Milano

Lavezzi-Mogol: "Ecco il nostro inno per la rinascita della Lombardia". AUDIO

Claudio Bernieri

In esclusiva per Affaritaliani.it in questi giorni drammatici per la Regione, il brano "Lombardia" scritto da Mario Lavezzi e Mogol

Lavezzi-Mogol: "Ecco il nostro inno per la rinascita della Lombardia"

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“Sarà l’Inno per la rinascita della Lombardia”, mi dice soddisfatto e un poco commosso  Mario Lavezzi. Ha appena celebrato i 50 anni (le nozze d’oro) di matrimonio con la canzone italiana. Di tournee in tournee, ha avuto anche il tempo di scrivere un libro di  memorie musicali. Lavezzi ha lavorato con Loredana Bertè, Anna Oxa, Ornella Vanoni, Marcella Bella, Ivana Spagna, Fiorella Mannoia, Fausto Leali., Vince Tempera… Produttore, autore,  chitarrista... E’ un po’ la memoria storica della canzone italiana nel mondo.

Di prammatica chiedergli per rompere il ghiaccio che cosa ne pensa della nuova canzone di Al Bano e  Romina presentata a Sanremo…

“Carina... però mi ricorda un po’ quella mia canzone Vira,  cantata dalla coppia Dalla-  Morandi, quando dico (e qui canticchia) "Anche gli angeli". Va bene, non diciamo che è un plagio, è nata da una ispirazione comune…"

E dalla sua bottega milanese viene ora  alla luce il pezzo dimenticato scritto con Mogol dieci anni fa, ai tempi del governatore Bobo Maroni, saxofonista a tempo perso. L’Inno alla Lombardia. Nessuno tra gli autori  della canzone italiana, aveva mai pensato a celebrare  il motore industriale d’Italia, tranne Herbert Pagani, che dedicò  alla Lombardia la traduzione in italiano di una canzone di Jacques Brel, Paesi Bassi.

Lavezzi mi ha ricevuto nel suo studio, dopo un anno di ricerche e di appuntamenti mancati: io, alla ricerca del capolavoro perduto.

“E la storia di un bambino, che racconta la sua Milano "senza odio per nessuno" (qui Lavezzi cita i versi di Mogol). E c’era tanta gente dentro le chiese,  gente generosa senza gelosia”.

La recitazione delle strofe  della canzone ritrovata scivola nel silenzio dello studio di registrazione del Maestro.

Ed ecco poi  la rima, tanto  attesa del refrain: “Lombardia, fiduciosa che qualcosa cambierà, Lombardia, orgogliosa, laboriosa piena di energia. Questa terra mia operosa generosa senza mai una bugia”, recita Lavezzi.

Ecco l’inno ritrovato alla Lombardia, che  la coppia Mogol- Lavezzi aveva scritto  e che ora emerge da un cassetto dimenticato della Regione chiusa per virus.

Può una canzone regalare speranza?  Chi scrive ritiene di sì. Una storia che parte da questa estate. Ero a Pescara: io, un registratore e  Mogol. Parlavamo di un suo pezzo famoso scritto con Battisti, “Il mio canto libero".

“Attenzione. E’ un manifesto dedicato alla società - mi dice il poeta - E’ una canzone che parla di una separazione. Un nuovo amore dopo essersi separati da un matrimonio. E la società condanna queste separazioni. Se tu leggi la canzone in questa chiave, capisci tutto”, mi spiegò Mogol.

Io riflettei, il sociale, dunque. E  poi è arrivato Maroni. Era allora governatore della Lombardia...

Ci racconti, allora, chiesi.

“Lui pensava  da tempo a un inno per la Lombardia. Gli proposi una  canzone molto bella, scritta con il musicista Mario Lavezzi. Quel presidente lì aveva detto che la avrebbe lanciata, poi non ha fatto un bel niente…”

Dove è finita?  domandai, stupito.

“Non lo so. Era una bellissima canzone ma poi non facendo niente la canzone si spegne”. Piovve  una promessa inaspettata: “Chiami la mia segretaria, Lorella, si faccia inviare una copia  della mia canzone sulla Lombardia, Affaritaliani.it faccia quello che non ha fatto Maroni, la pubblichi”.

Ringraziai il Maestro. Un inedito clamoroso. Una canzone perduta di Mogol, in questi tempi di magra, di rap e  di “immondizie musicali” (citazione di Battiato) non è poco. Un piccolo gioiello.

Lorella però non si fece mai  trovare. La canzone non si trovava. Venne Natale. Arrivò gennaio. Il figlio di Mogol, in arte Cheope, mi suggerì di rivolgermi all’autore  della musica. Raggiunsi lo studio di Lavezzi.

“Potrebbe essere l’inno della ripresa: della regione Lombardia e di tutta l’Italia”, mi dice il Maestro.

“Ho appena festeggiato 50 anni di carriera: canzoni per Lucio Dalla, Morandi, Loredana Bertè, e tantissimi altri.  Poi vorrei citare un libro che ho scritto:  "E la vita bussò”. Non è una autobiografia, è un racconto attraverso le epoche che abbiamo attraversato noi musicisti, dal beat, agli hippies, alla musica progressiva, tutti i generi fino ad oggi"

Lo interrompo: come è nata “Lombardia”?

“Maroni ci aveva chiesto un inno, e mentre eravamo  lì a pensare, io e Mogol  una sera  nel mio studio, Mogol  rammentò un una canzone che avevamo scritto in passato, nel ‘91, un profilo sociale, “Per la gloria” si chiamava, che Mogol aveva scritto pensando a Chico Mendes… il sindacalista brasiliano che lottava contro il disboscamento della Amazzonia. Mogol tornava da una tournee all’estero, era tutto preso per Chico. Allora lui  cominciò a canticchiarl "Per la gloria, per la gloria", canticchiò il refrain. E  poi fece: "Lombardia… Lombardia…". Il testo ci stava a pennello, stessa metrica, da lì nacque Lombardia. La canzone originale  era a più voci, ci cantavano Riccardo Cocciante, Gianni Bella, Mango e Raf. Con il contributo anche di Mango, era  per un mio album. La musica era mia. Il testo dedicato a Chico  era suo, lui  allora  ha cambiato le parole, ci ha lavorato molto. La presentammo al Pirellone nel 2014. Ma io ho ancora il master. Sarebbe una bella cosa che Affari la ripubblicasse".

Ecco  ora  per Affari l’Inno che può dare speranza alla Lombardia, "operosa generosa fiduciosa”, come canta  Lavezzi. Parole di speranza composte da Mogol. Singolare: la prima canzone che compose Lavezzi fu “Il primo giorno di primavera”, un successo dei Dik Dik. Era il 1969. Dopo 50  anni la Lombardia cerca una nuova  primavera.







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