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Legnano, interrogati sindaco e vice: "Interventi limite per scelte migliori"

Legnano, interrogati sindaco e vice: "Interventi al limite per scegliere i migliori"

Il sindaco dimissionario di Legnano Gianbattista Fratus ha risposto alle domande del gip di Busto Arsizio Piera Bossi nell'interrogatorio di garanzia. Attraverso il suo legale, l'avvocato Maira Cacucci, l'ex primo cittadino leghista ha chiesto la revoca della custodia cautelare. Fratus e' agli arresti con l'accusa di avere pilotato due procedure di nomina e anche di corruzione elettorale.

"Ho agito per il bene pubblico, perche' sono in carcere?". A chiederselo, stando a quanto riferito dal suo legale, e' Maurizio Cozzi, il vicesindaco dimissionario di Legnano, detenuto nel carcere di Busto Arsizio con le accuse di turbativa d'asta e corruzione maturate nell'ambito dell'inchiesta 'Piazza pulita' che ha portato anche all'arresto del sindaco leghista Gianbattista Fratus . Il difensore, Giacomo Cozzi (solo un'omonimia, non sono parenti, ndr), ha spiegato che durante l'interrogatorio di garanzia, davanti all gip Piera Bossi, il suo assistito si e' difeso sostenendo di non avere agito ne' per se', ne' per parenti e amici e nemmeno per il suo partito, Forza Italia. "Ha risposto alle domande - ha riferito il legale - e' stato un buon interrogatorio. Dal nostro punto di vista era importantissimo fare chiarezza, fare luce e far capire ai magistrati il senso delle intercettazioni telefoniche perche' magari si stava parlando di una cosa di 10 giorni prima quando le intercettazioni non erano ancora partite, percio' bisognava contestualizzare i fatti".

"Il vicesindaco - prosegue il legale - non ha agito per sé, né per parenti e amici, e non ha agito per il partito perché queste non sono nomine politiche", ma si tratta di "interventi ai limiti delle procedure per garantire le persone migliori, questa è la verità dei fatti".

Dai brogliacci potrebbe palesarsi un "secondo livello"

La Procura di Busto Arsizio sta svolgendo accertamenti, anche attraverso l'analisi dei brogliacci, che potrebbero portare a un 'secondo livello' dell'inchiesta 'Piazza pulita', nell'ambito della quale sono stati arrestati il sindaco leghista di Legnano Gianbattista Fratus e due assessori di Forza Italia. In particolare, al centro dell'attenzione ci sono le conversazioni tra i livelli superiori dei due partiti nei giorni in cui la giunta, ai primi di marzo, rischiava il commissariamento per le dimissioni della maggior parte dei consiglieri comunali. Il pm Nadia Calcaterra ha letto con attenzione i brogliacci e ora sta svolgendo le sue verifiche, assieme al procuratore Giuseppe D'Amico. Verranno poi fatte le valutazioni su un eventuale coinvolgimento nell'inchiesta di altri politici. Al momento il numero degli indagati resta di 11. Intanto, anche questo pomeriggio in Procura, come gia' accaduto nei giorni scorsi, si e' presentata una testimone per fornire rivelazioni che potrebbero corroborare la tesi accusatoria.

Il "gran fermento" nei giorni delle dimissioni

Dai brogliacci delle conversazioni registrate dagli inquirenti emergerebbe quello che viene definito in ambienti investigativi un "un gran fermento" nei giorni delle dimissioni dei consiglieri per 'salvare' Fratus. Gli inquirenti vogliono capire se le conversazioni possano essere ritenute espressioni solo di una normale dialettica oppure contengano spunti per ipotizzare dei reati. Dopo le dimissioni dei consiglieri, il sindaco Gianbattista Fratus aveva chiesto l'intervento del difensore Civico Regionale Carlo Lio, il quale aveva nominato un "commissario ad acta" che, surrogando il primo consigliere dimissionario, aveva dato la possibilita' alla giunta di riunirsi in consiglio e poter continuare a lavorare. Per impedirlo il "Comitato Legalita' Legnano", costituito da alcuni consiglieri dimissionari, aveva presentato ricorso al Tar. Il Tribunale Regionale, non concedendo la sospensiva per il successivo consiglio comunale, aveva rinviato la decisione definitiva al prossimo 5 giugno. Poi sono arrivati gli arresti e il commissariamento seguito alla sospensione degli arrestati dalle rispettive cariche deciso dal Prefetto di Milano

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