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Milano
La vergogna del "boschetto della droga di Rogoredo"
Il "boschetto della droga" di Rogoredo

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C'erano una volta i muri. Non quelli delle marce senza muri, ma quelli che vengono alzati, a Rogoredo, per cercare di impedire lo spaccio. Ma oggi i media riportano che alla fine gli spacciatori sono rientrati nel boschetto della droga di Rogoredo. Ora, io non vorrei essere troppo violento, ma trovo inaccettabile e vergognoso che esista un boschetto della droga. E trovo inaccettabile e vergognoso che si debba provare a difendersi dagli spacciatori con un muro. I muri non sono mai serviti a niente, se non a mettete un po' di cemento e un po' di mattoni. Non sono mai serviti a niente, se non a pulirsi le coscienze. Poi chi vuole passare lo farà sempre, e vivaddio che è così. Però io mi chiedo: se fossi il sindaco di Milano, e se fossi il prefetto, e se fossi il questore, non potrei tollerare che in una zona della mia città, della città che sono chiamato ad amministrare si possa spacciare così, a cielo aperto. Militarizzerei tutto. Ci metterei talmente tante risorse, da pulire tutto. Piuttosto che cedere alla droga, tirerei giù il boschetto, e lo dico come paradosso e per far capire come questa debba essere un'ossessione. L'ossessione delle periferie è anche l'ossessione per la sicurezza. Che va perseguita senza se e senza ma, e senza muri.

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