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Milano
Le case popolari non valgono rosicate, ma proposte concrete. Commento
Carmela Rozza

Le case popolari non valgono rosicate, ma proposte concrete

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Mamma quanto rosica Carmela Rozza. Non c'è evento nel quale c'entrino le case popolari nel quale lei non si ficchi, forte del proprio ruolo di consigliera regionale di opposizione ed ex assessore del Comune di Milano. E fin qui, è legittimo e nel suo diritto. Il problema è un altro. Il problema è che onestà intellettuale vorrebbe che quando c'è un problema (e Dio sa che di problemi ce ne sono, eccome!) si faccia emergere, e quando c'è qualcosa di buono e giusto si facciano i complimenti. Così capita che in via Russoli, nella zona sud di Milano, Aler riqualifichi le torri, facendo un'opera che davvero può cambiare il volto al quartiere. Basta vedere le foto prima e dopo: sono impressionanti. Di qui Aler, di là Cap Holding, attori diversi a una via di distanza, stanno rendendo l'intero vicinato un posto assai vivibile. Applausi per tutti? Sì, in effetti applausi per tutti, senza guardare destra e sinistra.

E invece no, non sono applausi per tutti. Perché Carmela Rozza emette un comunicato nel quale, testuale, dice che il "progetto si è sviluppato solo grazie alla volontà dei cittadini, del Comitato di autogestione e del Comitato delle abitanti del quartiere denominato ‘Le sciure’". Nella narrazione della Rozza non c'è stata una collaborazione tra Aler e autogestioni, come in effetti è stato. No: le cose positive le hanno fatte tutte i cittadini. E gli uffici e i dipendenti di Aler, e le aziende costruttrici, e i funzionari, e chi ci ha messo i soldi? Tutti cretini: hanno fatto ogni cosa le sciure. Ovviamente il fine è attaccare Regione, che - secondo Rozza - "si dice orgogliosa del lavoro", di cui "non ha meriti". Insomma, il solito giochino. Che però ha stancato ampiamente i quartieri popolari, che anche a Milano hanno uno dei più alti tassi di astensionismo alle elezioni. Un buon rimedio, da parte dei politici, sarebbe magari quello di evitare i teatrini. Perché quando c'è da elogiare si può elogiare, non è peccato. O se proprio non ce la si fa, rimanere in silenzio: ci si fa più bella figura.

 


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