Milano
Le carte del Covid: "Cajazzo allarmò l'OMS sulla pandemia ma...". SCARICA
La deposizione dell'ex funzionario Oms Zambon che ricorda la call in cui l'ex dg lombardo Cajazzo fece pressioni per chiudere i confini regionali
Le carte del Covid: "Cajazzo allarmò l'OMS sulla pandemia ma..."
Tra i corposi atti dell'inchiesta sulla gestione della pandemia nella Bergamasca a carico tra gli altri dell'ex premier Giuseppe Conte, dell'ex ministro Roberto Speranza, del governatore lombardo Attilio Fontana e dell'allora assessore lombardo al Welfare Giulio Gallera, figura anche la deposizione di Francesco Zambon. (SCARICA QUI IL DOCUMENTO) Che ruolo ha avuto Zambon nella gestione della pandemia? Il funzionario era a capo dei ricercatori dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che nel 2020 scrissero un rapporto sulla gestione della prima ondata della pandemia da parte del governo italiano, poi ritirato dopo sole 24 ore dalla pubblicazione. Zambon si dimise poi pochi giorni dopo a causa di un clima che ritenne divenuto insostenibile.
La call del marzo 2020: "Cajazzo presentò un quadro allarmante"
Convocato a Bergamo come persona informata dei fatti, Zambon ricostruisce in particolare il contenuto di una call da lui stesso convocata il 7 marzo 2020 su richiesta dell'Oms, a cui prese parte l'allora dg Welfare di Regione Lombardia Luigi Cajazzo. Ebbene, Zambon riferisce che Cajazzo presentò un "quadro epistemiologico piuttosto allarmante della Regione", chiedendo "immediate misure restrittive, nonchè di chiudere i confini della Lombardia, come era stato sino ad allora fatto per la zona rossa in 11 Comuni". Secondo la ricostruzione di Rombon, Cajazzo chiese inoltre al direttore regionale di Oms di "assicurarsi che la voce delle Regioni arrivasse al Governo italiano e che Oms facesse pressioni su di esso, affinchè adottasse drastiche misure di contenimento, sul modello cinese".
Zambon e il rapporto Oms: "Guerra nel suo libro ha scritto il falso"
Nel corso della deposizione, Zambon tornò a parlare anche del rapporto Oms del 13 maggio 2020, ribadendo che il documento "era stato approvato" e che quanto scritto da Ranieri Guerra nel suo successivo libro intitolato "Bugie, verità, manipolazioni" era "falso" in "vari punti".