Milano

La Vittoria Alata di Isgrò alla stazione di Brescia. FOTO

di Paola Bulbarelli

Si intitola "Incancellabile Vittoria" l'opera di 200 metri quadri di ampiezza di Emilio Isgrò inaugurata martedì a Brescia

La Vittoria Alata di Isgrò alla stazione di Brescia

Il titolo dice tutto: “Incancellabile Vittoria”. Dove Vittoria sta perla famosissima Vittoria Alata, una delle più straordinarie statue inbronzo di epoca romana che dopo due anni di restauro rivedrà la lucetra circa un mese; e dove ‘Incancellabile’, riferita a un’operafirmata da Emilio Isgrò, sembra una contraddizione in termini. Ilgrande artista siciliano, noto per le sue cancellature, ha resostraordinaria la mega installazione posta alla fermata Fs dellaMetropolitana di Brescia, un’opera di oltre 200 metri quadri diampiezza diventata simbolo dell’accoglienza per chi arriva nellaLeonessa d’Italia, inaugurata oggi a Brescia.

“E’ un appuntamento unico con Emilio Isgrò -spiega Stefano Karadjov,direttore generale della Fondazione Brescia Musei- che ha realizzatocon Fondazione Brescia Musei una installazione monumentale dedicataalla Vittoria Alata reinterpretata attraverso una sua poesia visivadella cancellatura partendo dal primo canto dell'Eneide da dove emergeuna silhouette della Vittoria Alata che diventa un'opera alta 12metri. E’ il luogo di accesso alla città, che ha un valoreimportantissimo per dare il benvenuto”.

Caduti gli ultimi veli, ecco l’opera che Isgrò ha donato alla città:la Vittoria Alata vista attraverso le sue cancellature.

“La Vittoria Alata è sinonimo e sintomo di un desiderio di resistere,della forza, dell’amore, della vitalità, dello spirito identitario epatrio che questa statua fin da quando fu ritrovata nel 1826 ha sempresuscitato. E’ un caso che avvenga in questo momento storico ma per noiè importantissimo venga evidenziato. Proporre questa iconografia conil linguaggio contemporaneo di Emilio Isgrò, questa installazioneproprio all’ingresso della città è un modo non solo di rievocare unbene artistico che poi il turista, il cittadino troverà nelCapitolium, la Vittoria di bronzo, la nostra Gioconda, ma è anche unmodo per ricordare che questa città ha sempre una mossa tesa arisorgere. E’ come se fosse la nostra feniche che risorge, ed è questoun grande valore. L’opera è stata realizzata insieme a Fab di Milanoche ha lavorato dal punto di vista metodologico unendo la grandeartigianalità italiana con l’innovazione della fabbricazione digitale,del taglio laser utilizzando 150 tavelle da un metro in legno cementotutte fresate con macchine a controllo numerico sulla base del disegnodi Isgrò e da Emilio resinate in modo da far emergere, anche graziealle differenze di spessore della fresatura e all’ombra che negenererà, l’immagine di questa Vittoria che letteralmente si stagliadalla parete frontale della ferrovia”.

Ma questo è solo il primo appuntamento della Fondazione.

“Infatti, anticipa il ritorno della Vittoria Alata. La facciamovolontariamente un mese prima del 19 di novembre, data prevista perl’inaugurazione del nuovo Capitolium, momento molto particolare per lanostra città perchè dopo due anni di restauro della Vittoria Alataall’Opificio delle Pietre Dure a Firenze, dopo dieci mesi di chiusurae di rinnovo del Parco Archeologico riapriamo sostanzialmente un nuovoParco che diventa il Capitolium restaurato con la Vittoria Alata nellacella orientale. La Vittoria Alata fu ritrovata, come detto, nel 1826proprio tra le rovine del Tempio e in questo caso dopo vent’anni dicollocazione nel Museo di Santa Giulia noi la riportiamo nel luogodove fu trovata ma in un allestimento contemporaneo affidato a JuanNavarro Baldeweg che trasforma l’oggetto Vittoria Alata in bronzoantico, e quindi un oggetto di alta manifattura artigiana e disapienza,  in un’icona perché lo innalza, solo, a un metro e mezzo daterra su un cilindro di marmo di Botticino e quindi marmo locale inuna collocazione dove la statua dialoga con l’allestimento realizzato,trasformando le pareti della cella in una scenografia che ricordaquella della monumentalità romana. File di mattoni sbozzati a manoalternati a strati di malta lavati da uno strato di calce bianca chelo rende etereo, a loro volta rilavati da luci realizzate con Guzziniche creano una prospettiva e una profondità di campo generatadall’irregolarità della parete. L’altare romano rimane e la VittoriaAlata è alla stessa altezza ma non al centro della sala. E per ungioco di luci si crea un effetto, una sorta di alone che vuole essereil fantasma dello scudo, mai trovato, che manca alla statua. Lastatua, per la prima volta, si potrà vedere a 360° girandole attorno edando la sensazione del volo.

Quando potrà arrivare il visitatore?

“Le direttive cambiano di giorno in giorno. Dal 20 di novembre lacella della Vittoria così come tutti gli altri spazi del TempioCapitolino saranno visitabili da un gruppo massimo di 15 persone ogniventi minuti. Questo anche perchè nella cella della Vittoria ci sonocontrolli igrotermici per mantenere la situazione ottimale del bronzoe anche per questo serve misurare la quantità di vapori della sala,una limitazione che ci sarebbe stata anche senza Covid. In più, stiamofacendo realizzare un virtual tour del Capitolium e della VittoriaAlata, non solo visualizzazioni fotografiche che già ci sono sulnostro sito. In questo caso l’utente digitale può percorrere gli spazicon apparato didascalico e tanto di indicazioni”.

Prima di questa ulteriore brusca frenata alla cultura, come stavanoandando le cose?

“Per quantoriguarda Santa Giulia eravamo tornati al 35% dello storicodei visitatori e per la Pinacoteca al 45% tenendo presente che non cisono gruppi, non ci sono le scuole, non ci sono turisti stranierei. Damaggio a settembre eravamo arrivati a queste percentuali.

Numeri costruiti con un lavoro sulla comunità locale, tutti cittadini.A cavallo dell’estate abbiamo fatto tre mostre in sessanta giorni:“Gesto Zero Istantanee 2020”, “Raffaello, l’invenzione del divinopittore” e “Baldeweg Architettura, Scultura, Pittura” .

Queste tre mostre sono state tutte incluse nel biglietto museale conl’obiettivo di integrare con la spunta delle collezioni permanenti chedi solito i locali trascurano in quanto già viste. Queste tre mostrepiù le attività della sezione didattica che per noi si rivolgono ancheagli adultui e non solo ai ragazzi hanno permesso di richiamareventimila visitatori contro 75 /80 nel precedente periodocorrispondente. Non ci sentiamo particolarmente in pericolo come altriattrattori museali che si basavano quasi esclusivamente sui turisti”.

E ora?

“Si cerca di andare avanti. La guardiamo come un’opportunità perguardare al nostro territorio. Se facciamo due conti, i nostri museifacevano 250 mila visitatori all’anno prima del Covid, ora tolti ituristi, tolti i gruppi organizzati e gran parte delle scuole siamo aun 40% di questo valore: centomila all’anno ne mancano 150 milaall’appello. La provincia di Brescia da sola fa 1 milione e 250 milapersone,  sommando le provincie di Bergamo , Mantova e altre dellaLombardia orientale parliamo di 3 milioni e mezzo di persone. Questovuol dire che se riesco a portarmi nel giuro del prossimo anno e mezzoil 3/4% di quegli abitanti ho pareggiato i conti rispetto allo storicoe in più mi sono costruito un pubblico che non è come il turista cheviene una volta ma che rimane. Dobbiamo orientarci a progetti di arealocale che non significa chiudersi, perché continuerò a lavorare per ituristi sperando che vengano come mi aspetto che tornino i gruppi. Mafintanto che c’è questa condizione non ha senso pensare di chiuderedicendo tanto non c’è il turismo. Da anni si lavora perchè i museidiventino strumenti di welfare del territorio. E’ una tristeopportunità ma è un’opportiunità. Pensiamo a centinaia di migliaia dipersone che sono inoccupate. Il settore cultura e quello degli eventisono tra i più colpiti. Bisogna essere prudenti ma guardare avanti”.







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