Legge Parchi in Regione, Altitonante: "Tutelato il Parco Agricolo"
Legge Parchi in Regione Lombardia, l'ordine del giorno di Altitonante sul Parco Agricolo Sud Milano e il dibattito sulle aree protette
“Abbiamo tutelato l'unicità italiana del Parco Agricolo Sud Milano, mantenendo la sua specificità rispetto a parchi con vocazione diversa. In più, Regione Lombardia si è impegnata a stanziare nuovi fondi per riqualificare e valorizzare il Parco. Un risultato importante”. È il commento del consigliere regionale di Forza Italia, Fabio Altitonante, promotore dell'ordine del giorno approvato ieri all'unanimità dal Consiglio Regionale nell'ambito della nuova legge sui parchi.
ALTITONANTE: "UN IMPEGNO CONCRETO PER IL PARCO SUD" - “Il Parco Sud è uno dei più importanti parchi periurbani d’Europa e si estende in 61 comuni della Grande Milano. È una delle zone agricole più interessanti d'Italia e rappresenta un ambiente unico nel panorama dei parchi di cintura metropolitana, presenti in città europee, quali Londra, Parigi, Francoforte e Randstad Holland. La sua rilevanza è sostenuta, in termini economici e occupazionali, da più di 1.000 cascine, 1.400 aziende agricole e circa 300 allevamenti. Per favorire uno sviluppo sostenibile del territorio sono necessari nuovi fondi, che consentano, da un lato, una più attenta tutela del territorio e, dall’altro, maggiori investimenti per le aziende, simbolo del made in Italy. Oggi abbiamo preso un impegno concreto per il futuro del Parco”.
SALA (MARONI PRESIDENTE): "FONDI AI GESTORI DEI PARCHI PER I DANNI CAUSATI DALLA FAUNA" - Vincolare i contributi destinati ai parchi per i danni causati dalla fauna selvatica all’attuazione dei sistemi per il suo contenimento: è quanto prevede un emendamento presentato dal consigliere regionale Alessandro Sala (Gruppo “Maroni Presidente”) e inserito nel progetto di legge sulla riorganizzazione del sistema lombardo di gestione e tutela delle aree regionali protette, pdl approvato dall’Aula. "Alla luce dei contributi erogati ai gestori dei parchi regionali dal 2010 al 2014, pari a 939.667,60 euro, per i danni causati dalla fauna selvatica – spiega Alessandro Sala – e degli stanziamenti pari a 230.000 euro nel 2013 al solo Parco dell’Adamello in ragione di un accordo di collaborazione con la Regione per la prevenzione dei danni ai cinghiali e per la formazione di personale specializzato, ho presentato in Commissione un emendamento in cui chiedo che alla data del 1° gennaio 2017 vengano azzerati i contributi agli enti gestori dei parchi per danni da selvaggina. Eventuali contributi potranno essere assegnati solo se il parco attiverà tutti i mezzi di contenimento previsti dalla legge regionale 26/93. È assurdo – ribadisce il consigliere della Lista Maroni – che si eroghino tanti e tali contributi ai parchi e si chieda poi ai comitati di gestione di ATC (Ambiti territoriali di caccia) e CA (Comprensori alpini) di intervenire nella misura del 50 o addirittura dell’80% per i danni causati dai cinghiali sul libero territorio quando i parchi non mettono in atto sistemi di contenimento della fauna selvatica".
CREMONESI (SEL): "OPERAZIONE DI PICCOLO CABOTAGGIO" - “Dopo più di trent’anni dall’innovativa legge regionale che le ha istituite, questo era il momento per un riordino complessivo delle aree protette lombarde, ispirato a una visione di lunga prospettiva. Invece la maggioranza si è prodotta in un’operazione di piccolo cabotaggio che riguarda esclusivamente il rinnovo della governance, con il risultato di una grande occasione persa”. Lo dichiara Chiara Cremonesi, consigliera regionale di Sel, spiegando le ragioni del voto contrario al progetto di legge Riorganizzazione del sistema lombardo di gestione e tutela delle aree regionali e delle altre forme di tutela presenti sul territorio discusso e approvato oggi in Consiglio. “Già nel 2011, nel contrastare e fermare il provvedimento allora ribattezzato 'ammazzaparchi', avevamo chiesto l’impegno per una revisione d’insieme della materia, su un patrimonio che riguarda quasi un quarto della nostra regione. Con questa legge ci aspettavamo che finalmente si investisse sul rafforzamento dell’idea di tutela e sulla capacità di coniugarla con i temi dello sviluppo locale e della valorizzazione del territorio. Una sfida enorme, in un contesto così urbanizzato, per la politica. Una sfida che purtroppo, ancora una volta, rimane inevasa. Certo il testo recepisce alcune osservazioni del centrosinistra e delle associazioni ambientaliste, ma oltre alla pochezza complessiva della legge rimangono anche troppe ambiguità. La Regione non si assume alcun ruolo di regia nei processi di aggregazione e fusione delle aree. I Comuni si ritrovano depotenziati. E non vengono nemmeno stanziate le risorse necessarie. Senza contare come la confusione derivante da questo provvedimento a livello regionale rischi di combinarsi con gli effetti di una nuova legge nazionale, approvata nei giorni scorsi al Senato, che diminuisce i livelli di tutela e che auspichiamo possa essere modificata nel prossimo passaggio alla Camera”.
BUSI (PATTO CIVICO): "SERVIVA UNA RIFORMA COMPLESSIVA" - “Nonostante alcuni passi avanti rispetto al testo iniziale, il provvedimento mette mano soltanto alla governance del sistema in un’ottica di razionalizzazione degli enti e ottimizzazione dei costi. Serviva invece un disegno di riforma complessivo per un patrimonio inestimabile di ricchezze naturali, storiche e culturali, non solo da tutelare, ma da fruire e promuovere”. Così Michele Busi, consigliere regionale del Patto Civico, commenta il progetto di legge approvato oggi in Aula in tema di aree protette sul quale il gruppo ha espresso voto contrario. “Non solo manca un’ottica d’insieme chiara e precisa, ma nel nuovo modello di gestione dobbiamo sottolineare negativamente lo scarso coinvolgimento delle autonomie locali. Grazie anche al nostro intervento, nella versione finale sopravvivono i Plis, i Parchi locali di interesse sovracomunale, dei quali i comuni si fanno interamente carico dal punto di vista delle risorse e del personale. Ma il ruolo degli enti locali continua a essere sottostimato, anche all'interno delle nuove 9 macroaree che la legge disegna. E poi c’è il problema dell'esiguità delle risorse. Si mettono a disposizione, tra l’altro solo a partire dal 2018, 420 mila euro, una cifra sicuramente aumentata rispetto a quella originaria, ma che riteniamo del tutto inadeguata a realizzare gli scopi che il progetto di legge stesso si prefigge. A ciò bisogna aggiungere il rilevante calo che negli ultimi anni hanno avuto gli stanziamenti destinati al sistema lombardo delle aree protette: siamo infatti passati dai 12 milioni di euro del 2010 ai poco più di 8 del 2016. E per il 2017 è previsto un ulteriore e ancor più drastico calo. Queste cifre non ci convincono affatto: per salvaguardare un sistema come quello delle aree protette lombarde che vale il 25% dell'intero territorio regionale servirebbero investimenti robusti e una visione ben più coraggiosa”.