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Milano
La Cgil si scalda per il referendum. "Regione? Su innovazione si fa fatica"

Milano - “Se il Parlamento dovesse decidere di mettere in calendario la nostra proposta di legge sul lavoro e sui diritti, il referendum sarebbe superfluo. Non è una sfida ma uno stimolo ad affrontare il tema del lavoro”, spiega Elena Lattuada, segretaria generale del maggior sindacato lombardo, impegnata in questi giorni negli Stati Generali della Cgil. “Noi abbiamo proposto una nuova legislazione sul lavoro con la Carta dei diritti universali. Si tratta di 97 articoli destinati a declinare in modo più equilibrato i diritti di chi lavora. Abbiamo raccolto le firme per tre quesiti referendari. Si tratta di tre questioni vitali: i voucher, da abolire, nella forma attuale, perché rappresentano uno strumento di sfruttamento soprattutto dei giovani. Poi occorre contrastare il lavoro nero delle imprese che nascono e muoiono – lasciando i lavoratori in mezzo alla strada – coi subappalti. Abbiamo chiesto la responsabilità diretta del committente. Infine consideriamo inaccettabile il ricatto del licenziamento che viene fatto col Jobs act”.

In questi giorni la Cgil lombarda mette a punto la macchina per affrontare, con la scadenza degli Stati Generali, i prossimi appuntamenti. Avete di fronte un Paese diviso dal referendum istituzionale, come vi proponete di contribuire a rimettere in moto la macchina? “Vanno messi in evidenza due elementi. Il primo è il giudizio negativo degli italiani che hanno bocciato la proposta di riforma e il secondo l’alta partecipazione al voto, che dimostra che i cittadini vogliono partecipare, vogliono dire la loro”.

“Oggi si discute sul fatto che nel Paese le priorità sono altre: la mancanza di lavoro, le diseguaglianze, temi tornati d’attualità. Questo è positivo e per noi occorre ripartire da qui. Oggi si può rimettere in moto la macchina Paese e vogliamo capire nuovo governo - al netto della riforma elettorale - che orientamenti esprime”. La Regione Lombardia rappresenta un presidio per il lavoro e lo sviluppo, come va con Maroni? “I canali di comunicazione sono aperti, su alcuni temi riusciamo a strappare qualche accordo, su altro è più difficile. Ad esempio su sviluppo e innovazione e sulla creazione di nuove opportunità si fa molta fatica.  Ma noi vogliamo guardare avanti”.

(Daniele Bonecchi per IMPRESE-LAVORO.COM)

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