Milano

Lo stadio di Monza non sarà intitolato a Berlusconi. Sassoli: "È prevalsa la parte più oltranzista del Pd" - L'intervista

"Intitolare lo stadio a Berlusconi sarà la prima cosa che faremo quando il centrodestra tornerà a governare Monza"

di Nicolò Rubeis

Lo stadio di Monza non sarà intitolato a Berlusconi. Sassoli: "E' prevalsa la parte più oltranzista del Pd" - L'intervista

Lo stadio del Monza non sarà intitolato al suo storico presidente Silvio Berlusconi, quantomeno per il momento. La mozione presentata in Comune da Martina Sassoli, che è anche consigliera regionale, è stata ritirata dopo un'accesa discussione in Aula con la maggioranza: "Gli interventi che abbiamo ascoltato non c'entravano niente né con la mozione né con lo sport" spiega Sassoli ad Affaritaliani.it. "La parte moderata del Pd è stata travolta da quella oltranzista. I più giovani hanno messo sotto scacco il partito" racconta la consigliera, che non si dà per vinta, anche dopo il ritiro della mozione: "Intitolare lo stadio a Berlusconi sarà la prima cosa che faremo quando il centrodestra tornerà a governare Monza".

Sassoli, in Consiglio sono prevalse motivazioni politiche
Questa mozione è stata presentata il giorno della scomparsa di Berlusconi ed è stata sottoscritta da tutti i componenti del centrodestra. Il testo era stato scritto in maniera estremamente laica ed asciutta, proprio perché già immaginavo le polemiche. Il documento, in una riga, chiedeva al Comune di farsi promotore con la Prefettura per l'intitolazione dello stadio all'unico presidente che ha portato il Monza in serie A.

Non c'è stato verso di convincere il centrosinistra?
Tanti di loro vengono spesso allo stadio, condividiamo gli stessi colori. Il dialogo è naufragato quando è prevalsa la parte più oltranzista del Pd. È stata una questione generazionale: i più giovani hanno messo sotto scacco il partito. In Aula abbiamo sentito affermazioni gravi e assurde e per questo la cosa migliore da fare, in un clima non di pacifica dialettica, era quella di ritirare la mozione.

Il senatore Adriano Galliani ha fatto sapere che Fininvest valuterà come rispondere a certe affermazioni fatte in Consiglio.
Fininvest saprà benissimo cosa fare. Resta il fatto che in Aula sono volate parole estreme. Si è parlato di Berlusconi come un pregiudicato e di Fininvest che ha finanziato la mafia. Avevo le orecchie che mi sanguinavano. Ognuno si prende la responsabilità di ciò che dice, soprattutto in un'Aula istituzionale. Si sono appigliati a degli stralci giudiziari che non hanno trovato conferma in sede processuale. E trovo ridondante che lo abbiano fatto persone che non erano nemmeno maggiorenni quando si celebravano quei processi. L'odio non potrà mai cancellare quello che ha fatto Berlusconi ma ciò che lascia politicamente basiti è il silenzio del sindaco Paolo Pilotto.

Il consigliere Paolo Piffer ha proposto che sia la città a decidere, magari con un referendum. Cosa ne pensa?
Anche se non ha firmato la mozione, gli riconosco grande onestà intellettuale. Piffer si è sempre dichiarato favorevole al fatto che fosse la città a esprimersi. Ma i referendum non si fanno a livello nazionale e regionale, figuriamoci a livello cittadino. Mi è comunque piaciuta la sua intenzione: oltre al sentimento di riconoscenza che ha la comunità verso Berlusconi, da quando il Monza è in serie A è cambiata in meglio anche la città, da sempre considerata ricca ma molto provinciale.

Lei è una sfegatata tifosa del Monza. La squadra è ultima in classifica e sta vivendo il suo momento peggiore da quando è in serie A. La cessione di una delle quote societarie può essere una soluzione?
Una parte della tifoseria si sente abbandonata dalla famiglia Berlusconi, quello del loro disimpegno è un tema forte in città. Le cronache calcistiche ci dicono che oggi, senza un partner straniero, si fa molta difficoltà. Ci sono stati degli ammiccamenti da parte di alcuni fondi, che portano con sé sempre anche una speculazione. Metterebbero sicuramente delle risorse, che a noi servono, ma chiederebbero anche qualcosa in cambio. Il patron all'italiana, o meglio alla Berlusconi, porta soldi e cuore. Oggi al Monza servirebbe questo: un investitore forte che sia anche un qualcuno che ci crede. Berlusconi, se la squadra perdeva, scendeva nello spogliatoio a motivare. Al momento serve qualcuno che possa ridare ancora la carica.

Galliani ha anche scritto una lettera ai giocatori: chi non crede alla salvezza se ne può anche andare…
Sono molto titubante. La squadra, contestata anche da parte della curva, è in un momento di grave difficoltà psicologica. Non sono convinta che questo sia l'approccio giusto nei confronti di un gruppo già demotivato. Io comunque non me la sento di dare la colpa ai giocatori. Quello che manca è un orizzonte. Per usare le parole di Berlusconi, quello che manca è un sogno.







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