Milano

Lombardia/ De Biasio (Arexpo): "Roadshow per costruire la terra dei Nobel"

Igor De Biasio, quarantenne milanese, è amministratore delegato di Arexpo da due mesi. L'intervista

di Fabio Massa

"Mi aspetto nei prossimi anni che da Mind, il progetto lanciato da Arexpo, esca magari un premio Nobel. Ma per costruire questo luogo di ricerca e innovazione abbiamo bisogno che l'Italia faccia davvero sistema. E che si apra al mondo: per questo inizieremo un roadshow per far conoscere Mind". Igor De Biasio, in una intervista con Affaritaliani.it Milano, è tutto qui. Frasi dette con tono tranquillo, non rassegnato. Ma ambiziose. Quarantenne, milanese, è amministratore delegato di Arexpo da due mesi.

Iniziamo dallo stato dell'arte.
Abbiamo completato la fase uno del progetto Mind che si basava su quelle che noi chiamiamo "ancore".

Ancore?
Il Galeazzi che stanno costruendo e che per fine 2021 sarà pronto. C'è una parte di Human Technopole, dove tra poco consegnamo Palazzo Italia e procediamo a strutturare i laboratori. Poi c'è la parte della Statale di Milano.

Criticità da questo punto di vista?
Assolutamente no. La Statale sta procedendo e ne siamo molto felici.

Quindi fase uno chiusa. E adesso?
Adesso deve partire la fase due. La parte privata ha il suo calcio d'inizio con l'adozione del Pii che ci aspettiamo a settimane, a cui seguirà la firma della convenzione. Là inizia tutta la fase due. Questa sarà sviluppata da Lendlease, e porterà Mind ad essere operativa già l'anno prossimo con il Mindvillage. Noi non aspettiamo che tutta l'area sia completata, ma a seguito dei bandi di gara che sono stati completati e di tutte le idee raccolte, andremo a sviluppare nell'area dei cluster e delle stecche le prime aziende che vivranno nel Mind Village. La città del futuro apre già da subito. Le aziende che hanno fatto richiesta di venire sono al top dei loro settori: Bosch, Cisco, Eni, Mapei... Sono molte, le migliori.

Lei è arrivato da un paio di mesi circa. Questo è un progetto enorme. Umanamente è difficile approcciarsi a un progetto del genere. Come sta procedendo in questa prima fase del lavoro?
Diciamo che la prima cosa di fronte a un progetto così è capire il solco che hanno lasciato quelli che ti hanno preceduto. E qui devo dire che il solco era ben fatto. Già il concetto di Arexpo come società prevalentemente pubblica che unisce il privato che vuole investire nel dialogo con il pubblico, che ha le sue complicazioni burocratiche, mi sembra geniale. Pensare Arexpo come ponte, è stato geniale. Si è trovata una soluzione che consente di attirare gli investimenti privati ma seguendo le regole della burocrazia italiana. Il solco dunque che ho trovato era già ben fatto e seminato.

Quindi ora che cosa si fa? Qual è l'agenda?
Ora bisogna far conoscere al mondo questo progetto. Anzi, per dirla tutta: prima dobbiamo farlo conoscere in Italia. Dobbiamo far sapere a tutti che a Milano verrà realizzato un parco scientifico di innovazione che è ai livelli dei migliori nel mondo. Qui non si sta parlando di un'eccellenza italiana o europea. Qui si sta parlando di un punto di eccellenza mondiale. Il secondo step è di farlo conoscere al mondo.

Ipotizzate un road show?
Più che ipotizzarlo direi che ci stiamo già lavorando concretamente. Nel senso che questo progetto dovrà essere raccontato insieme alle ambasciate italiane in tutto il mondo. Bisogna far conto che già ad oggi abbiamo accordi con Leandlease con tutte le più grandi università americane: Stanford, Berkeley, Mit e molte altre. Vogliamo portare qui da noi i progetti americani e far diventare Mind una porta di accesso per gli americani in Europa. Ma anche perché le nostre startup possano già rapportarsi con l'America. Sicuramente dunque vorremo il roadshow e useremo il ministero degli Esteri, l'ICE, il Comune di Milano e Regione Lombardia per far conoscere questo progetto.

Il rapporto con Lendlease è buono?
Ottimo. Il loro successo è il nostro successo. Siamo tutti tesi a fare bene.

Se dovesse trovare un punto di criticità, un nodo da sciogliere, quale individuerebbe?
Secondo me un nodo da sciogliere è la capacità dell'Italia di fare sistema. Questo è un progetto che deve saper superare i confini locali e deve vedere Comune, Regione e Italia per valorizzarlo nel mondo. A volte l'Italia non valorizza le proprie eccellenze perché ci si divide tra guelfi e ghibellini. Abbiamo questo retaggio nefasto, e non si fa sistema. La forza di questo progetto, se davvero vogliamo portarlo ad essere una eccellenza mondiale, deve essere la capacità di fare sistema.

Arexpo è una azienda partecipata dal Mef e dalle istituzioni locali (Comune di Milano, Regione, Fondazione Fiera). Com'è il rapporto con loro?
Tutti ci credono. Tutti credono in un progetto che vedono come una perla. Aree da un milione di metri quadrati, che hanno questi valori non solo economici ma sociali, credo ce ne siano pochissime. Tutti hanno presente che il successo nostro è il successo loro.

L'adozione del Pii la preoccupa?
Diciamo che l'adozione del Pii è una condizione necessaria. Senza Pii non c'è il progetto. Non credo però che ci saranno problemi. Stiamo lavorando assieme perché l'ok arrivi nelle prossime settimane.

Quando finirà il progetto Mind?
Mai. Il progetto non finisce mai, perché quando terminerà l'edificazione, poi continerà la gestione e l'elaborazione successiva delle funzioni. Continueremo a fare i direttori d'orchestra di questa realtà. Stiamo parlando di una città di medie dimensioni: nel giro di una decina d'anni stimiamo che qui ci saranno 60mila persone.

Curiosità: alcuni padiglioni di Expo ci sono, e si vedono dall'autostrada. Quando verranno demoliti?
Tutti i padiglioni sono stati dismessi tranne la Polonia e il Nepal. I cluster che sono rimasti erano quelli di proprietà di Expo, che Expo aveva costruito per i paesi che non potevano permetterselo. Questi cluster quando si avvierà la costruzione delle nuove edificazioni, verranno via via demoliti. Alcuni, invece, diventeranno dopo ristrutturazione parte del Mind Village.

C'è poi la parte di manifestazioni.
L'area è viva e continuerà ad essere viva. Stiamo parlando di un milione di persone arrivate dalla fine di Expo ad oggi. Continueremo a far fare e fare eventi qui. Ma mi faccia dire un'ultima cosa...

Prego.
Da italiano, da lombardo e da milanese io vorrei che da qui escano centinaia di brevetti, aziende. E perché no: magari negli anni a venire, anche un nobel. Me lo aspetto, dobbiamo coltivare queste ambizioni e fare tutti sistema per quest'area.

fabio.massa@affaritaliani.it







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