Milano

Le questioni irrisolte di Milano dopo le Primarie. Analisi

In psicoanalisi, la rimozione è un meccanismo psichico che allontana dalla coscienza desideri, pensieri o residui mnestici considerati inaccettabili e intollerabili dall'Io, e la cui presenza provocherebbe vergogna. Difficile che la lezione di Sigmund Freud si possa applicare alla Milano reduce dalle primarie stravinte da Matteo Renzi. Anzi, impossibile. I problemi ci sono, sono sul tappeto. Sotto, non ce li si può spedire. Anche perché Renzi non è tipo da dimenticare. E allora, per sommi capi, ecco che cosa lasciano sul campo le primarie per Milano.

1) Una buona affluenza. Ma non buonissima. E neppure eccellente. Comunque un terzo dei voti è stato perduto nella contesa elettorale tra le più noiose di sempre. Questi voti saranno uno dei punti di rivendicazione di chi vorrà attaccare la parte renziana, accusandola di aver coinvolto poco la base.

2) Gli abbandoni. Non è detto che non ci siano. Anzi, molto probabile che qualcuno scelga di andare via. Nella sede del Pd regionale si rievocava l'esempio di un militante storico, che un secondo dopo aver votato ha riconsegnato la tessera annunciando l'entrata in MDP. Tra gli osservati speciali sicuramente Onorio Rosati, ex segretario della Camera del Lavoro e consigliere regionale del Partito Democratico, e Enrico Brambilla, capogruppo dei dem in Regione. 

3) Il rapporto tra Matteo Renzi e Beppe Sala. Sala non ha voluto in nessuna maniera schierarsi per Renzi, malgrado le innumerevoli mediazioni tentate da Martina, ma anche dal vicesindaco Scavuzzo e dal segretario del Pd regionale e metropolitano, Alfieri e Bussolati. Niente da fare. Sala è stato irremovibile. Ora però come si fa a ricucire con Renzi che si è ripreso saldamente il partito? La prima ambasciata, quella di Maria Elena Boschi, è stata portata a termine. Ma non basterà. Assolutamente.

4) La maggioranza in consiglio comunale è orlandiana. Quindi ci si trova nella incredibile situazione dell'80 per cento dei consiglieri comunali che rappresentano, di fatto, un'area del 25 per cento del partito.

5) La Regione Lombardia. Chi candidare? Un renziano? Maurizio Martina ora sarà lanciato al cuore del partito, scalzando il "nemico" Lorenzo Guerini. Eppure c'è chi dice che Renzi lo vuole candidato in Lombardia. In attesa c'è il sindaco di Bergamo Giorgio Gori. Ma gli "altri", gli orlandiani, davvero non candideranno nessuno?

@FabioAMassa
fabio.massa@affaritaliani.it







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