Milano

Letture rossobrune e non conformi: Spazio Ritter e libreria Altaforte

Video inchiesta di Claudio Bernieri

Viaggio nelle librerie "non conformi" di Milano e intervista a Francesco Polacchi, fondatore di Altaforte, una "piccola Feltrinelli sovranista"

Letture rossobrune e non conformi: Spazio Ritter e libreria Altaforte

Lo scopritore in Italia di Alexandr Dugin (vero best seller  di vendite per l’editoria non conforme) ci presenta il suo salotto nascosto, a due passi dal  mitico Bar Basso. Entriamo in un cortile  anonimo  di artigianato novecentesco, occupato da un magazzino musicale: in un angolo  troviamo  una esoterica  porticina  che conduce  l’iniziato in una cantina segreta, dove i numi tutelari sono  Guenon e Evola.  Scaffali  con volumi  anti mainstream e pochissimo politicamente corretti, bandiere , gagliardetti, proclami, bandi di arruolamento  del tempo che fu  circondano una sala  dove si presentano  da anni libri  ed autori scomodi, si celebrano matrimoni e rimpatriate, si brinda e si celebra e si maledice. Siamo nel regno del rossobrunismo, la corrente politico culturale che appunto Dugin rappresenta. Cavaliere  di questa tavola rotonda  cartacea è l’editore Marco Battarra,  che  colleziona introvabili piccoli editori anti sistema e  offre ospitalità dai suoi scaffali alle  new entry, come a  una minuscola Adelphi rossobruna, la neonata casa editrice Aspis che ora ripubblica Marinetti e che ha il merito di aver fatto conoscere al lettore italiano la “quarta teorica politica” di Dugin.

Unico nel suo genere, lo Spazio Ritter si  gemella ora in provincia con  la Libreria Altaforte, fucina di culture identitarie che si oppongono al turbocapitalismo e che sfidano il pensiero unico dominante con un nutrito plotone di nuovi editori non conformi. Una piccola Feltrinelli sovranista che inquieta editor e pensatori globalisti.

 

Siamo nel  reame di una nuova stampa alternativa, in pieno rigoglio ma contestata da ultra competitor già posizionati nel magro mercato della lettura. Lettori conformisti  e non conformi – e non era mai successo- si sono trovati così quasi sul punto di fare  a cazzotti all’inaugurazione a Cernusco sul Naviglio della libreria Altaforte.  Un plotone di carabinieri in tenuta anti sommossa ha dovuto  addirittura difendere ignari  lettori curiosi dalla rissa promessa da una contestazione  ideologica di rapper antagonisti  con contorni  orwelliani di fumogeni che mal si coniugano con i jiti bibliotercari.  Comizi contrapposti di consiglieri regionale di Lega e FDI da una parte, schierati a difesa dell’editore Francesco Polacchi e della libertà di espressione, e dall’altra  del leader  dell’Osservatorio  democratico delle Nuove Destre Saverio Ferrari e di rapper dei centri sociali si sono succeduti per un intero pomeriggio; là , in via Pontida, sotto un grottesco temporale, ecco sorgere  una  improvvisata tenda a pochi passi dalle vetrine della libreria antiglobalista,  ed ecco esplodere come mortaretti  righiosi  slogan   e  infine,   vittima  del rogo mediatico, immolato al pensiero politicamente corretto, in mezzo,  il povero  scrittore toscano Emanuele Fusi che  presentava in libreria  il suo   romanzo “Tramonto ad Addis”, una love story di un militante di sinistra con una ragazza eritrea (con conseguente crisi ideologica).

A pochi passi dalle vetrine  della libreria Saverio Ferrari  recensiva il romanzo (fatto unico ed insolito )  sotto una tenda, circondato da rapper e  al megafono, con severe invettive  e tuoni da predicatore domenicano, indicandolo al pubblico  antodafè, minacce mai udite  nemmeno nel dottor Zivago o nel Nome della Rosa. Clamori , discesa dalla camionette dei carabinieri in tenuta antisommossa, fumogeni da stadio e contestazioni  feroci alle vetrine della illibata libreria. Ma perchè vietare l’apertura di un luogo di incontro culturale, con antipatici roghi da santa inquisizione? Abbiamo chiesto a Ferrari: "Non è una libreria, è un paravento di Casapound”, ci ha risposto. Il risultato? La vendetta del lettore curioso: esaurita la prima tiratura  del romanzo dell’esordiente Fusi.

Ecco dunque un viaggio privo di pregiudizi nelle proposte culturali di due luoghi diversi di fare libreria.

All’interno della libreria contestata, abbiamo incontrato l’editore Francesco Polacchi, patron di Altaforte, così si  è raccontato: “Quasi nessuno conosce veramente come sia nato nella mia testa questo progetto... Era il 2014, avevo 28 anni e lavoravo nel mondo della comunicazione. Mi viene in mente di creare un brand d'abbigliamento casual e di cercare di rivenderlo principalmente nel mercato estero. Mesi di lavoro, scelta dei capi, selezione dei modelli, creazione di una pre-campagna marketing e alla fine shooting fotografico e montaggio video.

Il primo video "non si scorda mai", indimenticabili i giorni del girato nel quartiere EUR. Un ragazzo indossa un capo di Pivert girando come un ganzo con la sua bella moto e, dopo aver lavorato tutto il giorno, va a incontrare la sua fidanzata.

Ebbene, grazie a questa trama non esattamente alla Svart Jugend, ma sicuramente ficcante per il concetto di uomo che volevamo esprimere, ci attirammo le attenzioni del mondo nerd antifascista tedesco che su Indymedia Germania (un'era geologica fa, esisteva ancora Indymedia) scrisse un papiro di quattro pagine per spiegare come Pivert fosse un brand di macisti e fasci**i proprio grazie all'individuazione degli elementi comunicativi presenti nel primo video. Fu anche il primo ad andare a scavare nelle visure camerali della Pivert rilevando come fosse registrata nello stesso indirizzo dove era registrata la società editrice del Primato Nazionale (e successivamente anche di Altaforte Edizioni) creando di conseguenza il primo "scoop" giornalistico scritto dal Fatto Quotidiano... E così gli showroom nei quali stavamo piazzando il brand, con possibilità di espansione commerciale a livelli industriali, ci hanno dato il ben servito. E allora testa bassa e pedalare...

Tutto il resto diventa storia: il giacchetto di Salvini allo stadio, l'apertura dei negozi, le inchieste di Berizzi e io apostrofato come "l'uomo dei giubbini"... La cosa che mi ha maggiormente sorpreso è che i compagni abbiano capito la "potenza" di Pivert prima e meglio di chi ci ha snobbato. Cioè la "pericolosità" l'hanno sempre compresa prima gli altri. Ma vabbè nessun problema, però oggi finalmente tutto questo viene ripagato. Il non aver mai fatto un passo indietro, il nostro non essercela mai fatta addosso nonostante tutta la merda che viene lanciata contro il brand, l'azienda e me stesso.

Probabilmente non riuscirò nel mio sogno pazzoide di lanciare un mercato parallelo, una sorta di circuito interno che prende da fuori per ridistribuire all'interno creando un circolo virtuoso. Forse non riuscirò, ma almeno qualche passo lo abbiamo creato.

Pivert, Altaforte e Primato nonostante le mille difficoltà danno lavoro a un totale di circa 40 persone. Non è molto, ma è sicuramente più di ieri e sarà meno di domani”







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