Milano

Le mani della mafia sulla Lombardia, è allarme in Lombardia

La crisi dovuta all'emergenza sanitaria apre le nuove opportunità per la criminalità organizzata per poter aprire un varco con gli imprenditori più colpiti

Le mani della mafia sulla Lombardia, è allarme in Lombardia

(IMPRESE-LAVORO.COM) - Il quotidiano la Repubblica propone un ampio resoconto sulle infiltrazioni mafiose in Lombardia. La crisi economica legata alla pandemia da Covid-19 ha indebolito l'economia della Lombardia. E le mafie ne approfittano per fare i loro affari. E' l'allarme contenuto nella relazione semestrale della Divisione Investigativa Antimafia presentata al Senato dalla ministra dell'Interno Luciana Lamorgese. Ecco alcuni dei punti della relazione che riguardano le infiltrazioni mafiose in Lombardia. Dalle recenti analisi della Banca d’Italia emerge che nel primo semestre 2020 la produzione manifatturiera lombarda è diminuita del 12,3% rispetto allo stesso periodo del 2019, mentre nel terzo trimestre è tornata a crescere senza tuttavia compensare le perdite registrate nella prima parte dell’anno. Il calo della produzione secondo i dati di Unioncamere Lombardia ha riguardato in maniera simile quasi tutti i settori di impresa in particolare quello del calzaturiero, del tessile, dell’abbigliamento, dei mezzi di trasporto e della siderurgia. In tale contesto, la criminalità organizzata potrà tentare di accreditarsi presso gli imprenditori in crisi di liquidità per offrire/imporre forme di welfare e di sostegno finanziario prospettando la salvaguardia della continuità aziendale ma con il reale intento di subentrare negli asset proprietari.

La ristorazione, la ricettività alberghiera, l’edilizia, i servizi funerari e cimiteriali, le attività di pulizia e sanificazione, la produzione dei dispositivi di protezione individuale, nonché il comparto dello smaltimento dei rifiuti specie quelli ospedalieri sono solo alcuni dei settori su cui  viene focalizzata la necessaria attenzione da parte delle Istituzioni. Concreto e attuale è infatti  il rischio determinato dall’immissione di liquidità mafiosa nelle compravendite in Lombardia. Le verifiche antimafia sulle attività di ristorazione finalizzate al monitoraggio e all’analisi delle società di nuova costituzione e ai subentri avvenuti  dopo la prima fase dell’emergenza pandemica hanno accertato che 7 società interdette dalle  Prefetture di Milano, Como, Lecco e Varese hanno ottenuto i finanziamenti garantiti dallo Stato (Sace e Mediocredito Centrale) introdotti con i decreti “Liquidità” e “Rilancio”. 

Altre due interdittive sono state emesse nel mese di ottobre 2020 dalla Prefettura di Lodi nei  confronti di società che avevano richiesto finanziamenti garantiti dalla Stato. Più in generale,  sono state 32 le interdittive disposte dalle Prefetture della regione nel secondo semestre del 2020. Il 71% del totale dei provvedimenti hanno riguardato società portatrici di criticità ricol- legabili alla ‘ndrangheta. In Lombardia risultano operativi 25 'ndrine di ‘ndrangheta nelle province di Milano, Como, Monza-Brianza, Lecco, Brescia, Pavia e Varese. La ‘ndrangheta si conferma leader nel traffico internazionale di cocaina. Resta alto l’interesse della camorra verso i settori più remunerativi quale quello  dei rifiuti. La malavita pugliese manifesterebbe la sua presenza in Lombardia solo episodicamente e prevalentemente per reati connessi con il traffico di sostanze stupefacenti e alle rapine perpetrate  con particolari modalità operative anche in “trasferta” dalla Puglia.

Accanto all’insediamento dei gruppi di criminalità organizzata tradizionale emergono quelli  stranieri che risultano dediti principalmente a traffici di stupefacenti, reati predatori, immi- grazione clandestina e tratta di esseri umani finalizzata allo sfruttamento della prostituzione  e della manodopera. L’analisi complessiva degli esiti giudiziari e investigativi permette di individuare in termini  generali 5 aree sub regionali ciascuna connotata da differenti manifestazioni macro criminali. Una prima porzione territoriale interessa la città metropolitana di Milano, nonché le province  di Monza- Brianza e Como e sarebbe caratterizzata dalla presenza di diverse forme di criminalità organizzata nazionale e straniera quest’ultima principalmente dedita ai traffici di stupefacenti, ai reati predatori, all’immigrazione clandestina e alla tratta di esseri umani finalizzata allo sfruttamento della prostituzione e della manodopera. Le zone di Brescia e Bergamo presentano connotazioni analoghe ma con dimensioni più contenute rispetto al capoluogo di regione e alle province suddette. Di contro, nelle province di Mantova e Cremona accanto a manifestazioni di criminalità diffusa negli ultimi anni è stata  conclamata anche giudiziariamente la presenza attiva di propaggini della criminalità organizzata calabrese in particolare della cosca Grande Aracri di Cutro.

A Varese e Lecco opererebbero sodalizi collegati con la ‘ndrangheta che si occupano prevalentemente di stupefacenti, riciclaggio, traffico di armi e sfruttamento della prostituzione. In provincia di Varese va ricordata l’operatività della locale  di Legnano-Lonate Pozzolo (che estende la  sua influenza anche nella provincia di Milano) proiezione lombarda della cosca cirotana Farao-Marincola. Nelle province di Pavia e Lodi oltre alla consumazione di reati-scopo  quali quelli di tipo tributario (fatture per operazioni inesistenti, false compensazioni di crediti  tributari) si richiamano gli esiti di indagini condotte da organi investigativi calabresi nel primo semestre 2020 che hanno documentato la presenza di qualificate cellule criminali. Sul territorio lombardo è più che consolidata la presenza di organizzazioni allogene in particolare albanesi che risultano ben strutturate e attive nell’importazione e nella successiva vendita all’ingrosso di droghe. Analogamente si evidenzia l’operatività di gruppi maghrebini nell’intero ciclo dell’importazione e dello spaccio di stupefacenti.

Le organizzazioni sudamericane utilizzano inoltre gli scali lombardi per l’importazione di cocaina. Della difficoltà finanziarie delle imprese potrebbero approfittare le organizzazioni malavitose, per altro sempre più orientate verso una sorta di metamorfosi evolutiva volta a ridurre le strategie cruente per concentrarsi progressivamente sulla silente infiltrazione del sistema imprenditoriale. I sodalizi mafiosi in- fatti potrebbero utilizzare le ingenti risorse liquide illecitamente acquisite per “aiutare” privati e aziende in difficoltà al fine di rilevare o asservire le imprese in crisi finanziaria. Tale strategia mafiosa si rivelerebbe utile anche per il riciclaggio e per l’infiltrazione nei pubblici appalti.

 







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