyTg24 - di allargare la platea di marchi posseduti. Una strategia di penetrazione che non ha un bisogno immediato di capitalizzare con una speculazione edilizia, ma che diversamente ha la necessità di costruire sul lungo periodo un rapporto con i tifosi. Rapporto gestito maluccio, soprattutto per la fretta dei rossoneri. Più di un sondaggista ha storto il naso, di fronte ai numeri celebrativi diffusi in occasione della presentazione dei due progetti finalisti.

CONSIGLIO CONTRO/ Chi è contro è di sicuro il consiglio comunale. Fortemente contro. Sia in giunta, che in maggioranza che all'opposizione chi vuole l'abbattimento di San Siro si conta sulle dita di una mano, o forse poco più. Se oggi si votasse a Palazzo Marino la decisione sarebbe netta. Anche a chi piace la nuova struttura non piace affatto quello che sta intorno: volumetria, poco verde. E infatti molti consiglieri, dopo la provvida uscita su Dagospia dei rendering del progetto escluso, quello di Stefano Boeri, hanno iniziato a chiedere che sia recuperato quel concetto. Beppe Sala ha due necessità politiche, ma forse tre. La prima è quella di tenere salda la maggioranza, che ad oggi semplicemente non c'è. La seconda è di andare incontro ai desiderata della città, che non si esprime in modo univoco.

SOLDI SOLDI SOLDI/ La terza necessità è solo potenziale: quanto potrebbe valere l'intera operazione in oneri? In ricaduta sulla città? Gli uomini più vicini al sindaco mormorano che buttare via un investimento di questa portata senza esplorarne fino in fondo le potenzialità sarebbe un delitto. E lui stesso ha sempre parlato di una città contemporanea, che non si fa fermare. E che soprattutto non può buttare via occasioni miliardarie. Senza contare che il nuovo governo deve ancora impostare la propria politica nei confronti delle città: se tornasse con più prepotenza la politica punitiva nei confronti delle città virtuose (come è successo nel passato, con qualunque governo), ogni euro introitato in più da rimettere sulla Milano che si avvia alle votazioni vale ovviamente doppio.

I POTERI SOVRAORDINATI/ Ci sono poteri che sono superiori agli altri, poiché non hanno contrappeso. Uno di questi è rappresentato dalle soprintendenze. Se arriva il vincolo, il progetto si ferma e non c'è praticamente nulla da fare se non aspettare che venga rimosso. La Soprintendenza con una lettera ha spiegato di valutare la possibilità che il Meazza rimanga in piedi. Beppe Sala ha detto di essere stato colto di sorpresa e che comunque la lettera va interpretata. Qui è uno dei punti dove il discorso si complica. Perché in effetti la Soprintendente dovrà riferire della vicenda ai suoi capi romani, e in particolare al nuovo direttore generale - entrato in carica da poco: Federica Galloni che ha preso il posto del predecessore, andato in pensione. E c'è anche - ovviamente - il nuovo ministro Dario Franceschini. E con lui aria nuova dopo l'interventismo di Bonisoli: si prospettano tagli di teste e un nuovo modo di gestire le vicende. Dunque, il Meazza sarà anche la cartina di tornasole di un gioco interno al Mibac. Ma non c'è solo questo: perché se pare escluso che il terzo anello possa essere vincolato, la Soprintendenza potrebbe vincolare il secondo, o il primo. E dunque Beppe Sala, che forse tanto stupito della lettera non era, potrebbe pensare a una destinazione alternativa per "vecchio e glorioso" Meazza. Il vero problema sono i due club. L'Inter, a rimanere in zona, forse ci starebbe. E il Milan? Per i rossoneri la carta da giocare (o da firmare) è sempre Sesto San Giovanni. Almeno fino a quando non verrà venduto.

Politica cinese, affari urbanistici, il sistema delle soprintendenze, la maggioranza consiliare. Forse Bill Shankly esagerava. Forse no.

fabio.massa@affaritaliani.it







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