Le piscine sognano in grande. Il piano di Milanosport
Il piano ambizioso di Milanosport: "Dobbiamo valorizzare luoghi storici di grande fascino, continuando a far bene quel che facciamo". E sul Palalido...
di Fabio Massa
Chiara Bisconti è da qualche mese il presidente di Milanosport, la società comunale che gestisce gli impianti sportivi in città: "Vogliamo rendere le piscine dei luoghi fruibili aprendo alla cultura, alla ristorazione, e a molto altro". L'INTERVISTA
Presidente Bisconti, che Milanosport ha trovato dopo essersi insediata?
Quello che rilevo oggi insieme al nuovo cda composto da Simone Dattoli e Claudia Paris è che questa è una società sana, con un sacco di potenzialità. Milanosport ha i costi ristrutturati, e il contributo del Comune è solo quello fisiologico del costo sociale dello sport.
Quindi?
Quindi il Comune, grazie ai 21 impianti dislocati sul territorio, diffonde sport a basse tariffe. Lo fa solo Milano. Inoltre è certificato che Milanosport investe in sport con una struttura di costo corretta e sostenibile. Il contributo comunale è di circa 4 milioni e include gli ammortamenti per gli investimenti sul territorio. E fin qui parliamo di quello che ho trovato, delle conferme quindi.
E di nuovo che cosa c'è?
Quello che c'è di nuovo è l'opportunità fortissima di generare valore aggiuntivo. E si possono creare ulteriori ricavi erogando nuovi servizi.
Come?
Noi chiamiamo piscine o impianti sportivi questi che in effetti sono luoghi molto più complessi con tante potenzialità in più. E che sono molto più belli di semplici piscine. Il mandato che vorrei esercitare in questi tre anni è la valorizzazione di questi luoghi, non mancando di erogare bene i servizi core, ma non tralasciando le potenzialità collaterali.
Di che potenzialità parliamo?
Prima di tutto le nostre strutture sono luoghi del cuore. Il fatto che ogni bambino può imparare a nuotare con le piscine di Milanosport è già importante, crea un legame enorme tra i milanesi e le strutture. C'è una possibilità concreta di andare ad arricchire questo valore, questo rapporto del cuore. Guardiamo ad esempio la Cozzi, che è una piscina molto bella, dove si fanno molte cose, ma con un carico di storicità pazzesco del building. Ha una grande valenza storica, ed è un edificio bello. Se lo guardiamo con un occhio più attento ha una serie di luoghi che possono essere valorizzati. Abbiamo le competenze, l'importante adesso è guardare gli stessi posti in un modo nuovo. Faccio un esempio...
Prego.
Se uno guarda all'ossatura delle nostre strutture capirà che di fatto è lo schema del piano quartieri del sindaco Sala: si può allora portare nelle piscine non solo la possibilità di fare sport, che deve essere garantita al meglio, ma anche di portare cultura, servizi nuovi, coworking. Faccio un altro esempio: c'è la Carella Cantù, che è una piscina con tre cupole. In una c'è una grande piscina con l'acqua bassa. Può essere la piscina che si occupa del nuoto per i piccoli, ma anche il luogo dove stanno le mamme che hanno appena partorito, passando la loro giornata in allegria in un posto sicuro. Poi c'è la questione dei giardini...
Quindi?
Una quindicina di impianti su 21 hanno i giardini, un outdoor che praticamente viene oggi usato solo come solarium estivo. Ma invece possono essere luoghi complementari rispetto alla piscina. Se questi 21 impianti vengono visti come luoghi di aggregazione e professionalità allora vinciamo.
Come ci si arriva?
Oggi le competenze sono fortissime, ma dobbiamo guardare i luoghi con occhi nuovi. Questo vuol dire avere un rapporto non solo diretto con l'assessorato allo Sport e Turismo, ma anche con l'assessorato alla Cultura. E anche l'assessore al Verde può usare i nostri outdoor per piantare nuovi alberi, e addirittura degli orti.
Questa è una rivoluzione...
Sì, la rivoluzione della bellezza. Ci sono esempi sul territorio anche di privati che hanno fatto cose mettendo al centro la bellezza, come i bagni misteriosi di Andrè Ruth Shammah. Lei è assolutamente fenomenale. Sapete che la Romano è quasi identica, a livello architettonico? Possiamo ispirarci e per noi sarebbe sfidante. E poi nelle varie strutture possiamo fare studi e magari coworking...
Lavorare in piscina?
Sì, partendo dai servizi collaterali: abbiamo spazi che possiamo affidare ai massaggiatori professionisti, ai fisioterapisti etc... Ma possiamo anche ipotizzare di realizzare piccoli coworking interni. Insomma, l'importante è non perdere la vocazione sportiva, ma rendere questi posti utili per molte cose.
Le tariffe aumenteranno, con questa sfida?
Le tariffe sono state adeguate nel 2014, sono di competenza del Consiglio comunale. La nostra è quella di ampliare la gamma dei servizi. La società ha le gambe per fare un salto ed essere contemporanea come è Milano. Abbiamo fatto un dossier e lo stiamo distribuendo ai vari membri della giunta. I milanesi magari non conoscono bene Milanosport, ma conoscono perfettamente le loro piscine: dobbiamo renderle luoghi da fruire sempre, dalla piscina della mattina, al ristorante a mezzodì, al vernissage della mostra la sera. Caratterizzando ognuna per quelle che sono le sue peculiarità: la piscina dei bambini, la piscina storica eccetera eccetera.
Dopo tante cose belle e tanti sogni, parliamo del Palalido.
È davvero in fase di ultimazione. Ci sono storie nate male, e che vanno avanti molto faticosamente. Il Palalido è una di queste. I problemi si moltiplicano e il tempo passa. Fallimenti, amianto... Però adesso stiamo finendo e verrà gestita da Milanosport con una vocazione mista: un palazzetto che manca a Milano, che espleterà la funzione sociale di ospitare lo sport ma anche gli eventi da 5400 posti. Ormai siamo agli sgoccioli, e vediamo il traguardo.
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