Milano
Lavorare a Milano? Servono determinazione, flessibilità e… un po’ di fortuna
Il contesto milanese è in continua evoluzione quali sono le caratteristiche per avere successo nel lavoro? Intervista a Rosario Rasizza, AD di Openjobmetis
Lavorare a Milano? Servono determinazione, flessibilità e… un po’ di fortuna
Milano accoglie ogni anno migliaia di persone in cerca di opportunità professionali. Si viene qui per cercare lavoro, ci si rimane perché Milano sa essere generosa. Il capoluogo lombardo è cambiato, il mondo del lavoro anche. Oggi è tutto più flessibile, fluido e in movimento. Il posto fisso? Era l’obiettivo di altre generazioni, ora non ci si pensa nemmeno più. Adesso a essere vincenti sono le idee innovative e originali. Di storie di successo in Lombardia ce ne sono molte. Ce ne è una in particolare che ha proprio a che vedere con un nuovo modo di intendere il lavoro e con la capacità di avere l’idea giusta nel momento giusto.
È nato a Varese, è cresciuto a Cassinetta di Biandronno in un modesto appartamento dove i comfort non si sapeva cosa fossero e oggi è un imprenditore affermato che lavora per creare opportunità professionali. Rosario Rasizza è riuscito a realizzare un progetto che ha portata nazionale, pur mantenendo il quartier generale a Gallarate. E lo ha fatto partendo da zero, non senza imprevisti, fatica e delusioni. Ma Rasizza, amministratore delegato di Openjobmetis, uno dei principali player del settore del lavoro interinale con oltre 600 dipendenti, ha determinazione da vendere. Quando si è iniziato a parlare di flessibilità del lavoro, si è detto: “Quando sarà il momento mi devo far trovare pronto.” Un viaggio in Francia per capire meglio come funzionava il lavoro interinale, ancora sconosciuto in Italia, ed ecco che Rasizza ha cominciato a fare quel che ha sempre desiderato fare: lavorare per dare lavoro agli altri. Nel 1997 inizia la sua carriera nel mondo delle Agenzie Per nel febbraio del 2013 viene nominato Presidente di Assosomm (Associazione Italiana della Agenzie per il Lavoro). Un percorso professionale davvero sorprendente. Chi meglio di lui può raccontare cosa vuole dire oggi affacciarsi al mondo del lavoro in un contesto in continua evoluzione? Ed è per questo che Affaritaliani.it Milano lo ha intervistato.
La sua è una storia di successo ottenuto grazie a molta determinazione, pensa che oggi chi fatica a trovare lavoro o ne trova uno che non lo soddisfa è perché non riesce ad avere la stessa determinazione?
La determinazione è un ingrediente di base. Io non ci credo che chi persevera, con lucidità, umiltà, con un minimo di senso della pianificazione, non arrivi da nessuna parte. Certo, la fortuna aggiunge un tocco a volte importante, ma alla fine, per chi non molla, è solo una questione di tempo.
Quali consigli si sente di dare a chi sta cercando lavoro oggi e quali sono secondo lei le caratteristiche che si dovrebbero avere per avere successo professionale?
Il mio consiglio è quello di non limitarsi a una prima idea di lavoro. Solo sperimentando più contesti, incontrando professionisti diversi, è davvero possibile comprendere quale sia il lavoro giusto per noi. Sembrerà banale, eppure è incredibile notare come mettendo un bravo professionista in un contesto che non fa per lui, le sue performance di allineino tristemente verso il basso. Occorre mettersi in discussione, la flessibilità è prima di tutto una questione mentale.
Quali sono le potenzialità e i limiti dell’attuale mercato del lavoro? Come potrebbero essere superati questi limiti?
Il nostro è un mercato del lavoro costantemente ancorato al passato e a un’idea di lavoro vecchia. Lo dimostra il fatto che ancora in molti confondono il concetto di flessibilità con quello di precarietà. Si rincorrono sterili idealismi e poi si finge di dimenticare la terrificante percentuale di lavoro sommerso che ancora c’è oggi nel nostro Paese, con particolare riferimento al Sud. Eppure noi ci crediamo, al Sud. E continueremo a crederci visto, per fare solo un esempio, il coraggio con cui abbiamo deciso di aprire in uno dei Comuni più difficili d’Italia: San Luca. Questa esperienza ci ha dimostrato che anche in Calabria, c’è tanta voglia di guardare al futuro.
Il reddito di cittadinanza secondo lei potrebbe scoraggiare la ricerca di lavoro?
Il reddito di cittadinanza potrà funzionare soltanto quando la parte attiva di un provvedimento che ad oggi rimane di pure passività e sussidiarietà, non verrà potenziata. La collaborazione con i Centri pubblici per l’impiego, così fiorente nei Paesi europei più evoluti, dimostra che la collaborazione non solo è possibile, ma anche reciprocamente fruttuosa. Ad oggi, penso che solo le Agenzie per il Lavoro siano in grado di assicurare la possibilità di offrire quel primo lavoro necessario a uscire da un meccanismo di aiuto sociale e rendere le persone finalmente in grado di provvedere a se stesse. Occorrerebbe più ascolto da parte delle istituzioni, mi sentirei di dire.
Ascolto, flessibilità, capacità di mettersi in discussione, determinazione e un pizzico di fortuna, che sia davvero questa la ricetta per riuscire a far diventare un sogno professionale realtà?