Milano

Lavoro, la strage continua in Lombardia: 88 morti nel 2019. Dossier di Affari

Sono troppi i morti sul lavoro in Lombardia. Da gennaio a luglio gli infortuni in Lombardia sono stati 88. Una vera e propria emergenza. E la politica...

di Daniele Bonecchi per Affaritaliani.it Milano
Sono troppi i morti sul lavoro in Lombardia. E la Regione, già nei prossimi giorni, con l’assessore al welfare Giulio Gallera e il presidente della Attilio Fontana, riunirà la Cabina di Regia per condividere, monitorare e indirizzare gli interventi di prevenzione degli infortuni sul lavoro, coi rappresentanti delle associazioni datoriali e i sindacati. L’ultimo operaio, in ordine di tempo, caduto sul lavoro, è precipitato da un tetto nel bresciano, a Flero. Ma i morti nell’edilizia sono troppi, lo denuncia la Cgil Lombardia.

Da gennaio a luglio gli infortuni in Lombardia (dati Inail rielaborati da Cgil) sono stati 88, 62 sui luoghi di lavoro, 26 in itinere, da casa al lavoro. Nel corso del 2019, secondo Ats, sarebbero 41 i morti sul lavoro ai quali va aggiunto l’ultimo tragico episodio odierno di oggi nel bresciano. La Cgil lamenta il fatto che, da parte dei rappresentanti delle imprese, la sicurezza sul lavoro venga considerata solo un costo. E così la prevenzione va in cavalleria o peggio viene organizzata in modo burocratico.

Per la Cisl “ormai è un bollettino di guerra” la serie drammatica degli incidenti sul lavoro. “Nei primi sei mesi dell’anno in Lombardia le vittime sono aumentate del 4,3% in più rispetto allo stesso periodo del 2018. La Cisl si appella alle associazioni imprenditoriali e alle istituzioni perchè si faccia fronte comune nell’affrontare quella che è ormai diventata una vera e propria emergenza. Servono più investimenti sulla formazione e sulla prevenzione: occorre sensibilizzare maggiormente i lavoratori; bisogna aumentare i controlli ispettivi facendo rispettare le normative di legge. La sicurezza non deve e non può essere considerata come un costo da abbattere”.

“Le morti sul lavoro sono diventate un’emergenza nazionale”, chiarisce l’assessore al welfare della Regione, Giulio Gallera. “La Regione Lombardia, in tema di prevenzione, ha investito in due anni 16 milioni di euro provenienti dalle sanzioni e messo a punto un Piano d’azione minuzioso. Ma il Governo non puo’ piu’ rimanere indifferente, servono deroghe ai vincoli di spesa sulle assunzioni di personale specializzato, imposti centralmente”.  

“Nel 2018 le ATS hanno compiuto 29.000 ispezioni – spiega ancora Gallera – superando anche le indicazioni stabilite a livello nazionale nell’ambito dei livelli essenziali di assistenza. Lo scorso anno abbiamo investito 8,2 milioni di euro provenienti dalle sanzioni amministrative comminate durante i controlli. Queste risorse, ripartite per ATS, hanno permesso di assumere 39 tecnici della prevenzione. Tuttavia, la natura del contratto a tempo determinato rappresenta un limite e non incentivo per chi intende partecipare ai concorsi. Servirebbe dunque una deroga nazionale da parte del Governo per sterilizzare i tetti di spesa per il personale assunto nel settore della prevenzione. A fronte di questa nostra costante e ripetuta richiesta, finora da Roma hanno alzato le spalle”.

Ora la palla passa nelle mani di Nunzia Catalfo, nuovo ministro del Lavoro, che succede a Di Maio e che ha contribuito a scrivere il disegno di legge sul reddito di cittadinanza. Ma Regione Lombardia non sta con le mani in mano: “Abbiamo avviato campagne mirate nei territori” prosegue Gallera, l’obiettivo è quello di monitorare le situazioni a rischio. “Quest’anno investiremo altri 8,6 milioni provenienti dalle sanzioni del 2018 per potenziare gli interventi, i controlli e le misure da adottare”.  Ma “L’opera di formazione parte dal mondo scolastico – sottolinea l’assessore – perche’ la cultura della prevenzione diventi un messaggio ben chiaro nel bagaglio personale dei nostri studenti e futuri lavoratori. Per questo abbiamo avviato campagne di sensibilizzazione accurate e capillari”.

Il dramma degli incidenti sul lavoro è una piaga nazionale. L’Inail denuncia 378.671 (62 in meno rispetto allo stesso periodo del 2018) incidenti nei primi 7 mesi dell’anno. Ma sono in crescita i morti: 599 (+2 %). In aumento le malattie, le patologie di origine professionale denunciate, che sono state 38.501 (+2,7%). Crescono del 5,4%, da 54.096 a 56.996, gli incidenti in itinere, avvenuti cioè nel tragitto tra l’abitazione e il luogo di lavoro. Il numero degli infortuni denunciati è diminuito dello 0,4% nella gestione Industria e servizi (dai 294.934 casi dei sette mesi 2018 ai 293.709 dei sette mesi 2019), mentre è aumentato dell’1,1% in Agricoltura (da 18.732 a 18.946) e dell’1,5% nel Conto Stato (da 65.067 a 66.016). A livello territoriale si evidenzia una diminuzione delle denunce nel Nord-Ovest (-0,2%), nel Nord-Est (-0,3%) e al Sud (-0,6%). Le regioni più colpite dagli infortuni la Sardegna (+3,5%), l’Umbria (+3,0%). Per quanto riguarda i casi mortali, le denunce sono state 599, 12 in più rispetto ai primi sette mesi del 2018.

A livello regionale, oltre alla situazione denunciata in Lombardia, si segnalano i 16 casi mortali in più denunciati in Puglia e 17 in meno in Veneto. Guardando alle classi di età, crescono quelli nella fascia 45-54 anni (+43 casi) e in quella 20-34 anni (+19). Il capitolo poi delle malattie professionali registrate dall’Inail, sempre nei primi sette mesi di quest’anno, ne conta 38.501, mille in più rispetto allo stesso periodo del 2018 (+2,7%). Le patologie denunciate sono aumentate solo nella gestione Industria e servizi, da 29.396 a 30.648 (+4,3%). Un’emergenza che la Regione Lombardia vuole affrontare con la collaborazione delle organizzazioni sindacali e delle imprese.

 








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