Milano
La Ravetto e l’antifemminismo: a sinistra poca solidarietà (verso destra)
La (volgarissima) satira del vignettista del Fatto e la quasi nulla solidarietà da sinistra a Laura Ravetto
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Io non penso che esista il femminismo. Penso che debbano esistere i diritti delle donne, dei bambini, degli uomini. Con un discorso che dobbiamo tener presente: gli uomini i propri diritti se li sono sempre difesi, eccome. Finendo peraltro per negarli a donne e bambini, storicamente. I diritti non hanno colore. I diritti sono diritti, e sono fuori dalla contesa politica. Per esempio, se Jole Santelli, la governatrice della Calabria morta per un tumore ha il diritto (sì, anche da morti si hanno diritti) di non essere infangata dalle parole vergognose di Nicola Morra, incolto grillino presidente della Commissione Antimafia, alla stessa maniera Nicola Morra ha il diritto a dire la propria opinione, in quanto istituzione, nei programmi di informazione Rai. Non si ripara un torto con un altro torto. E soprattutto bisogna smetterla di confondere battaglie sui diritti e parte politica. Faccio un altro esempio, che è quello di cui voglio parlare oggi. L'altro giorno la Ravetto, onorevole di Forza Italia, passa alla Lega. Natangelo, il vignettista del Fatto Quotidiano, commenta satiricamente mettendo un Berlusconi solo e rammaricato per le prestazioni sessuali passate della Ravetto. Una cosa di una volgarità assoluta. Satira? O porcheria? Sarei più incline alla seconda. Ma di una cosa sono certo: se una minchiata del genere la fanno a destra ci sono le barricate. Ricordo di quando Berlusconi ne infilava una dietro l'altra, di stupidate del genere. Era una sequela infinita di proteste. Tutte giuste, peraltro. Invece su questa cosa di Natangelo, considerato che è la Ravetto, che è di destra, molte insigni esponenti del femminismo milanese sono state belle zitte. Zittissime. Oh intendiamoci, a me la Ravetto sta sul piloro. Eppure i diritti non hanno colore, valgono anche per la Ravetto. A difenderli invece ci si può pensare a giorni alterni, a seconda di chi è la vittima.