Le pagelle (prima delle urne): valutazioni semiserie sulla campagna
Valutazioni in ordine sparso su come hanno condotto la campagna elettorale tutta una serie di candidati. Assolutamente politically uncorrect.
di Fabio Massa
Alla fine il giudizio lo daranno gli elettori e le urne. Il popolo sovrano. Ecco però - secondo noi - in ordine sparso un po’ di valutazioni su come hanno condotto la campagna elettorale tutta una serie di candidati. Assolutamente politically uncorrect.
CENTROSINISTRA - BEPPE SALA: 7.
Sì, sì, vai a spiegargli che non può parlare sempre di Expo. La verità è che Expo è il suo filo conduttore, e non l’ha mai mollato neppure per un secondo. Addirittura si è cucito addosso, grazie anche al Corriere della Sera, il nome di battaglia Mr. Expo. Alcune operazioni di marketing, tipo Beppe, la cui efficacia è tutta da vedere (a proposito: ma la moglie come ti chiama? Beppe o Giuseppe? Mah). Altre ottime, tipo Mr. Expo (un po’ come Captain America). Altre pessime, come la gestione iniziale dei social e della campagna e certe vaghezze nell’ambito comunicativo le prime settimane. Ma l’abbiamo capito ormai, Sala è un diesel. Resta da vedere come arriva al traguardo.
CENTRODESTRA - STEFANO PARISI: 7.
Lui, che non bisognava parlare di Expo perché Expo per i milanesi è stato un successo, l’aveva capito eccome. E infatti, per le prime settimane, ha pestato durissimo su tutto il resto, ma si è tenuto bene alla larga di ogni cosa relativa alle Esposizioni. Scelta intelligente. Ed è pure riuscito per settimane a tenere dentro l’armadio gli scheletri di Salvini, Berlusconi e altra gente che ti fa perdere più voti di quanti ne puoi guadagnare. E infatti ha fatto un recupero clamoroso, al punto che Renzi (che proprio uno stupido non è), al Barrio’s l’ha detto chiaro: “Quella di Parisi è un’operazione politica intelligente”. Insomma, ce la stava per fare. Roba da meritarsi un otto. Poi nell’ultimo giorno utile che cosa fa? Parla di Expo, litiga con Salvini, e magari si è messo pure le dita nel naso. E si prende un sette invece che un otto. Tanto alla fine contano gli elettori.
COMUNISTI - NATALE AZZARETTO: SV.
Vabbè, a uno che alla domanda, un po’ scanzonata, “chi è la donna dei tuoi sogni?” risponde che è una guerrigliera che guarda Kobane all’orizzonte in attesa di difenderla dai macellaio dell’Isis, che voto gli diamo? Mah.
PD - GIACOMO MAROSSI: 9.
Certo che pare inesauribile questo ragazzo candidato con il Pd al consiglio comunale. Guardate la sua pagina Facebook. Meglio di Camera Cafè. Più creativo di Crozza (tra l’altro fa anche più ridere). Certo, il suo slogan non sarà “la serietà al governo”. Ma quantomeno non è palloso. E a noi le cose non pallose piacciono eccome.
FORZA ITALIA - ALESSANDRO DE CHIRICO: 7.
Campagna classica, ma fatta bene. Teatri pieni di gente, tanto supporto. Dice di aver percorso 3mila chilometri a piedi. E’ pronto per fare il cammino di Santiago insieme a Stefano Parisi (Beppe Sala l’ha già fatto).
FORZA ITALIA - PIETRO TATARELLA: 7.
Anche lui, campagna abbastanza classica. Bello lo slogan, molto solidaristico. Un appunto: se metteva su Facebook anche una sua corsa sulle macchine da rally era meglio. Ci avrebbe stupito.
FRATELLI D’ITALIA - MARCO OSNATO: 5.
Marco è una persona simpatica. E a suo modo ha pure qualcosa da dire. Ma sparate al suo art director, please. Che cazzo di foto ha messo sui manifesti?
PD - I DUE PIERFRANCESCHI: DAL 6 AL 7.
Una volta erano tre, tanti anni fa, nella campagna di Ferrante. Pierfrancesco Maran, Pierfrancesco Majorino e Pierfrancesco Barletta. Poi Barletta si è messo a fare il dirigente sportivo e poi il presidente di Milanosport, E quindi sono rimasti in due, ma al vertice però. Uno si inventa “la cantina di Majorino” alle primarie, l’altro il “negozio” in corso Buenos Aires. Majorino fa quello “de sinistra” e dei diritti. Maran fa quello “dell’ambiente e della Milano del futuro”. L’importante è che facciano, e questo è già un buon segnale.
NOIXMILANO - NICOLO’ MARDEGAN: DAL 5 AL 6.
Sarebbe stato un sei pieno se non si fosse inventato la scenetta con il rom lavavetri. Si era caratterizzato come quello davvero di destra, ma comunque potabile per il palato fino dei milanesi, che di trashate non ne vogliono vedere. Aveva capito chi era l’obiettivo: ovvero Stefano Parisi, il candidato “del suo lato” (roba scontata? Mica troppo: Corrado Passera con tutti i milioni spesi non ci era arrivato…) Aveva strappato un sorriso quando, all’esondazione del Lambro, si arma di materassino e si butta in mezzo al fango (contenta la tintoria). Aveva addirittura (unico fra tutti) azzeccato la strategia con le parole chiave di google (ehi, espertoni di Sala, sveglia!!!) Ma la scenetta con il rom no, non si può proprio vedere.
LEGA NORD - ALESSANDRO MORELLI, VINCENZO SOFO, ALESSANDRO GIACOMAZZI: 6.
Buona la campagna di Alessandro Morelli, molto sui marciapiedi. In stile Lega Nord 1.0, ma che funziona. Innovativo il think tank talebano di Vincenzo Sofo, alla ricerca di provocazioni e idee. Ma volete mettere con l’eroismo di Alessandro Giacomazzi, che in piena campagna elettorale è pure riuscito a sposarsi? Eroe.
SINISTRA PER MILANO - DARIA COLOMBO: 5.
Vabbè, e diciamocelo. Non è una politica e si vede. Fuori dai temi, fuori dai tempi. Non è il suo mestiere. Il che non è un male, ma la campagna elettorale, come qualsiasi corsa, ha le sue regole. Indisciplinata.
MILANO IN COMUNE - BASILIO RIZZO: 5,5.
Allora, lo spazio è poco. Quella sinistra là di suo ha un pescaggio limitato, ovviamente. Però lui si è mosso abbastanza bene, seppur in una campagna molto tradizionale senza grossi guizzi. A parte uno: quello sul contributo di Benito Benedini a Sala e Parisi. Finisce sulle prime pagine di tutti i giornali locali e azzecca il colpo. Tanto da adesso è in discesa: poco o tanto lo corteggeranno tutti.
M5S - GIANLUCA CORRADO: 6,5.
E’ stata la sorpresa del confronto di Sky. Certo, ci sarebbe da correggergli quell’accento, ma in fondo ce la si può cavare usando la frase fatta che i milanesi migliori sono quelli che non sono nati a Milano. Di fatto, la sua campagna l’ha fatta il Movimento. Ma è stata ideologica il giusto e ha fatto un unico scivolone sul tecnicismo delle dimissioni (del quale non frega nulla a nessun elettore).
MILANO POPOLARE - MAURIZIO LUPI: 5.
Campagna che non sfonda. Non appassiona. Non diverte. E poi, davvero pensate che si possa fare un parco sopra un cavalcavia? Sì, e magari mettere anche i biglietti gratis come proponeva la Balzani. Vabbè, siamo nel campo del fantascientifico.
GIULIANO PISAPIA: 5.
Dai, è vero che non sei candidato, anzi, ricandidato. Però uno sforzettino in più…
MATTEO SALVINI: 5.
Sicuro che in una città come Milano paghi fare la polemica anti-Cirinnà e tenere una linea di ultra-destra? Mah. Lo diranno le urne.