Milano
Le mani della 'ndrangheta sul sisma. Indagini e 10 fermi a Mantova
L'operazione è in corso in Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Calabria
Le mani della 'ndrangheta sul sisma. Indagini e 10 fermi a Mantova
I Carabinieri del Comando provinciale di Mantova, a conclusione di indagini coordinate dalla Dda di Brescia, stanno eseguendo un'ordinanza di custodia cautelare a carico di 10 persone indagate per concussione, corruzione e intestazione fittizia di società", con l'aggravante delle finalità mafiose, per aver agevolato la cosca 'ndranghetista Dragone.
L'operazione è in corso in Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Calabria
L'operazione è in corso in Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Calabria. I reati sarebbero stati commessi nell'ambito delle procedure per la concessione di 'fondi sisma' per ricostruzione di immobili danneggiati dal terremoto del 2012 in provincia di Mantova.
Sono decine anche le perquisizioni in atto da parte dei carabinieri in abitazioni e in studi tecnici di professionisti interessati dalle indagini in varie regioni italiane nell'operazione chiamata 'Sisma'.
Il gip: "Metodo mafioso su lavori sisma"
Per il gip che ha disposto gli arresti per le presunte concussioni e corruzioni nella ricostruzione di edifici lesionati nel Mantovano dal terremoto del 2012 con l'aggravante delle finalità mafiose "nessun dubbio può nutrirsi - sulla scorta delle indagini dei carabinieri di Mantova, coordinati dalla Dda di Brescia - circa l'attualità dell'impiego del metodo mafioso da parte della consorteria , e più in particolare della sua propaggine attiva nel territorio reggiano-mantovano". L'architetto Giuseppe Todaro, spalleggiato dal padre Raffaele, durante i coloqui registrati dagli investigatori, "rivendica orgogliosamente la propria posizione derivante dal proprio 'prestigio mafioso', sia la ricchezza nel frattempo accumulata dal suo nucleo familiare, non mancando di veicolare minacce, esplicitando la fama criminale e la capacità offensiva della cosca, secondo i classici sistemi mafiosi ogniqualvolta fosse necessario riaffermare la sua 'autorità". Nell'inchiesta un solo imprenditore ha esplicitato direttamente le accuse nei confronti dell'architetto legato alla cosca 'Dragone che manovrava per affidare i lavori in cambio di un 3% dell'appalto; un altro è stato inizialmente reticente per poi raccontare le pressioni avute da Todaro, gli altri, invece, traevano un vantaggio, tanto che sono accusati di corruzione.